Roma, 7 giugno 2024 – Urano e Nettuno non sono forse i classici pianeti gassosi come li abbiamo sempre immaginati. È questa l’idea che emerge da uno studio appena accettato per la pubblicazione su Astronomy and Astrophysics, firmato da Luca Morf e Ravit Helled dell’Università di Zurigo. I due ricercatori sostengono che dentro questi giganti azzurri ci sia molto più materiale roccioso di quanto si pensasse finora, forse addirittura più del ghiaccio d’acqua o dell’ammoniaca. Una scoperta che, se confermata, potrebbe cambiare completamente il modo in cui classifichiamo i pianeti del Sistema Solare.
Urano e Nettuno: non solo pianeti ghiacciati
La ricerca arriva in un momento in cui i dati diretti su Urano e Nettuno sono ancora pochissimi. L’ultima sonda a passare vicino a loro è stata la NASA con la Voyager 2, nel 1986 per Urano e nel 1989 per Nettuno. Da allora, nessuno è più tornato così vicino. “Abbiamo solo informazioni indirette, come i campi magnetici o l’atmosfera”, spiega Helled. Ma proprio la mancanza di dati certi ha spinto i due scienziati a guardare le cose da un altro punto di vista.
Modelli a sorpresa per l’interno dei giganti
Invece di seguire le vecchie teorie, Morf e Helled hanno creato una serie di modelli casuali per l’interno dei pianeti, poi li hanno messi alla prova con le poche informazioni disponibili. “Abbiamo voluto provare tutte le combinazioni possibili, per vedere cosa tornava con i dati che abbiamo”, racconta Morf. Alcuni risultati confermano quello che già si sospettava: Urano e Nettuno contengono meno di un quarto di idrogeno ed elio, coerente con le densità rilevate.
Più roccia che ghiaccio: la svolta
La vera sorpresa arriva nel dettaglio della composizione. Secondo i modelli degli svizzeri, non è detto che il ghiaccio sia la componente dominante. “Urano potrebbe essere fatto quasi tutto d’acqua, ma anche quasi solo di roccia”, si legge nello studio. Nettuno, invece, potrebbe avere il doppio della roccia rispetto all’acqua. Una scoperta che mette in crisi l’idea di chiamarli semplicemente “pianeti ghiacciati”.
Cosa cambia per l’astronomia
Se queste ipotesi fossero confermate, toccherebbe rivedere la classificazione dei pianeti nel Sistema Solare. “Non si può più escludere che Urano e Nettuno somiglino più ai pianeti rocciosi che ai giganti gassosi”, ammette Helled. La linea che divide pianeti gassosi, rocciosi e ghiacciati, finora abbastanza netta, rischia di diventare più sfumata.
Aspettando le nuove missioni
Per ora, però, si tratta solo di ipotesi. Gli autori ricordano che solo nuove missioni spaziali potranno darci dati certi sulla loro struttura interna. ESA e NASA stanno studiando progetti per inviare sonde verso Urano e Nettuno nei prossimi decenni, ma non c’è ancora una data precisa. “Servono strumenti capaci di penetrare le nubi e analizzare direttamente cosa c’è sotto”, spiega Morf.
Un enigma da svelare
Nel frattempo, il mistero resta. Gli scienziati continuano a chiedersi come siano nati e si siano evoluti questi giganti azzurri, che a oltre quattro miliardi di chilometri dalla Terra nascondono ancora tanti segreti. “Solo allora – conclude Helled – capiremo davvero cosa si cela dietro quelle atmosfere blu”. Fino ad allora, la vera natura di Urano e Nettuno rimane una delle sfide più intriganti dell’astronomia moderna.
