Tokyo, 10 giugno 2024 – Dopo più di quindici anni trascorsi nello spazio, la sonda giapponese Akatsuki è stata ufficialmente dichiarata persa. A darne notizia, nelle ultime ore, è stata l’agenzia spaziale giapponese Jaxa, che così chiude un capitolo importante nell’esplorazione di Venere. L’ultimo contatto con l’orbiter risale a oltre un anno fa, nel maggio 2023, quando i tecnici hanno registrato il silenzio definitivo della missione.
Akatsuki, un viaggio lungo e difficile verso Venere
Partita nel dicembre 2010 dalla base di Tanegashima, Akatsuki – nota anche come Venus Climate Orbiter – aveva un obiettivo chiaro: studiare il clima e l’atmosfera di Venere. Un pianeta spesso chiamato “gemello” della Terra per dimensioni e massa, ma che in realtà è un mondo completamente diverso. La sonda, costata circa 300 milioni di dollari, avrebbe dovuto lavorare per quattro anni e mezzo. Invece, è durata quasi tre volte tanto.
Il percorso non è stato senza problemi. Pochi mesi dopo il lancio, nel dicembre 2010, un guasto al motore principale ha impedito ad Akatsuki di entrare nell’orbita intorno a Venere come previsto. “Abbiamo perso l’opportunità di una manovra decisiva”, hanno spiegato i tecnici della Jaxa. Solo nel 2015, dopo cinque anni passati a orbitare attorno al Sole, la sonda ha tentato di nuovo la manovra. E questa volta ce l’ha fatta. Da allora, Akatsuki ha cominciato a inviare dati preziosi sull’atmosfera del pianeta.
Risultati che hanno superato le aspettative
Negli oltre dieci anni passati intorno a Venere, Akatsuki ha dato un contributo importante. Secondo Jaxa, grazie ai dati raccolti sono stati pubblicati già 178 articoli scientifici, e il numero continua a salire. “Questa missione ha cambiato il modo in cui vediamo il nostro vicino di casa”, hanno commentato gli ingegneri giapponesi, sottolineando come le osservazioni abbiano aiutato a capire meglio le condizioni estreme su Venere: temperature che superano i 460 gradi Celsius e una pressione atmosferica novanta volte superiore a quella terrestre.
A bordo c’erano sei strumenti scientifici. Due telecamere a infrarossi hanno smesso di funzionare già nel 2016, appena un anno dopo l’arrivo in orbita. Gli altri quattro strumenti, invece, sono rimasti operativi fino all’ultimo contatto nel 2023. “Abbiamo continuato a ricevere dati fino all’ultimo momento”, ha raccontato uno dei responsabili della missione.
Venere senza osservatori, ma nuove missioni all’orizzonte
Con la fine di Akatsuki, Venere resta per ora senza occhi puntati su di sé. Il testimone passerà ad altre agenzie spaziali: l’Agenzia Spaziale Europea sta lavorando alla missione EnVision, mentre la Nasa ha in programma due progetti dedicati al pianeta, Davinci e Veritas. Tuttavia, fonti statunitensi segnalano che entrambe le missioni rischiano tagli ai finanziamenti da parte della Casa Bianca. “Il futuro dell’esplorazione di Venere è incerto”, ha ammesso un portavoce della Nasa.
Nel frattempo, la comunità scientifica riflette su quello che lascia in eredità Akatsuki. “Abbiamo imparato molto su cosa serve per trasformare un pianeta in paradiso o in inferno”, hanno detto i tecnici della Jaxa, riferendosi alle condizioni estreme che rendono Venere inabitabile per qualsiasi forma di vita terrestre.
Un’eredità che resta nel tempo
Nonostante i problemi tecnici e i lunghi silenzi radio, la missione Akatsuki si è distinta per la sua tenacia e per la quantità di dati raccolti. Gli scienziati continueranno a studiare le informazioni inviate dalla sonda negli anni a venire. Per ora, però, Venere torna a essere un mondo lontano e silenzioso. Solo allora – forse – nuove missioni potranno riportare l’attenzione su uno dei pianeti più misteriosi del Sistema Solare.
