Parma, 29 ottobre 2023 – La Procura di Parma ha aperto un fascicolo conoscitivo, senza indagati né ipotesi di reato, dopo i presunti cori fascisti intonati da alcuni giovani la sera del 28 ottobre nella sede cittadina di Fratelli d’Italia, nel cuore della città. A spiegare la decisione è stato il procuratore capo Alfonso D’Avino: tutto è partito dalle notizie apparse sulla stampa e da un video che ha subito fatto il giro dei social. In queste ore, la Digos sta verificando la veridicità dei fatti per capire se si possa parlare di un illecito.
Il video che ha scosso Parma
Il filmato, girato di nascosto probabilmente da un passante intorno alle 21 in via Farini, mostra tre ragazzi fuori dalla sede di FdI che cantano a voce alta: «Ce ne freghiamo della galera, camicia nera trionferà. Se non trionfa sarà un macello col manganello e le bombe a man». A chiudere il coro, un triplice «Duce, duce, duce» che non lascia dubbi sull’ispirazione. La data non è casuale: il 28 ottobre segna l’anniversario della marcia su Roma. Secondo le prime ricostruzioni, il gruppo avrebbe voluto celebrare quel momento con “Me ne frego”, un brano legato al ventennio fascista.
Il video è diventato virale in poche ore. Sui social e nei bar del centro si parla dell’episodio con toni accesi. Il sindaco Michele Guerra ha condannato duramente quanto avvenuto: «I valori di questa città sono agli antipodi rispetto a quelli che senza alcun pudore si propagano nella sede di Fratelli d’Italia», ha detto. «Parma non ha mai accettato e non accetterà mai propaganda squallida e di un passato orrendo. Non lo ha fatto in ottant’anni, non lo farà ora».
Gioventù Nazionale prende le distanze
Nel pomeriggio è arrivata la risposta ufficiale del coordinamento regionale di Gioventù Nazionale Emilia-Romagna: «In accordo con i vertici nazionali del movimento – si legge nella nota – è stato commissariato subito il gruppo provinciale di Parma per incompatibilità politica». Nei prossimi giorni sarà nominato un commissario. Nessun commento diretto sui fatti, ma la rapidità della decisione mostra la volontà di prendere le distanze.
Le opposizioni alzano la voce
Le reazioni politiche non si sono fatte attendere. Il segretario del Pd di Parma, Francesco De Vanna, ha detto: «Nulla di nuovo. La base di Fratelli d’Italia è questa, ovunque. Valori e metodi sono chiaramente legati alla cultura fascista». E ha aggiunto: «Nonostante gli sforzi della presidente del Consiglio per nascondere questa ideologia retrò, il partito resta ancorato a quei principi. Noi lo sappiamo e non abbasseremo la guardia».
Sulla stessa linea Luigi Tosiani, segretario regionale del Pd: «Proviamo vergogna pensando ai valori della nostra Emilia-Romagna, a chi ha lottato e dato la vita per liberare il Paese. Chissà se la presidente Meloni stavolta condannerà le azioni di quella che dovrebbe essere la migliore gioventù italiana. Non abbiamo molte speranze».
La Procura indaga, ma senza fretta
Al momento il fascicolo aperto dalla Procura è un “modello 45”, cioè un’indagine conoscitiva senza indagati né ipotesi di reato. La Digos sta raccogliendo prove per capire se quanto accaduto possa configurare un reato, come l’apologia del fascismo secondo la legge Mancino o altre norme. Solo a questo punto si deciderà se aprire un’indagine vera e propria, ha spiegato D’Avino.
Intanto in città l’atmosfera è carica. In via Farini, davanti alla sede di FdI, qualche passante si ferma a guardare le vetrine chiuse. C’è chi scuote la testa, chi parla sottovoce. «Non pensavo potesse succedere ancora», confida una signora che abita poco lontano. Il dibattito resta aperto: c’è chi chiede una reazione chiara da parte dei vertici nazionali, chi teme che episodi simili possano ripetersi.
Resta da vedere se arriverà una condanna ufficiale dalla premier Giorgia Meloni. Per ora, nessuna parola pubblica. La città aspetta risposte, mentre la magistratura continua a fare le sue verifiche.
