Grado, 6 giugno 2024 – Sono emerse antiche palizzate risalenti all’epoca romana e medievale vicino alla laguna di Grado, in Friuli-Venezia Giulia. Questi ritrovamenti hanno dato la possibilità di ricostruire come si è mosso il livello del mare tra il I e il VI secolo d.C. in questa parte dell’Adriatico. La scoperta, pubblicata su Scientific Reports, è frutto di una collaborazione tra l’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale di Trieste, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Roma, l’Università di Bologna, la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per il Friuli e la società ArcheoTest.
Palizzate e clima: cosa raccontano i resti
Tutto è cominciato nel 2021, quando durante dei lavori nella laguna sono venuti alla luce alcuni pezzi di legno. Gli archeologi hanno scoperto due palizzate distinte: la prima, risalente al I-II secolo d.C., era formata da grossi pali conficcati nel terreno. Probabilmente servivano a contenere materiali durante una grande bonifica. All’epoca, dicono gli esperti, il mare era circa 1,2 metri più basso rispetto a oggi. “Anche allora, i cambiamenti nel livello del mare influenzavano molto come e dove vivevano le persone lungo la costa”, spiega Dario Gaddi di ArcheoTest, primo autore dello studio.
Il mare che sale tra I e VI secolo
La seconda palizzata, datata al 566 d.C., mostra come ci si sia adattati ai nuovi scenari ambientali. Le tavole di legno erano infatti piene di buchi scavati dalla Teredo navalis, un piccolo organismo marino che vive solo nel legno sommerso. Questo indica chiaramente che il mare era salito di almeno 40 centimetri rispetto ai secoli prima. “A volte, quando l’acqua avanzava troppo, le persone dovevano lasciare i loro insediamenti”, aggiunge Gaddi. Altre volte, invece, intervenivano pesantemente sull’ambiente per resistere.
Le comunità costiere sotto pressione
I resti di Grado raccontano di comunità che hanno dovuto far fronte a cambiamenti rapidi. Dai primi studi emerge che la bonifica e l’innalzamento del terreno erano strategie usate per proteggere gli abitati dall’acqua che avanzava. Solo quando queste barriere non bastavano, alcune zone venivano abbandonate. “Abbiamo trovato segni di tanti tentativi per adattarsi”, confida uno degli archeologi. Le palizzate non erano solo barriere materiali, ma anche un simbolo della forza e della capacità di resistere delle popolazioni antiche.
Dati e nuove piste di ricerca
Lo studio su Scientific Reports si basa su analisi del legno con metodi come la dendrocronologia e il radiocarbonio. I risultati sono stati messi a confronto con dati climatici mondiali e modelli di variazione del livello del mare. “Questi dati ci aiutano a capire come il clima abbia influenzato la storia umana, anche molto tempo fa”, spiega un ricercatore dell’OGS di Trieste. Il lavoro apre nuove strade per capire meglio il rapporto tra ambiente e società nel Mediterraneo di un tempo.
Un segnale per il presente
Le palizzate di Grado offrono uno sguardo concreto su come le comunità costiere hanno affrontato i cambiamenti climatici già duemila anni fa. Ma, sottolineano gli studiosi, la sfida dell’innalzamento del livello del mare è ancora oggi molto attuale. “Studiare quello che è successo in passato ci aiuta a capire meglio i pericoli che ci aspettano”, conclude Gaddi. In Friuli, come in tanti altri luoghi, la memoria delle acque che salgono continua a far riflettere chi vive vicino al mare.
