Roma, 14 giugno 2024 – In attesa dei nuovi aumenti sulle sigarette che entreranno in vigore dal 2025 – 60 centesimi in più in tre anni – si è appena conclusa la consultazione pubblica avviata dalla Commissione europea. Al centro, una direttiva che vuole rendere uniformi le accise sui tabacchi e sui prodotti a base di nicotina in tutta l’Unione. Per i fumatori italiani, le prime stime parlano di un rincaro di circa 3 euro a pacchetto. Nonostante questo, i prezzi resterebbero comunque più bassi rispetto a Paesi come Irlanda o Norvegia, dove un pacchetto può arrivare a costare anche 13 euro.
La nuova direttiva europea: cosa cambia per i prezzi
La proposta, ancora in fase di definizione, punta a ridurre le differenze tra gli Stati membri sulle tasse applicate al tabacco e alle sigarette elettroniche. Bruxelles ha un duplice obiettivo: limitare il consumo di tabacco e nicotina e fermare il cosiddetto “turismo del fumo”, cioè lo spostamento degli acquisti verso Paesi con tasse più basse. In Italia, dove un pacchetto costa in media intorno ai 5 euro, adeguarsi alle nuove regole significherebbe un aumento importante. Fonti del settore parlano di un possibile rincaro di 3 euro a pacchetto, anche se il prezzo rimarrebbe comunque sotto quello dei Paesi con le accise più alte.
Tabaccai in allarme: “Aumenta il rischio contrabbando”
La Federazione Italiana Tabaccai (Fit) ha lanciato l’allarme sulla proposta europea. Sul proprio sito, la Fit sottolinea che “la Commissione Ue non considera il legame stretto tra l’aumento delle tasse e la crescita del mercato nero”, riferendosi al rischio di un’impennata del contrabbando e dei prodotti illegali. Nei giorni scorsi, la federazione ha invitato i clienti delle oltre 50mila tabaccherie italiane a partecipare alla consultazione pubblica per far sentire la loro voce.
Secondo la Fit, “si ignorano le ricadute economiche negative sulle tabaccherie, microimprese familiari che sono un punto di riferimento nel tessuto sociale e commerciale del Paese”. La federazione chiede che ogni Stato possa adattare la tassazione in base al proprio potere d’acquisto, per tutelare la competitività dell’industria e della distribuzione italiana.
Contrabbando in aumento: le lezioni dall’estero
Il problema non riguarda solo i prezzi o le tabaccherie. Secondo la Fit, “Francia, Irlanda e Paesi Bassi hanno dimostrato che un aumento troppo alto dei prezzi fa subito esplodere il contrabbando e la contraffazione, con conseguenze gravissime”. In questi Paesi, spiegano, il mercato illegale ha causato danni pesanti a tutti: dagli operatori economici, all’erario, fino ai cittadini che si ritrovano a comprare prodotti fuori controllo e senza garanzie di qualità.
Il rischio, insomma, è che una stretta fiscale troppo dura alimenti il mercato nero. Un problema già presente in Italia: nel 2023, secondo l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, sono state sequestrate oltre 200 tonnellate di sigarette di contrabbando. Se i prezzi legali saliranno troppo in fretta, la situazione potrebbe peggiorare.
Salute pubblica e bilancio: il difficile equilibrio
La Commissione europea ricorda che uniformare le accise serve anche a ridurre il consumo di tabacco e a proteggere la salute dei cittadini. Ma, avverte la Fit, “chi si rivolge al mercato nero compra prodotti che non rispettano gli standard europei, con rischi evidenti per la salute”. Un paradosso che potrebbe vanificare gli sforzi della direttiva.
Per ora, il dibattito è ancora aperto. Il governo italiano sta seguendo da vicino gli sviluppi della proposta. Nei prossimi mesi, saranno decisive le trattative tra Stati membri e Commissione. Solo allora si capirà se – e come – cambierà il prezzo delle sigarette nel nostro Paese. Nel frattempo, tra le tabaccherie di Roma e delle province, l’aria è tesa. “Se aumentano ancora – confida un tabaccaio di via Merulana – molti clienti smetteranno o cercheranno altrove. E noi rischiamo grosso”.
