She: il documentario indie che conquista i festival di tutto il mondo

She: il documentario indie che conquista i festival di tutto il mondo

She: il documentario indie che conquista i festival di tutto il mondo

Giada Liguori

Novembre 1, 2025

Firenze, 2 novembre 2023 – “She”, il documentario di Parsifal Reparato, sta facendo parlare molto di sé sulla scena internazionale, dopo il debutto alla Semaine de la Critique del Festival di Locarno. In pochi mesi, questo lavoro – prodotto da AntropicA, Pfa Films, Les Films d’oeil Sauvage e Luce Cinecittà – ha raccolto applausi in diversi continenti, un risultato poco comune per un documentario italiano. Ora il film arriva a Ji.hlava, in Repubblica Ceca, al festival più importante per il cinema documentario dell’Europa centrale e orientale. Una tappa che conferma l’interesse crescente attorno a Reparato, già premiato come Miglior documentario al Festival di Adelaide in Australia.

Vietnam, il cuore nascosto dell’elettronica

Al centro di “She” c’è il racconto del polo industriale dell’elettronica di Bac Ninh, nel nord del Vietnam. Qui, secondo i dati della produzione, lavorano circa 100.000 persone, di cui l’80% sono donne. Il documentario si immerge in questo mondo poco conosciuto, mostrando – attraverso immagini e testimonianze raccolte direttamente sul posto – la vita quotidiana di chi passa le giornate in uno dei più grandi distretti industriali al mondo.

Reparato preferisce raccontare questa realtà con un filo di anonimato: volti sfocati, corpi che si muovono in spazi freddi e impersonali, turni che si susseguono senza pause. “She è un film sulla resistenza nascosta, sul diritto a esistere come persone, non solo come forza lavoro”, ha detto il regista in una delle presentazioni. Una frase che riassume bene il tono del documentario: una denuncia dello sfruttamento duro e della perdita di identità delle operaie.

Da Locarno all’Australia, poi Firenze

Il successo di “She” non si è fermato in Europa. Dopo Locarno, il film ha conquistato la giuria del Festival di Adelaide, portandosi a casa il premio come miglior documentario. Un risultato che ha colto di sorpresa lo stesso Reparato, che ha raccontato a margine della cerimonia: “Non pensavo che queste storie parlassero a pubblici così diversi. E invece, le donne di Bac Ninh sembrano toccare tutti”.

La prossima fermata è in Italia: martedì 4 novembre, “She” sarà proiettato in anteprima nazionale al Festival dei Popoli di Firenze, alla sua 66esima edizione. Un evento molto atteso, dove addetti ai lavori e appassionati di cinema d’autore potranno vedere uno dei documentari più importanti dell’anno in concorso.

Il lavoro ai tempi della globalizzazione

Il documentario va oltre la semplice descrizione delle condizioni di lavoro delle operaie vietnamite. Con una regia attenta ai dettagli – i rumori metallici delle linee di montaggio, le pause brevi nelle mense aziendali, gli sguardi sfuggenti delle protagoniste – “She” porta lo spettatore a riflettere su un tema più grande: come sta cambiando il lavoro nell’era della globalizzazione e della tecnologia.

“Le immagini sembrano raccontare un mondo fantascientifico”, ha detto Reparato, “ma parlano di un presente che riguarda tutti noi. I robot che costruiamo sono già le persone che rischiamo di diventare”. Una provocazione che ha colpito il pubblico: a Locarno, molti hanno sottolineato la forza emotiva del film e la sua capacità di mettere in discussione idee date per scontate.

Un film che supera i confini

Il viaggio internazionale di “She” sembra appena cominciato. Fonti vicine alla produzione rivelano che sono già in corso trattative per portarlo in altri paesi europei e asiatici. Nel frattempo, il film continua a essere richiesto da festival e rassegne che si occupano di cinema sociale e diritti umani.

“Quello che queste operaie hanno messo in scena insieme può essere l’inizio di una nuova storia”, ha concluso Reparato. Una storia che parte da Bac Ninh ma arriva a toccare temi universali: la dignità umana, il diritto al proprio tempo e alla propria identità, la necessità di non ridurre le persone a semplici ingranaggi.

“She” si conferma così come uno dei documentari italiani più rilevanti e discussi dell’anno, capace di accendere un dibattito su questioni spesso dimenticate dai media principali. E forse, proprio per questo, destinato a lasciare un segno ben oltre il grande schermo.