Cardoni di Federmanager: investire in industria, macchine e competenze per il futuro delle imprese

Cardoni di Federmanager: investire in industria, macchine e competenze per il futuro delle imprese

Cardoni di Federmanager: investire in industria, macchine e competenze per il futuro delle imprese

Matteo Rigamonti

Ottobre 31, 2025

Milano, 7 giugno 2024 – «Ci vuole una visione chiara per il futuro del Paese. E secondo noi, bisogna puntare su ciò che ha fatto grande l’Italia: il celebre Made in Italy, quel marchio che ci ha resi famosi in tutto il mondo». Lo ha detto senza mezzi termini Mario Cardoni, direttore generale di Federmanager, durante il suo intervento all’assemblea per gli 80 anni della Federazione, riunita oggi a Milano.

Un momento di festa, certo, ma anche di riflessione concreta. In sala, 25 tra le più importanti aziende italiane, pronte a legare il loro nome a un evento che guarda dritto al domani.

Competenza manageriale: l’ingrediente che manca

Cardoni è andato subito al sodo: «Serve investire, ma non solo in macchinari, come si sta discutendo nella prossima legge di bilancio». Ai giornalisti presenti ha spiegato che «bisogna puntare forte anche sulle competenze». Una battuta che ha ripetuto più volte durante la mattina.

I dati parlano chiaro: solo il 5% delle imprese italiane è davvero “managerializzata”, cioè ha una struttura organizzata e guidata in modo professionale.

«Abbiamo bisogno di più imprese con una vera gestione manageriale», ha ribadito Cardoni. «Le macchine da sole non bastano a far crescere il valore. Serve una struttura organizzata». E i numeri confermano: le aziende con una governance manageriale solida crescono in media il 20% in più rispetto a quelle familiari o meno strutturate.

Made in Italy e innovazione: la sfida da vincere

Il tema del Made in Italy è tornato spesso nel corso dell’assemblea. Non solo come marchio, ma come vero punto di forza per il futuro industriale del Paese. «Qui ci sono 25 delle nostre eccellenze più importanti a livello globale», ha ricordato Cardoni.

Tra loro, nomi famosi dell’automotive, della meccanica di precisione, dell’agroalimentare e della moda. Aziende che hanno saputo unire tradizione e innovazione, investendo in ricerca e formazione.

«Il nostro tessuto produttivo si basa su competenze tecniche e capacità di adattarsi», ha spiegato ancora. «Ma senza una visione comune rischiamo di perdere terreno rispetto agli avversari internazionali». Un richiamo importante, in un momento delicato per l’industria italiana, alle prese con la digitalizzazione e la sostenibilità.

Fisco e Stato: le richieste al governo

Non solo industria e formazione. Cardoni ha toccato anche il tema della fiscalità e del rapporto tra imprese e pubblica amministrazione.

«Serve uno Stato più snello», ha detto. «Con una pressione fiscale meno pesante e distribuita meglio». Il riferimento è chiaro: la pressione fiscale resta uno degli ostacoli più grandi per la crescita delle aziende italiane.

«L’evasione è un problema serio», ha ammesso. «Complica anche i servizi pubblici, come la sanità, e potremmo avere problemi seri anche sul fronte pensioni». Secondo il Ministero dell’Economia, l’evasione fiscale in Italia si aggira ancora intorno ai 90 miliardi di euro all’anno. Una cifra che pesa sulle casse dello Stato e limita gli investimenti nei settori chiave.

Il futuro del sistema Italia

L’assemblea per gli 80 anni di Federmanager si è chiusa con un appello alla responsabilità di tutti. «Solo puntando su una managerialità diffusa e su investimenti mirati – ha concluso Cardoni – potremo dare al Paese una crescita solida e duratura». Un messaggio accolto da chi era in sala, tra cui rappresentanti delle istituzioni locali e nazionali.

Ora la sfida è trasformare queste parole in fatti. Il prossimo appuntamento sarà la discussione sulla legge di bilancio: lì si capirà se le richieste degli industriali avranno ascolto. Nel frattempo, il Made in Italy resta il punto fermo da cui ripartire. Con le sue eccellenze, ma anche con le sue fragilità da colmare.