Philadelphia, 13 giugno 2024 – Un team di ricercatori dell’Università della Pennsylvania, guidato da Deepro Banerjee, ha scoperto 13 geni comuni legati all’obesità e a malattie come il diabete di tipo 2 e problemi cardiaci. L’indagine ha coinvolto i dati genetici di circa 835mila persone provenienti da Africa, Europa, America e Asia. Lo studio, pubblicato su Nature Communications, mette in luce come analizzare grandi numeri e popolazioni diverse possa far emergere varianti genetiche spesso ignorate quando si guarda solo a singoli gruppi etnici.
Obesità sotto la lente globale
Per arrivare a questi risultati, il gruppo ha confrontato i dati di 450mila persone della UK Biobank – un enorme archivio biomedico britannico, per lo più europeo – con quelli di circa 385mila adulti del programma statunitense All of Us, che invece raccoglie una varietà più ampia di etnie. “Volevamo capire se esistono geni che influenzano l’obesità in modo simile in tutto il mondo”, ha spiegato Banerjee. Solo così, ha aggiunto, “si possono scoprire i fattori di rischio comuni e quelli specifici”.
Gli scienziati hanno valutato l’effetto di varianti genetiche rare sull’indice di massa corporea (BMI), usato per misurare l’obesità. Il risultato? Tredici geni aumentano significativamente il rischio di obesità grave, con un’incidenza tre volte superiore alla media, in tutte le popolazioni prese in esame.
Cinque geni mai visti prima
Tra questi 13 geni, ben cinque sono una novità assoluta per quanto riguarda l’obesità. Secondo lo studio, questi nuovi geni – così come quelli già noti – si attivano soprattutto nel cervello e nel tessuto adiposo. “Significa che i meccanismi biologici dietro l’obesità sono più complicati di quanto pensassimo”, ha commentato uno degli autori. La scoperta apre la strada a nuove ricerche: “Potremmo arrivare a terapie più precise”, ha detto Banerjee.
I ricercatori hanno notato anche che molti di questi geni sono coinvolti in altre malattie, come il diabete e l’ipertensione. Questo spiega perché spesso l’obesità viene accompagnata da problemi di salute gravi. “Non è solo una questione di chili in più”, ha sottolineato Banerjee, “ma di un intreccio di effetti che coinvolgono diversi organi e sistemi”.
Che significa per la medicina del futuro
Lo studio mette in luce un limite degli studi tradizionali: concentrarsi su popolazioni simili rischia di farci perdere varianti genetiche importanti. “Se ci fossimo fermati ai dati europei, avremmo perso informazioni fondamentali”, ha riconosciuto il team. Coinvolgere gruppi etnici diversi ha permesso di scoprire geni altrimenti rimasti nascosti.
Secondo gli autori, questi risultati potrebbero cambiare il modo di fare medicina personalizzata. Conoscere i geni coinvolti potrebbe aiutare a prevedere chi è a rischio di obesità e delle sue complicazioni, aprendo la strada a interventi più precoci e su misura. “Non è solo questione di dieta o abitudini”, ha spiegato Banerjee, “ma anche di predisposizione genetica”.
Nuove strade per prevenire
La ricerca dell’Università della Pennsylvania invita a ripensare come prevenire e curare l’obesità. “Bisogna tenere insieme la genetica e i fattori ambientali”, ha detto uno degli autori. Solo così si potranno creare programmi efficaci per ridurre le malattie legate all’obesità.
Il lavoro pubblicato su Nature Communications segna un passo avanti nella comprensione dei geni dietro l’obesità e le sue complicanze. Ma, come hanno ammesso gli stessi ricercatori, c’è ancora molta strada da fare: “Abbiamo appena iniziato a scalfire la superficie”, ha concluso Banerjee.
