Genova, 21 giugno 2024 – Dopo quasi trent’anni di indagini, silenzi e attese, la procura di Genova ha chiesto l’ergastolo per Anna Lucia Cecere, accusata dell’omicidio di Nada Cella, la giovane segretaria di 25 anni uccisa il 6 maggio 1996 in via Marsala a Chiavari. La richiesta è stata presentata oggi durante l’udienza davanti alla Corte d’Assise, segnando una svolta in una delle vicende giudiziarie più lunghe e intricate della Liguria. Per Marco Soracco, il commercialista per cui lavorava la vittima, la procura ha chiesto quattro anni di carcere per favoreggiamento: avrebbe saputo fin dall’inizio chi fosse l’assassina, ma avrebbe scelto di tacere.
“Indole instabile e rabbiosa”: la ricostruzione della procura
Durante la requisitoria, la pm Gabriella Dotto ha dipinto Anna Lucia Cecere, oggi 57enne, come una donna con una sorta di “lucida follia”. Secondo l’accusa, Cecere avrebbe agito d’impulso, incapace di controllare una rabbia che – ha detto la pm – “si sposa perfettamente con il delitto”. Una vera e propria esplosione di ira riversata su Nada Cella, diventata per lei il “pretesto per sfogare questa follia”. Un quadro confermato anche dalle testimonianze raccolte nel corso del processo.
Ad aprile, in aula, il fratello di Cecere, Maurizio, aveva raccontato: “È sempre stata una persona irascibile, si arrabbiava se la contraddicevi”. Un carattere difficile, che ha trovato conferma anche nell’ex fidanzato, Adelmo Roda, sentito lo stesso giorno. Roda ha descritto Cecere come “possessiva e gelosa”, difficile da calmare quando si infuriava. Per la procura, questi tratti aiutano a spiegare come sono andate le cose quella mattina.
Marco Soracco, il silenzio che pesa
Al centro dell’inchiesta c’è anche la figura di Marco Soracco, il commercialista per cui lavorava Nada Cella. Secondo gli inquirenti, Soracco avrebbe avuto paura di Cecere e della sua instabilità. “Ha capito quanto fosse pericolosa”, ha sottolineato la pm Dotto. Per questo, avrebbe scelto di non dire ciò che sapeva sull’identità dell’assassina.
La procura lo indica come “il principale responsabile dell’impunità di Cecere”, rimarcando come il suo silenzio abbia bloccato le indagini per quasi trent’anni. Soracco ha sempre negato queste accuse, ma il suo ruolo resta al centro del processo.
La svolta del 2021: il lavoro della criminologa
La svolta è arrivata solo nel 2021, grazie all’intervento della criminologa Antonella Pesce Delfino. Dopo anni di archiviazioni e piste senza esito, la specialista ha trovato nuovi elementi che hanno spinto la procura a riaprire il caso. Da allora, il delitto di Nada Cella è tornato sotto i riflettori della cronaca giudiziaria ligure.
Fonti investigative parlano di alcune discrepanze nelle testimonianze raccolte all’epoca e di nuovi riscontri tecnici su tracce biologiche. Questi elementi hanno portato all’iscrizione di Cecere nel registro degli indagati e al rinvio a giudizio.
Un processo atteso da decenni
L’omicidio di Nada Cella aveva sconvolto Chiavari e tutta la regione. La giovane segretaria era stata trovata morta nel suo ufficio in via Marsala poco dopo le 8 del mattino. Da allora, familiari e amici hanno aspettato risposte che sembravano non arrivare mai. Solo nel 2021, a 25 anni dai fatti, la riapertura delle indagini aveva riacceso la speranza di giustizia.
Oggi, con la richiesta di ergastolo per Cecere e quattro anni per Soracco, il processo entra nelle sue fasi decisive. La difesa ha già annunciato battaglia: “Anna Lucia è innocente”, ha ribadito il suo avvocato uscendo dall’aula. La sentenza è attesa nelle prossime settimane.
Attesa e dolore fuori dal tribunale
Fuori dal tribunale di Genova, pochi parenti e amici di Nada Cella hanno seguito l’udienza in silenzio. “Non ci siamo mai arresi”, ha detto una cugina della vittima poco dopo la richiesta della procura. Il padre di Nada non era presente in aula. “Troppo dolore”, hanno spiegato chi gli è vicino.
A Chiavari, la città resta in attesa. Dopo 29 anni, la speranza è che questa volta si possa finalmente arrivare a una verità definitiva.
 
 