Scoperta straordinaria: un antico dinosauro sulle Ande svela i segreti del passato

Scoperta straordinaria: un antico dinosauro sulle Ande svela i segreti del passato

Scoperta straordinaria: un antico dinosauro sulle Ande svela i segreti del passato

Matteo Rigamonti

Ottobre 31, 2025

Buenos Aires, 13 giugno 2024 – A oltre 3.000 metri di quota, tra le impervie Ande argentine, è stato scoperto uno dei più antichi dinosauri erbivori mai trovati: si chiama Huayracursor jaguensis e risale a circa 230 milioni di anni fa, nel cuore del Triassico superiore. La notizia, arrivata dai paleontologi del Consiglio nazionale delle ricerche argentino (CONICET) e pubblicata su Nature, apre nuovi scenari sulle origini dei grandi dinosauri dal collo lungo.

Un fossile quasi intatto sulle montagne

La scoperta è avvenuta nella Quebrada de Santo Domingo, provincia di La Rioja, una zona già nota per resti fossili del Triassico. Qui, in un angolo remoto e spazzato dal vento, il gruppo guidato da Martín Hechenleitner ha portato alla luce uno scheletro quasi completo: parte del cranio, la colonna vertebrale fino alla coda, arti anteriori e posteriori ben conservati. “È raro trovare fossili così integri a queste altitudini”, racconta Hechenleitner, che da anni studia la fauna antica delle Ande.

Le prime analisi dicono che l’Huayracursor jaguensis non era un gigante: lungo circa due metri, pesava intorno ai 18 chili. Un “piccolo” rispetto ai colossi che sarebbero arrivati milioni di anni dopo, ma già con alcune caratteristiche importanti.

Un antenato dei giganti dal collo lungo

Questo dinosauro, appartenente ai sauropodomorfi primitivi, fa parte di una linea evolutiva che ha portato, molto più tardi, a mostri come l’Argentinosaurus e il Patagotitan. Già nel Triassico superiore, però, Huayracursor mostrava un collo sorprendentemente allungato e dimensioni più grandi rispetto agli erbivori della sua epoca. “Queste due caratteristiche si presentano insieme molto prima di quanto pensassimo. È un dato che cambia la nostra idea sull’evoluzione di questi dinosauri”, spiega Hechenleitner.

Il nome del dinosauro unisce il termine quechua per vento, “huayra”, alla zona in cui è stato trovato. Un omaggio alle condizioni dure in cui il fossile è stato scoperto: freddo intenso, aria rarefatta, sentieri difficili.

Uno sguardo sul Triassico superiore

Il tempo in cui viveva Huayracursor jaguensis era segnato da grandi cambiamenti negli ecosistemi. Secondo gli esperti del CONICET, in quegli anni facevano la loro comparsa i primi veri dinosauri e gli antenati dei mammiferi. La Quebrada de Santo Domingo, negli ultimi dieci anni, ha restituito molti resti di animali di quel periodo: non solo dinosauri, ma anche rettili antichi e pesci fossili.

Questo nuovo fossile, grazie al suo stato di conservazione, aiuterà gli studiosi a ricostruire con più precisione le tappe dell’evoluzione dei sauropodomorfi. “Sarà un punto di riferimento per chi studia l’origine dei grandi erbivori preistorici”, dice Hechenleitner.

La paleontologia sudamericana sotto i riflettori

La scoperta di Huayracursor jaguensis conferma quanto le Ande argentine siano fondamentali per capire la preistoria. Qui, in passato, sono stati trovati alcuni dei dinosauri più antichi conosciuti. Gli scavi nella Quebrada de Santo Domingo continueranno nei prossimi mesi: i paleontologi sperano di trovare altri esemplari o resti che possano chiarire meglio la biodiversità di quel periodo.

Lo studio pubblicato su Nature sottolinea come la presenza contemporanea di collo lungo e dimensioni maggiori rispetto agli altri dinosauri suggerisca che l’evoluzione dei sauropodomorfi sia stata più veloce e complessa di quanto si pensasse. Un elemento che potrebbe far rivedere alcune teorie sulle origini dei grandi erbivori.

Un tassello prezioso per la storia della vita

In attesa di nuovi ritrovamenti e approfondimenti, il piccolo Huayracursor jaguensis si guadagna un posto di rilievo nella paleontologia sudamericana. Il suo scheletro sarà mostrato al pubblico nei prossimi mesi nel museo paleontologico locale, mentre i ricercatori continueranno a studiarlo con attenzione. “Abbiamo ancora molto da imparare da questi fossili. Ogni scoperta ci avvicina un po’ di più a capire come era la vita sulla Terra milioni di anni fa”, conclude Hechenleitner.