Crollo dei mercati di strada: -42mila imprese dal 2014

Crollo dei mercati di strada: -42mila imprese dal 2014

Crollo dei mercati di strada: -42mila imprese dal 2014

Giada Liguori

Novembre 2, 2025

Roma, 6 giugno 2024 – Il commercio ambulante in Italia è in forte crisi. Negli ultimi dieci anni, secondo i dati appena presentati da Anva Confesercenti all’assemblea nazionale a Roma, il settore ha perso oltre 42mila imprese. Una diminuzione netta, pari al 22,4% rispetto al 2014, che mette in serio dubbio il futuro di uno dei pilastri della tradizione commerciale italiana.

Imprese in caduta libera: abbigliamento e alimentari i più colpiti

L’indagine “I Mercati si svuotano: si può ancora parlare di scarsità della risorsa?” dipinge un quadro allarmante. In dieci anni, più di una attività su cinque ha chiuso. Il settore di abbigliamento, tessuti e calzature è quello che ha sofferto di più, con un calo vicino al 55%. Anche i banchi alimentari, che solitamente resistono meglio, hanno perso circa il 18%.

La situazione varia molto da zona a zona. Nel Nord-Est la perdita arriva al 32,6%, mentre al Centro si attesta al 27,3%. Le Marche sono la regione più colpita, con un crollo del 54,5%. Nel Sud la flessione è meno pesante, ma comunque significativa: -15,9% rispetto a dieci anni fa.

Nuove aperture in calo e danni all’economia locale

Non solo chiusure: anche le nuove imprese faticherebbero a partire. Le iscrizioni sono scese da oltre 22mila nel 2014 a poco più di 15.600 nel 2024, con un calo del 30%. Un segnale chiaro delle difficoltà a mettere in piedi nuove attività.

La quota di spesa delle famiglie nei mercati ambulanti è scesa al 3%, due punti in meno rispetto a dieci anni fa. Secondo Anva Confesercenti, il settore avrebbe perso quasi 4,5 miliardi di euro di fatturato nell’ultimo decennio. Un colpo duro non solo per le imprese, ma anche per l’indotto e la vita economica dei quartieri.

Norme incerte e posteggi sempre più vuoti

A complicare le cose, c’è la confusione normativa legata alla direttiva Bolkestein, ai rinnovi delle concessioni e alla mancanza di regole chiare. Gli operatori spiegano che questa incertezza blocca investimenti e nuove autorizzazioni. Il risultato è un aumento dei posteggi vuoti: oggi circa un quarto degli spazi nei mercati italiani è libero, pari a 53mila postazioni.

Le licenze hanno perso gran parte del loro valore: da una media di 30mila euro sono scese a circa 9mila euro, una perdita del 70%. Un campanello d’allarme che rende difficile investire e soprattutto garantire il passaggio generazionale.

Un presidio sociale a rischio di sparire

“Non rischia solo un pezzo storico della microimprenditoria italiana”, ha spiegato Maurizio Innocenti, presidente di Anva Confesercenti. “A rischio è la tenuta commerciale e sociale dei territori, dove i mercati sono un punto di riferimento, un servizio vicino alla gente e un collante sociale”. Innocenti ha aggiunto che ormai la storia della “scarsità della risorsa” non regge più: “I numeri parlano chiaro. Serve un cambio di passo urgente nelle politiche di settore”.

Gli operatori chiedono risposte immediate

Gli ambulanti chiedono regole chiare e strumenti per rilanciare il settore. “Senza certezze e investimenti mirati”, ha detto un ambulante romano presente all’assemblea, “rischiamo di sparire del tutto”. Per Anva Confesercenti, serve agire su più fronti: semplificare le procedure, sostenere l’innovazione e proteggere le specificità locali.

Intanto, nei mercati di quartiere – da Porta Portese a Ballarò – i banchi vuoti e le saracinesche abbassate si moltiplicano. Una scena che racconta più di ogni statistica la crisi in corso. Eppure, tra gli operatori resta viva la speranza che il settore riesca a trovare nuove strade e torni a essere un punto di riferimento per le comunità.