Il drammatico calo del reddito disponibile reale in Italia: un ritorno al 2008 nel 2024

Il drammatico calo del reddito disponibile reale in Italia: un ritorno al 2008 nel 2024

Il drammatico calo del reddito disponibile reale in Italia: un ritorno al 2008 nel 2024

Giada Liguori

Novembre 2, 2025

Roma, 20 giugno 2024 – Il reddito disponibile lordo reale pro capite delle famiglie italiane segna nel 2024 una timida ripresa rispetto all’anno scorso, ma resta sotto i livelli del 2008. È questo il quadro che emerge dal report Eurostat diffuso oggi, che mette in evidenza come l’Italia, insieme alla Grecia, sia l’unico Paese europeo a non aver ancora recuperato i valori pre-crisi.

Italia e Grecia: ultimi in Europa

I dati di Eurostat mostrano che, prendendo come riferimento 100 il livello del reddito disponibile delle famiglie del 2008, l’Italia nel 2024 si ferma a 95,97. Un dato lontano dalla media dell’Unione Europea a 27, ferma a 114,29, e dall’area euro, a 109,40. In Germania l’indice tocca quota 116,20, in Francia 113,45, in Spagna 103,94. Solo la Grecia condivide con l’Italia questo ritardo: nessuno dei due Paesi è riuscito a riportare il reddito reale delle famiglie ai livelli di sedici anni fa.

Una crescita che stenta rispetto ai big europei

Entrando nei dettagli, il report evidenzia che il reddito delle famiglie italiane è salito da 94,64 nel 2023 a 95,97 nel 2024. Un aumento modesto, soprattutto se paragonato a quello registrato in Germania, dove l’indice è cresciuto di oltre un punto in un anno, o in Francia e Spagna, dove la crescita è stata più decisa. “La ripresa italiana resta debole e irregolare”, spiega un analista di Eurostat contattato da alanews.it. “Il divario con gli altri grandi Paesi europei si è fatto più grande soprattutto dopo la crisi finanziaria globale e quella del debito sovrano”.

Perché l’Italia è rimasta indietro

Dietro questo ritardo ci sono diverse cause. La crescita economica stagnante degli ultimi quindici anni, la scarsità di investimenti e un mercato del lavoro fragile hanno pesato sul potere d’acquisto delle famiglie. “L’Italia ha sofferto più di altri per questa lunga fase di stagnazione”, ammette un funzionario del Ministero dell’Economia. “Solo ora si vedono segnali di ripresa, ma la strada è ancora in salita”. A complicare il quadro c’è anche l’inflazione che negli ultimi anni ha eroso parte dei guadagni reali, rendendo più difficile per molte famiglie recuperare quanto perso.

Famiglie più povere, soprattutto al Sud

Il risultato è che oggi molte famiglie italiane hanno meno soldi in tasca rispetto al 2008. Le prime stime dell’Istat indicano che la perdita di potere d’acquisto si fa sentire soprattutto nelle regioni meridionali e tra i redditi più bassi. “Lo sento ogni giorno”, racconta Anna, impiegata romana di 48 anni. “Con lo stesso stipendio oggi compro molto meno di quindici anni fa”. Un’esperienza condivisa da molti altri cittadini intervistati nelle principali città d’Italia.

La sfida per il futuro e il confronto con l’Europa

Nel resto d’Europa, invece, il divario con l’Italia continua ad allargarsi. Germania e Francia hanno potuto contare su politiche di sostegno al reddito e investimenti in innovazione che hanno aiutato le famiglie a migliorare il loro potere d’acquisto. Anche la Spagna, pur partendo da livelli più bassi, ha recuperato terreno più rapidamente. Gli esperti sottolineano che per colmare il gap serviranno riforme profonde, con una particolare attenzione alle politiche sul lavoro e sulla produttività.

Solo allora – forse – l’Italia potrà tornare ai livelli pre-crisi. Per il momento, però, come conferma il report Eurostat, il cammino resta lungo e difficile.