Roma, 5 giugno 2024 – La scarsità di immobili in affitto a medio e lungo termine in Italia non è causata dalla crescita degli affitti brevi turistici, che rappresentano meno del 2% delle abitazioni complessive. È quanto emerge dalla memoria depositata dalla Federazione italiana mediatori agenti d’affari (Fimaa) in commissione Bilancio al Senato, dove oggi si discute la manovra. Per la federazione, il vero problema sono le oltre 9,5 milioni di case vuote, lasciate sfitte dai proprietari a causa di tasse troppo alte, contratti poco flessibili e timori legati a morosità e danni.
Il vero motivo della carenza di case in affitto
Nel documento, la Fimaa sottolinea che il tema degli affitti brevi – spesso al centro del dibattito – ha un peso quasi marginale nel mercato. “Parliamo di meno del 2% delle abitazioni italiane”, si legge nella memoria. Il vero ostacolo, secondo i mediatori, sono le case vuote. Molti proprietari preferiscono non affittarle, scoraggiati da una fiscalità pesante, contratti rigidi e i rischi legati agli inquilini. “Le regole attuali non proteggono chi affitta e non spingono a mettere queste case sul mercato”, spiegano dalla federazione.
Un dato che fa riflettere: secondo la Fimaa, in Italia ci sono oltre 9,5 milioni di case vuote. Un patrimonio enorme, fuori dal circuito degli affitti. “Bisogna pensarci seriamente e trovare il modo di far ripartire questo settore”, ha detto un portavoce della federazione.
La cedolare secca sugli affitti brevi: una scelta contestata
La memoria si sofferma anche sulla misura della legge di bilancio che ha portato la cedolare secca sugli affitti brevi dal 21% al 26%. Per la Fimaa è una mossa “irragionevole e ingiusta”, che rischia di ottenere l’effetto contrario rispetto a quanto previsto dal legislatore. “Così si danneggiano i conti pubblici e si spingono i proprietari a trovare vie alternative per evitare le tasse”, si legge nel documento.
I mediatori sono chiari: questa stretta fiscale non risolverà il problema della mancanza di case in affitto tradizionale. Anzi, potrebbe spingere molti verso l’illegalità o altre forme di elusione. “Il rischio è che a rimetterci siano soprattutto quelli che agiscono nella legalità”, ha commentato un agente immobiliare romano contattato nel pomeriggio.
Portali online e mediatori tradizionali: la legge fa confusione
Un altro punto critico è la normativa che tratta allo stesso modo i portali digitali di intermediazione e i mediatori immobiliari tradizionali. Per la Fimaa, invece, sono due mondi molto diversi. “Chi lavora online e chi opera sul territorio hanno metodi e responsabilità diverse”, si legge nel documento. Eppure, la legge li mette sullo stesso piano.
“Serve una normativa più attenta alle specificità del settore”, ha detto un rappresentante della federazione durante una pausa in Senato. Solo così, secondo lui, si potrà costruire un mercato più chiaro e più sicuro per tutti.
Qualche passo avanti e le richieste dei mediatori
Nel documento, la Fimaa riconosce anche alcuni aspetti positivi della manovra. In particolare, viene apprezzato il fondo per la casa destinato ai genitori separati, la proroga dei bonus per le ristrutturazioni e le risorse per il disagio abitativo e il Piano Casa. “Sono segnali importanti, anche se non bastano”, ha detto un mediatore di Milano.
Tra le proposte, spicca l’idea di introdurre la cedolare secca anche per gli immobili commerciali in affitto. Una misura che, secondo i mediatori, potrebbe aiutare a rimettere in circolo molti locali vuoti nei centri città.
La fiscalità al centro del problema
In chiusura, la questione della fiscalità immobiliare resta il nodo cruciale nel dibattito sulla casa in Italia. La Fimaa avverte: senza cambiare le regole su tasse e contratti, sarà difficile sbloccare il patrimonio di case vuote. “Servono decisioni coraggiose”, ha detto un dirigente della federazione uscendo da Palazzo Madama poco dopo le 17. “Altrimenti, continueremo a parlare di emergenza abitativa senza risolverla davvero”.
