Roma, 6 giugno – Il mondo della birra in Italia ha mosso circa 92 miliardi di euro negli ultimi dieci anni, con un giro d’affari che supera i 10 miliardi solo nel 2024. A dirlo è l’ultimo studio dell’Osservatorio Birra, realizzato con Althesys Strategic Consultants e presentato questa mattina al Senato, in occasione dei dieci anni di Fondazione Birra Moretti. A illustrare i numeri è stato Alessandro Marangoni, amministratore delegato di Althesys, che ha evidenziato come tutta la filiera sia diventata uno dei principali motori di valore condiviso per il Paese.
La filiera della birra: un’economia che coinvolge tutti
Marangoni ha spiegato che la forza del settore sta nel fatto che coinvolge tutta la catena produttiva, dall’agricoltura alla produzione, fino a chi consuma la birra. “Questo è un comparto che – ha detto – produce effetti economici importanti e duraturi, non solo per chi lavora direttamente nella produzione, ma anche per chi si occupa di materie prime, trasporti, distribuzione e servizi collegati”. Nel 2024 il valore complessivo supera i 10 miliardi di euro, ma dietro a questi numeri ci sono aziende agricole, stabilimenti sparsi tra Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e non solo, così come bar e ristoranti che ogni giorno servono milioni di persone.
Lavoro e territorio: la birra che crea occupazione
Il rapporto mette in luce anche l’impatto sull’occupazione. Secondo quanto presentato a Palazzo Madama, il settore sostiene decine di migliaia di posti di lavoro diretti e indiretti. “La birra – ha ricordato Marangoni – è un prodotto che tocca territori diversi: dal piccolo produttore agricolo al grande stabilimento industriale, fino ai locali che animano le città e i paesi”. L’effetto si sente anche nelle economie locali. In alcune province del Nord-Est, per esempio, la presenza di birrifici artigianali ha dato vita a nuove imprese e iniziative turistiche legate al mondo della birra.
Crescita e tenacia in un settore in movimento
Nonostante le difficoltà degli ultimi anni, dalla pandemia al caro energia, il settore ha dimostrato una buona capacità di resistere e adattarsi. “La filiera birraria italiana – ha spiegato ancora Marangoni – ha reagito alle crisi investendo in innovazione e sostenibilità”. Lo studio mostra come negli ultimi cinque anni siano cresciuti gli investimenti in tecnologie più verdi e in processi più efficienti. Un dato curioso riguarda i microbirrifici: nel 2014 erano poco più di 500, oggi superano quota 900, secondo Unionbirrai. Il mercato resta però molto competitivo: i grandi gruppi spingono l’export, mentre le realtà artigianali puntano tutto sulla qualità e sul legame con il territorio.
Birra e italiani: consumi in crescita e nuovi gusti
Il consumo medio di birra in Italia si aggira intorno ai 35 litri a persona all’anno, stando agli ultimi dati Istat. È ancora poco rispetto a Germania o Regno Unito, ma la tendenza è in crescita. “Negli ultimi dieci anni – ha osservato Marangoni – la birra ha smesso di essere solo una bevanda estiva o da pub: è diventata una presenza fissa sulle tavole degli italiani”. Cambiano anche i gusti: cresce l’interesse per birre locali, biologiche o con meno alcol. Nei supermercati di Roma e Milano, per esempio, si vedono sempre più etichette regionali e prodotti artigianali.
Il futuro della birra italiana: sfide e opportunità
Guardando avanti, il settore dovrà fare i conti con sfide importanti: dalla pressione fiscale ai costi delle materie prime, fino alla necessità di continuare a rinnovarsi per seguire le abitudini dei consumatori. “La birra italiana – ha concluso Marangoni – ha tutte le carte in regola per andare avanti, ma servirà attenzione al mercato internazionale e capacità di fare sistema”. Nei prossimi mesi, Fondazione Birra Moretti lancerà nuovi progetti per sostenere la formazione dei giovani e diffondere la cultura della birra nel Paese. Solo allora si potrà capire se la crescita degli ultimi dieci anni potrà continuare in modo solido.
 
 