Roma, 2 novembre – Alberto Sordi torna al centro della scena con il documentario “Siamo in un film di Alberto Sordi?”, firmato da Steve Della Casa e Caterina Taricano. Il film arriva nelle sale italiane il 3, 4 e 5 novembre. Il titolo, preso da una battuta ironica di Nanni Moretti in “Ecce Bombo”, riapre il dibattito su un artista che, a vent’anni dalla sua scomparsa, continua a far discutere pubblico e critica.
Alberto Sordi senza maschere
“Lo vedevano come un qualunquista, uno specchio dell’Italia che la sinistra non riusciva a riconoscere, ma in realtà era solo lo specchio dell’Italia”, ha spiegato Steve Della Casa all’ANSA, riassumendo la complessità di Sordi. Il documentario, prodotto da Altre Storie, vuole andare oltre le etichette politiche e le letture superficiali che spesso hanno accompagnato la sua carriera.
Per Della Casa, Sordi non era né di sinistra né di destra. “Sicuramente non era un uomo di sinistra, ma neanche di destra. Ha interpretato anche personaggi anticonformisti, come in ‘Tutti a casa’, dove prendeva in giro aspetti ben precisi”, ha ricordato il regista. Un artista che, pur facendo ridere milioni di italiani, non ha mai smesso di interrogarsi sulle contraddizioni del Paese.
Il muro del pregiudizio verso la comicità
Il documentario mette in luce anche il rapporto complicato di Sordi con una parte della critica, in particolare quella vicina agli ambienti progressisti. “La sinistra ha sempre guardato con sospetto i comici: se fai ridere, allora non dici cose serie, sei di serie B. Ma non è così”, ha raccontato Della Casa. Questo pregiudizio ha spesso ridotto l’opera di Sordi a semplice intrattenimento.
Eppure, i suoi personaggi – cinici, scomodi, a volte taglienti – hanno raccontato senza filtri le contraddizioni dell’Italia. “I suoi ruoli erano spesso cinici e scomodi, e questo gli ha attirato molte critiche, soprattutto per la sua posizione politica e per non aver aderito alle battaglie di gran parte del cinema italiano”, ha aggiunto Della Casa.
Una comicità che non faceva sconti
Il documentario si distingue per il modo diretto con cui affronta le polemiche che hanno segnato la carriera di Sordi. La sua ironia, spesso pungente e corrosiva, non è sempre stata accolta con favore dall’establishment culturale. “La sua ironia graffiante non piaceva quasi mai all’establishment, che più volte l’ha attaccato duramente”, ha sottolineato Della Casa.
Attraverso materiali d’archivio e interviste a protagonisti dello spettacolo e della cultura – da Giuliano Montaldo a Nicola Piovani, da Ascanio Celestini a Vincenzo Mollica e Riccardo Rossi – il film ricostruisce il percorso umano e artistico di un attore che ha raccontato l’Italia senza filtri. Ogni testimonianza aggiunge un pezzo a un mosaico complesso: quello di un uomo capace di far ridere ma anche di far riflettere.
Un’eredità che fa ancora discutere
A vent’anni dalla morte di Alberto Sordi, il dibattito sulla sua figura resta vivo. “Siamo in un film di Alberto Sordi?” invita a guardare la sua opera senza pregiudizi, restituendo all’attore romano tutta la sua complessità. “Era uno che i problemi se li poneva”, ha concluso Della Casa, quasi a chiudere un discorso mai davvero chiuso.
Il film sarà in sala solo per tre giorni – dal 3 al 5 novembre – in molte città italiane. Un’occasione per riscoprire, tra immagini d’epoca e voci autorevoli, la forza ancora viva della comicità di Sordi. E magari per chiedersi, con un sorriso amaro: siamo davvero ancora in un film di Alberto Sordi?
 
 