Roma, 6 giugno 2024 – Una finta escort, annunci online e una trappola studiata nei minimi dettagli: è questo il meccanismo con cui, secondo la Procura di Roma, decine di uomini sono stati derubati in un appartamento al Collatino, alla periferia est della capitale. Gli incontri, presi tramite siti specializzati, si trasformavano in pochi minuti in scene di violenza e paura. Dietro la porta, nascosti tra armadi e stanze vicine, due complici pronti a colpire. Il copione, dicono gli investigatori, era sempre lo stesso.
La truffa che si ripeteva: appuntamenti finiti in violenza
Le indagini guidate dal pm Antonio Verdi hanno smascherato una banda che agiva con precisione quasi meccanica. Gli annunci, pubblicati su portali di incontri, promettevano appuntamenti riservati con una giovane donna. La voce al telefono – gentile, rassicurante – dava appuntamento e indirizzo: un appartamento anonimo in via del Collatino. Le vittime arrivavano spesso nel tardo pomeriggio, tra le 17 e le 21, consegnavano il denaro pattuito e si preparavano all’incontro.
Ma proprio quando erano senza difese, senza vestiti, scattava la trappola. Un uomo sbucava dalla stanza accanto o da dietro un armadio, urlando: «Che ci fai qui? Non ti vergogni?». Fingendosi il marito geloso, minacciava i clienti con calci, pugni e, in alcuni casi, un coltello. Le vittime venivano costrette a lasciare tutto: abiti, portafogli, telefoni. Alcuni sono stati derubati persino dell’auto o di altri oggetti di valore. «Non ho avuto il coraggio di reagire», ha raccontato uno di loro agli agenti del commissariato Prenestino.
Denunce, indagini e prime condanne
La storia è venuta a galla grazie alle denunce di alcune vittime che, superato l’imbarazzo, si sono rivolte alla polizia. Gli investigatori hanno ricostruito almeno una decina di episodi simili avvenuti tra il 2022 e il 2023. La Procura di Roma ha accusato i tre membri del gruppo di rapina aggravata e lesioni personali.
Due degli imputati – la donna che faceva la finta escort e uno dei complici – hanno scelto il rito abbreviato. Sono stati condannati a 3 e 4 anni di carcere. Il terzo uomo affronterà il processo con rito ordinario nelle prossime settimane. Secondo gli inquirenti, la banda non si sarebbe limitata a queste rapine legate agli incontri.
Altri colpi: farmacista derubato e falsi controlli antidroga
Nel fascicolo ci sono anche altri episodi. Tra questi, una rapina ai danni di un farmacista di Casal Bruciato: i malviventi avrebbero agito allo stesso modo, minacciando la vittima con un coltello per farsi consegnare l’incasso. In almeno due casi – secondo gli atti – i complici si sono finti poliziotti durante falsi controlli antidroga per fermare e derubare automobilisti e passanti.
Tra le vittime anche un tassista romano, costretto sotto minaccia a offrire una corsa gratuita e a consegnare il denaro che aveva con sé. «Mi hanno fermato vicino a via Tiburtina – ha raccontato agli agenti – sembravano nervosi, uno aveva una pistola». Gli investigatori hanno raccolto testimonianze e immagini delle telecamere di sorveglianza della zona.
La paura delle vittime e il monito della polizia
Molti di quelli coinvolti hanno preferito non denunciare, per paura o vergogna. Solo una parte si è presentata in commissariato dopo i fatti. «Non volevo che la mia famiglia lo sapesse», ha confessato un impiegato di 42 anni che è stato rapinato a marzo dello scorso anno.
Gli inquirenti lanciano l’allarme: «Chi risponde ad annunci online deve fare molta attenzione», ha detto un funzionario della squadra mobile. La vicenda del Collatino mette in luce i rischi legati agli incontri presi su internet e le nuove forme di criminalità che colpiscono chi si trova in situazioni di vulnerabilità.
Le indagini continuano per capire se la banda abbia agito anche in altre zone della città. Intanto, la sentenza del tribunale rappresenta un primo passo in una storia che ha scosso il quartiere, lasciando dietro di sé una scia di paura e silenzio.
 
 