Seoul, 14 giugno – Il primo ministro canadese Mark Carney ha definito “una svolta” l’incontro di ieri con il presidente cinese Xi Jinping, avvenuto a margine del vertice della Cooperazione economica Asia-Pacifico (Apec) a Gyeongju, in Corea del Sud. Il colloquio, durato circa 40 minuti, è stato il primo faccia a faccia tra un premier canadese e il leader cinese dal 2017. Carney ha spiegato di aver parlato anche di temi delicati, tra cui una non meglio precisata “interferenza straniera” in Canada.
Canada e Cina, un primo passo verso il disgelo dopo anni difficili
I rapporti tra Canada e Cina sono stati tesi negli ultimi anni, soprattutto dopo la crisi del 2018 legata all’arresto a Vancouver della dirigente Huawei Meng Wanzhou e alla detenzione in Cina di due cittadini canadesi. Da allora, la situazione si è complicata ulteriormente, con una disputa commerciale ancora aperta nel 2024. Ieri però qualcosa sembra essersi mosso. “Abbiamo aperto la strada per affrontare i problemi attuali”, ha detto Carney ai giornalisti subito dopo il vertice. Il premier ha aggiunto di aver chiesto a ministri e funzionari di lavorare insieme per trovare soluzioni e individuare nuovi ambiti di collaborazione.
Durante il colloquio, Xi Jinping ha invitato Carney a visitare la Cina nel prossimo anno. Un segnale che lascia intravedere la volontà di Pechino di riavviare un dialogo più costruttivo con Ottawa. Fonti diplomatiche canadesi dicono che l’invito è stato accolto con favore, anche se non sono ancora state fissate date precise.
Interferenze straniere e rapporti tesi con Washington
Tra i temi affrontati, Carney ha menzionato l’“interferenza straniera”, senza però entrare nei dettagli. Negli ultimi mesi, il governo canadese ha più volte denunciato presunti tentativi di influenza da parte di attori esterni, in particolare dalla Cina, sulle istituzioni e sui processi democratici del Paese. “Ho sollevato la questione in modo chiaro”, ha detto Carney, sottolineando che la trasparenza su questi temi è fondamentale per ricostruire la fiducia.
Se il clima con Pechino sembra aprirsi a una distensione, resta invece tesa la situazione con gli Stati Uniti guidati da Donald Trump. Proprio nei giorni scorsi, Washington ha annunciato un aumento del 10% dei dazi sulle merci canadesi. Una mossa che segue la campagna anti-tariffe lanciata dal governo canadese, che aveva richiamato l’esempio di Ronald Reagan come modello di apertura commerciale. “Mi sono scusato con Washington per i toni usati”, ha ammesso Carney, lasciando intendere che il dialogo con l’amministrazione statunitense resta complicato.
Tra diplomazia e commercio, quali scenari per il futuro
L’incontro tra Carney e Xi Jinping arriva in un momento delicato per la diplomazia canadese. Da un lato, Ottawa cerca di ricucire i rapporti con Pechino dopo anni di gelo; dall’altro, deve fare i conti con una relazione sempre più complicata con l’alleato storico, gli Stati Uniti. “Non possiamo permetterci di rimanere isolati”, ha confidato un funzionario del ministero degli Esteri canadese, mostrando una certa preoccupazione per le conseguenze economiche delle tensioni commerciali.
Secondo i primi esperti internazionali, il vertice Apec potrebbe segnare una svolta per il Canada nella regione Asia-Pacifico. Se il rilancio del dialogo con la Cina si confermerà nei prossimi mesi, potrebbe aprire nuove opportunità per le imprese canadesi, soprattutto nei settori dell’energia e delle tecnologie verdi. Rimangono però questioni spinose da risolvere, come la sicurezza informatica e la tutela dei diritti umani.
Le reazioni fuori e dentro i confini: attesa per il possibile viaggio in Cina
L’incontro è stato accolto con prudenza nelle cancellerie occidentali. A Ottawa, alcuni parlamentari dell’opposizione chiedono più trasparenza sui contenuti del colloquio con Pechino. A Pechino, invece, i media ufficiali hanno sottolineato l’importanza della cooperazione economica tra i due Paesi.
Per ora il viaggio di Carney in Cina resta solo un’ipotesi. Ma il messaggio che arriva da Gyeongju – tra strette di mano e parole misurate – sembra indicare che una nuova fase nei rapporti tra Canada e Cina possa davvero iniziare.
