Imposte e Pil: l’Italia al 42,6% nel 2024, un trend preoccupante in Ue

Imposte e Pil: l'Italia al 42,6% nel 2024, un trend preoccupante in Ue

Imposte e Pil: l'Italia al 42,6% nel 2024, un trend preoccupante in Ue

Matteo Rigamonti

Novembre 1, 2025

Roma, 3 luglio 2024 – Il peso delle tasse sul Pil in Italia continua a salire, arrivando al 42,6% nel 2024. È un aumento rispetto al 41,4% dell’anno scorso e il livello più alto registrato dal 2020, l’anno segnato dalla pandemia. A dirlo sono i dati appena pubblicati da Eurostat, che tracciano il quadro della pressione fiscale nei Paesi dell’Unione Europea e dell’area euro. L’Italia si conferma sopra la media europea, che si attesta al 40,4%, e anche sopra quella dell’Eurozona, ferma al 40,9%.

Pressione fiscale in aumento, i numeri di Eurostat

Secondo Eurostat, quasi tutta l’Europa ha visto crescere la somma di tasse e contributi sociali rispetto al Pil. In Italia, le entrate fiscali e contributive nel 2024 hanno superato i 937 miliardi di euro. Un dato che, spiegano gli esperti, riflette sia la ripresa economica dopo i due anni difficili della pandemia, sia alcune misure messe in campo dal governo negli ultimi mesi.

Guardando nel dettaglio, il rapporto tasse-Pil in Italia era calato nel 2021 e 2022, per poi risalire nel 2023 e raggiungere ora il picco degli ultimi quattro anni. Solo nel 2020, quando il Pil è crollato per le restrizioni, la pressione fiscale era stata leggermente più alta, al 42,9%. “Bisogna leggere il dato tenendo conto della crescita nominale del Pil e delle entrate fiscali”, ha spiegato un funzionario del Ministero dell’Economia.

Italia sempre più tassata rispetto all’Europa

Il quadro europeo racconta una storia simile. Nell’Unione Europea, il rapporto tasse-Pil è salito dal 39,9% del 2023 al 40,4% nel 2024. Nell’area euro l’aumento è stato più lieve, dal 40,5% al 40,9%. L’Italia rimane quindi tra i Paesi con la pressione fiscale più alta, superata solo da alcune nazioni del Nord Europa.

Eurostat mette in luce le grandi differenze tra i vari sistemi fiscali nazionali. In Francia e Belgio, per esempio, il peso delle imposte sul Pil supera il 45%, mentre in Irlanda e Romania resta sotto il 30%. “L’Italia si trova stabilmente nella fascia più alta”, commenta un economista della Bocconi, “e questo pesa sulla competitività e sulla capacità di attirare investimenti”.

Le reazioni di imprese e sindacati

La pubblicazione dei dati ha subito acceso il dibattito tra le associazioni di categoria. Confindustria ha espresso preoccupazione per l’aumento delle tasse: “Serve una riforma vera che tolga peso a imprese e lavoratori”, ha detto il vicepresidente Maurizio Stirpe. Anche i sindacati hanno preso posizione: la Cgil ricorda che “non conta solo quanto si paga, ma anche come vengono spesi i soldi raccolti”.

Il tema tornerà presto al centro del dibattito politico. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha ribadito che “la priorità resta far crescere l’economia”, ma ha sottolineato anche l’importanza di tenere sotto controllo i conti pubblici. “Non possiamo permetterci passi falsi”, ha detto a margine di un incontro a via XX Settembre.

Cosa ci aspetta: tra incertezze e possibili mosse

Gli esperti prevedono che la pressione fiscale resterà alta nei prossimi mesi, complici l’andamento incerto dell’economia mondiale e le necessità di bilancio dello Stato. Qualcuno osserva che si potrà vedere un calo solo con una crescita più robusta del Pil o con tagli mirati alla spesa pubblica.

Nel frattempo, fonti del Tesoro confermano che sono allo studio nuove misure per semplificare il sistema fiscale e dare una spinta agli investimenti. Ma, come spesso accade, solo il tempo potrà dire se queste intenzioni si trasformeranno in fatti concreti. Intanto, il dato di Eurostat è chiaro: in Italia il peso delle tasse sul Pil resta tra i più alti d’Europa, con conseguenze evidenti per famiglie e imprese.