Hamas richiede un corridoio sicuro per i militanti in fuga dalle zone IDF

Hamas richiede un corridoio sicuro per i militanti in fuga dalle zone IDF

Hamas richiede un corridoio sicuro per i militanti in fuga dalle zone IDF

Matteo Rigamonti

Novembre 2, 2025

Tel Aviv, 7 giugno – I mediatori internazionali lavorano da ore senza sosta per mettere d’accordo Hamas e Israele su un possibile “passaggio sicuro” per i miliziani palestinesi ancora nascosti nei tunnel oltre la cosiddetta Linea Gialla, al confine tra la Striscia di Gaza e Israele. La notizia, rilanciata nel pomeriggio da Al Jazeera, arriva in un momento di tensione altissima. Sul terreno, intanto, si moltiplicano sia le operazioni militari sia le trattative parallele per la liberazione degli ostaggi.

Il nodo del passaggio sicuro e la questione degli ostaggi

Secondo quanto riferisce l’emittente qatariota, i negoziatori – coordinati da Egitto, Qatar e Stati Uniti – stanno cercando una via d’uscita che permetta a circa 200 combattenti di Hamas di uscire dall’area di Rafah, nel sud della Striscia. Qui l’esercito israeliano (IDF) ha intensificato i raid nelle ultime settimane. Quasi in contemporanea, fonti di Hamas hanno annunciato di aver trovato i corpi di tre ostaggi israeliani morti oltre la Linea Gialla, sul lato israeliano. Una notizia che ha subito fatto scattare i sospetti a Gerusalemme.

Il sito israeliano Ynet riporta che per ora le autorità di Tel Aviv rifiutano con fermezza qualsiasi evacuazione dei miliziani. “Hamas sta cercando di tirare acqua al proprio mulino per ottenere un passaggio sicuro”, ha detto una fonte governativa, lasciando intendere che il ritrovamento dei corpi potrebbe essere stato usato come leva per fare pressione.

Rafah sotto assedio: la posizione di Israele

Negli ultimi due giorni, Rafah è stata al centro di pesanti operazioni militari. L’IDF parla di nuovi tunnel e depositi di armi scoperti, mentre le truppe perlustrano quartieri e infrastrutture sospette. Secondo testimoni locali, centinaia di civili palestinesi sono fuggiti nelle prime ore del mattino, cercando riparo verso ovest. “Non ci sentiamo più al sicuro”, racconta Ahmed, 42 anni, del quartiere Shaboura.

Il governo israeliano, guidato da Benjamin Netanyahu, non fa sconti: nessuna concessione ai miliziani finché non saranno liberati tutti gli ostaggi. “Non lasceremo scappare i terroristi senza pagare un prezzo”, ha ribadito un portavoce dell’IDF durante il briefing delle 13.30. Nel frattempo, però, cresce la pressione internazionale. Stati Uniti e Unione Europea chiedono una soluzione che eviti ulteriori vittime tra i civili.

Diplomazia al lavoro: le reazioni internazionali

Sul fronte diplomatico, il segretario di Stato americano Antony Blinken ha avuto in queste ore diversi colloqui telefonici con i ministri degli Esteri di Egitto e Qatar. L’obiettivo è chiaro: “favorire una de-escalation” e trovare un accordo negoziato. Secondo fonti egiziane, la proposta sul tavolo prevede uno scambio: la restituzione dei corpi degli ostaggi in cambio di un passaggio sicuro per i miliziani intrappolati nei tunnel.

A Gerusalemme, però, lo scetticismo domina. “Non ci fidiamo delle promesse di Hamas”, ha detto un funzionario del Ministero della Difesa israeliano. Il ricordo delle trattative fallite nei mesi scorsi pesa ancora. Solo con garanzie concrete si potrà pensare a eventuali aperture.

Linea Gialla e i tunnel sotterranei: il cuore del conflitto

La Linea Gialla è uno dei punti più delicati del conflitto: una zona di sicurezza stabilita da Israele lungo il confine con Gaza, spesso teatro di scontri e incursioni. I tunnel sotterranei, secondo l’IDF, servono a Hamas per muoversi rapidamente e per rifugiarsi durante i bombardamenti. “Abbiamo trovato segni evidenti di passaggi recenti”, ha ammesso un ufficiale israeliano impegnato nelle operazioni.

Nel frattempo, le famiglie degli ostaggi aspettano risposte definitive. Alcuni parenti si sono radunati davanti alla sede del governo a Tel Aviv poco dopo le 16, chiedendo chiarezza sulle sorti dei loro cari. “Vogliamo sapere la verità”, ha detto Yael Cohen, madre di uno degli ostaggi ancora dispersi.

Trattative in bilico e prospettive incerte

La trattativa resta appesa a un filo. Da una parte, la richiesta di Hamas per un corridoio sicuro; dall’altra, l’irremovibile posizione di Israele che non vuole cedere senza garanzie. In mezzo, la pressione dei mediatori internazionali e l’incertezza sulle prossime mosse sul campo nella Striscia. Per ora, almeno secondo fonti ufficiali, nessun accordo è stato raggiunto. E la tensione lungo tutta la Linea Gialla resta altissima.