Roma, 21 giugno – Il professor Paolo Maria Rossini, alla guida del Dipartimento di Neuroscienze e Neuroriabilitazione dell’Irccs San Raffaele di Roma, ha ricevuto oggi il Premio “Energie per Roma – Salute”. La cerimonia si è tenuta nel tardo pomeriggio allo Spazio Europa, sede italiana del Parlamento Europeo, davanti a una platea di colleghi, rappresentanti istituzionali e studenti. L’evento, promosso dal Centro Europeo di Studi Culturali e sostenuto dall’Ordine dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri di Roma, ha voluto premiare il contributo di Rossini alla sanità pubblica e alla ricerca neurologica.
Un premio per chi mette la salute al primo posto
Nel discorso ufficiale, poco dopo le 18, si è sottolineato come il riconoscimento sia andato a Rossini “per la straordinaria dedizione, la visione e la capacità di guida nel campo della sanità e della salute pubblica”. Il neurologo, nato nel 1954, è stato definito “un esempio di passione, professionalità e competenza”, capace di migliorare i servizi e il benessere della comunità romana. La commissione ha inoltre evidenziato il suo ruolo nel valorizzare l’immagine scientifica e assistenziale delle principali strutture universitarie e ospedaliere italiane, con un’attenzione particolare all’Istituto di Ricovero e Cura San Raffaele di Roma.
Tra ricerca e innovazione: il percorso di Rossini
Paolo Maria Rossini è considerato uno dei neurologi italiani più noti a livello internazionale. Secondo la classifica della Stanford University, è tra i ricercatori più citati nel mondo nel suo campo. Il suo lavoro si concentra soprattutto sulle malattie neurodegenerative, con un focus particolare sull’Alzheimer. Negli ultimi decenni ha guidato studi innovativi sulle tecniche neurofisiologiche applicate al sistema nervoso centrale umano. “La diagnosi precoce è fondamentale – ha spiegato Rossini in un breve intervento – perché permette di intervenire prima che i danni diventino irreversibili”.
Progetti all’avanguardia: Interceptor e Ai-Mind
Tra i progetti più importanti che coordina c’è Interceptor, sostenuto dal Ministero della Salute e dall’Agenzia Italiana del Farmaco. Si tratta di un modello predittivo che individua con grande precisione chi, tra chi presenta un declino cognitivo lieve, rischia di sviluppare una demenza. “Abbiamo lavorato anni per creare uno strumento affidabile – ha raccontato Rossini ai giornalisti – che aiuti i medici nel lavoro di tutti i giorni”.
Non meno interessante il progetto europeo Ai-Mind, che mira a sviluppare strumenti decisionali basati sull’intelligenza artificiale per riconoscere presto chi è a rischio di malattie neurodegenerative. L’approccio combina indagini neurofisiologiche, neuropsicologiche e genetiche. “L’intelligenza artificiale non sostituisce il medico – ha chiarito Rossini – ma può diventare un alleato prezioso nella diagnosi”.
La cerimonia allo Spazio Europa: un momento di festa
La sala dello Spazio Europa era carica di emozione. Tra i presenti, rappresentanti dell’Ordine dei Medici, docenti universitari e giovani ricercatori. Marco Rossi Doria, presidente del Centro Europeo di Studi Culturali, ha ricordato come “la ricerca medica sia un bene comune” e come figure come Rossini aiutino a tenere vivo il legame tra scienza e società.
Alla fine della cerimonia, il professor Rossini ha voluto dedicare il premio “ai miei pazienti, alla mia famiglia, ai miei collaboratori e al mio Istituto di ricerca e assistenza”. Poi ha aggiunto una riflessione personale: “Sono questi gli ingredienti che, in cinquant’anni di lavoro, mi hanno spinto sempre a vedere la cura come un servizio a chi soffre e a cercare con curiosità soluzioni nuove per diagnosi, terapie e riabilitazione delle malattie neurologiche”.
Un impatto che supera i confini italiani
Il lavoro di Rossini, apprezzato anche all’estero, ha dato slancio alla reputazione della ricerca italiana in neurologia. Secondo dati dell’Irccs San Raffaele, negli ultimi cinque anni ha coordinato più di 200 pubblicazioni scientifiche, molte delle quali su riviste internazionali come “Brain” e “The Lancet Neurology”. Un impegno che, come ha ricordato lo stesso Rossini, “non si ferma con un premio”, ma continua ogni giorno tra laboratori e ospedali.
Tra applausi discreti e strette di mano, si è respirata la gratitudine di una comunità scientifica che guarda avanti senza dimenticare le proprie radici. Ed è proprio su questo equilibrio — tra innovazione e attenzione al paziente — che si giocherà la sfida della neurologia italiana nei prossimi anni.
 
 