Intelligenza artificiale e Webidoo: la chiave per aumentare la produttività nelle PMI

Intelligenza artificiale e Webidoo: la chiave per aumentare la produttività nelle PMI

Intelligenza artificiale e Webidoo: la chiave per aumentare la produttività nelle PMI

Matteo Rigamonti

Novembre 2, 2025

Milano, 14 giugno 2024 – In Italia, appena il 6,9% delle piccole imprese e il 14,7% delle medie utilizzano oggi soluzioni di intelligenza artificiale. Eppure, secondo il nuovo report Insight Lab di Webidoo, adottare queste tecnologie potrebbe far crescere la produttività di oltre il 40%. Un segnale chiaro di un paese ancora indietro, ma che comincia a capire le possibilità concrete offerte dall’AI. “I numeri parlano chiaro, ma purtroppo l’uso dell’AI resta spesso sporadico, poco pianificato e non sempre consapevole”, ha commentato Giovanni Farese, Ceo di Webidoo Spa, azienda milanese specializzata in piattaforme digitali.

AI nelle PMI: un’opportunità da non sprecare

Il report mostra che le aziende che hanno già inserito l’AI nei loro processi crescono più in fretta, innovano prima e reagiscono meglio ai cambiamenti del mercato. Tuttavia, la maggior parte delle imprese italiane continua a guardare da fuori. “Per far diventare l’AI un vero motore di competitività, serve costruire una cultura ‘umana’ e concreta dell’intelligenza artificiale”, ha aggiunto Farese. Serve cioè un approccio sostenibile e alla portata di tutti, capace di trasformare l’automazione in una vera rivoluzione dentro le aziende. Chi prova oggi ha una chance reale di guadagnare terreno.

Nel report Webidoo Insight Lab, pubblicato a inizio giugno, si legge come nelle PMI che già usano l’AI i settori principali siano marketing e vendite (36%), ricerca e sviluppo (24,2%) e processi produttivi (21%). È la prova che l’intelligenza artificiale non è più solo una promessa, ma una realtà. E cresce anche la richiesta di regole che parlino alle imprese, non solo ai giganti della tecnologia.

Automazione e produttività: le storie dalle aziende

Michela Pancaldi, Ceo di Tecnocupole Pancaldi, azienda piemontese che opera nelle strutture industriali, racconta come l’AI abbia cambiato il modo di lavorare tra macchine e operatori. “Le nuove interfacce sono intuitive, guidano passo passo e riducono molto i tempi di formazione”, spiega Pancaldi. Risultato? Più produttività, meno errori e una gestione delle risorse più efficiente. “Stiamo pensando di trasformare lo stabilimento in un polo che ospiti anche produzioni di altri settori, grazie alla linea intelligente di Industria 4.0 in cui abbiamo investito”.

I numeri confermano: le imprese che adottano l’AI possono aumentare la produttività di oltre il 40%. Attività ripetitive come l’inserimento dati o la gestione dei documenti si fanno fino al 40% più in fretta; il supporto clienti può essere automatizzato fino all’80%, tagliando i tempi di risposta; e l’automazione dei processi migliora l’efficienza fino al 65%. “L’AI va regolata, ma anche incentivata”, conclude Farese.

Procurement e rischi: l’AI che cambia la filiera

Anche negli acquisti il cambiamento è già in atto. Daniele Civini, Head of Sales di Jaggaer Italia, società specializzata in soluzioni source-to-pay, racconta come gli AI agents aiutino i team acquisti a semplificare il lavoro, con funzioni di domande e risposte, controllo delle anomalie nelle fatture e creazione automatica di contenuti. “La tecnologia rende l’esperienza degli utenti più semplice ed efficace su tutta la piattaforma di procurement”, spiega Civini. Il punto resta “l’uomo al centro”, ma con più tempo per dedicarsi alle attività strategiche.

Sul fronte dei rischi e della sostenibilità, Azzurra Gollotta, Sales Manager Italia e Spagna di Achilles, spiega come l’AI aiuti a monitorare le vulnerabilità ESG lungo tutta la catena di fornitura. “Il nostro sistema raccoglie dati pubblici da banche dati normative, notizie e documenti aziendali”, dice Gollotta. Così si individuano rischi e modelli anche per fornitori che non inviano dati direttamente.

Competenze digitali: il vero motore del cambiamento

La diffusione dell’AI passa anche dalle persone. Laura Basili, fondatrice della piattaforma Women at Business, sottolinea che le competenze legate all’intelligenza artificiale stanno diventando sempre più trasversali. “Non riguardano solo i tecnici: con l’evoluzione delle tecnologie devono cambiare anche le conoscenze di tutti”, dice Basili. Sulla sua piattaforma si offrono corsi gratuiti per sviluppare capacità digitali da inserire nel proprio curriculum.

Il quadro che esce dal report è chiaro: l’AI non è più un’opzione futura, ma una realtà che pesa sulla competitività delle imprese italiane. Per creare valore vero, però, deve entrare dentro la cultura aziendale – una cultura che unisca tecnologia, formazione e responsabilità. Solo così l’intelligenza artificiale smetterà di essere una promessa e diventerà un vero motore di crescita per le PMI del nostro Paese.