Torino, 5 giugno 2024 – Ferrero ferma gli acquisti di nocciole turche dopo il balzo quasi raddoppiato del prezzo dall’inizio dell’estate. Una mossa che ha acceso le tensioni con i fornitori locali. La notizia, riportata dal Financial Times, arriva in un momento delicato per il colosso dolciario italiano, che utilizza circa un quarto della produzione mondiale di nocciole. A complicare le cose, una serie di problemi legati al clima e alle malattie delle piante, che hanno ridotto di molto il raccolto in Turchia, primo produttore mondiale.
Raccolto in picchiata, prezzi alle stelle
Secondo il Financial Times, la produzione turca di nocciole potrebbe scendere quest’anno a 500mila tonnellate o meno, contro le 600-700mila di un anno normale. Un calo pesante, visto che la Turchia copre quasi due terzi del mercato globale. La cooperativa Fiskobirlik, principale venditrice di nocciole in Turchia, ha avvertito che le stime potrebbero scendere ancora, forse sotto le 300mila tonnellate. A colpire il raccolto una gelata tardiva nell’area del Mar Nero e l’invasione della cosiddetta cimice asiatica, chiamata localmente “sputnik”.
Il risultato? I prezzi delle nocciole naturali sono schizzati da 9.000 dollari a tonnellata di giugno a 18.000 dollari nelle ultime settimane. Una situazione che ha spinto molti a fare scorta, aspettando che i prezzi crescessero ancora.
Ferrero cambia rotta e cerca alternative
Di fronte a questo scenario, Ferrero ha deciso di sospendere gli acquisti in Turchia. Per ora punta a usare le scorte e guardare altrove. “Abbiamo una copertura molto ampia quest’anno, non abbiamo fretta di comprare”, ha detto Marco Botta, direttore generale di Ferrero Hazelnut Company, la divisione che si occupa degli approvvigionamenti. Il gruppo piemontese ha già aperto trattative con fornitori in Cile e negli Stati Uniti, dove la produzione di nocciole è cresciuta negli ultimi anni per rispondere alla domanda mondiale.
Non è la prima volta che Ferrero deve fare i conti con oscillazioni così forti nel mercato delle materie prime. Ma questa volta, con i prezzi raddoppiati in pochi mesi, i rapporti con i commercianti turchi si sono fatti più tesi. Fonti locali raccontano che alcuni produttori tengono da parte il raccolto, sperando in ulteriori rialzi, riducendo così la disponibilità sul mercato.
Un effetto a catena per il settore dolciario
La crisi in Turchia rischia di avere ripercussioni su tutta la filiera dolciaria mondiale. Ferrero, che usa le nocciole in prodotti come Nutella, Ferrero Rocher e Kinder Bueno, è uno dei maggiori acquirenti al mondo. Un portavoce dell’azienda ha confermato che la priorità resta assicurare qualità e continuità delle forniture, anche cercando fornitori diversi.
Alcuni esperti del settore avvertono che la speculazione sui prezzi potrebbe continuare, soprattutto se il clima resterà instabile. “Si rischia un effetto domino lungo tutta la catena del valore”, ha detto al Financial Times un operatore del settore.
Intanto, in Turchia crescono le richieste di aiuto da parte delle associazioni di categoria. Fiskobirlik ha chiesto al governo misure straordinarie per aiutare i produttori colpiti da gelate e cimice asiatica. “Serve un piano urgente per salvare il settore”, ha detto un rappresentante della cooperativa.
Ferrero e la sfida della sostenibilità
Questa vicenda riporta sotto i riflettori la questione della sostenibilità delle filiere agricole globali. Negli ultimi anni Ferrero ha investito in programmi per seguire da vicino la produzione e sostenere i coltivatori turchi, con l’obiettivo di mantenere standard alti e rapporti stabili nel tempo. Ma eventi come questi mostrano quanto il sistema sia fragile di fronte ai cambiamenti climatici e alla speculazione.
Per ora, il gruppo italiano sembra intenzionato a restare in attesa sul mercato turco delle nocciole. Sarà solo nei prossimi mesi che si potrà capire se la situazione si calmerà o se serviranno nuovi interventi per proteggere produttori e grandi acquirenti internazionali.
