L’IA e il futuro del lavoro: perché l’umano resta insostituibile nel terziario

L'IA e il futuro del lavoro: perché l'umano resta insostituibile nel terziario

L'IA e il futuro del lavoro: perché l'umano resta insostituibile nel terziario

Giada Liguori

Novembre 2, 2025

Milano, 5 giugno 2024 – L’intelligenza artificiale non prenderà il posto del lavoro umano nel terziario. È questo il messaggio che emerge dall’ultima indagine di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza, presentata oggi a Milano. Il sondaggio, fatto su più di mille persone – 569 aziende e 437 privati – dipinge un settore attento alle nuove tecnologie, ma senza paura eccessiva.

Imprese in prima linea: l’IA come aiuto, non come concorrente

Dai dati raccolti dall’Ufficio Studi di Confcommercio si vede che il 59% degli imprenditori intervistati crede che l’intelligenza artificiale resterà un supporto al lavoro umano, aiutando il personale nelle attività di tutti i giorni. Solo l’8% la considera una vera minaccia per i posti di lavoro, mentre il 33% la vede con due facce: può togliere alcune mansioni, ma anche crearne di nuove o cambiare quelle già esistenti.

“L’IA generativa è un’opportunità che non si era mai vista prima, ma porta con sé anche rischi importanti”, ha detto Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio. “Per questo la maggior parte delle imprese del terziario della nostra zona chiede più controlli e regole precise, sia a livello nazionale che europeo”, ha aggiunto Barbieri, sottolineando quanto sia urgente un quadro normativo chiaro.

Regole e formazione: cosa serve davvero

Il tema delle regole è in cima alla lista: il 91% degli intervistati vuole norme più rigide sull’uso dell’intelligenza artificiale, mentre il 90% pensa che ogni applicazione debba sempre avere un controllo umano. Questo dato mostra come ci sia ancora molta diffidenza verso un’automazione completa e quanto si riconosca che le tecnologie non sono ancora perfette.

Ma non si parla solo di regole. L’indagine dice che l’87% degli imprenditori vede nella mancanza di competenze specifiche uno dei principali problemi per introdurre l’IA nelle aziende. Un ostacolo soprattutto per le piccole realtà, che spesso non hanno risorse da dedicare alla formazione. Eppure, l’82% è convinto che queste tecnologie possano rendere il lavoro più efficiente e produttivo.

Come si informano gli imprenditori sull’IA

Un altro punto interessante riguarda le fonti da cui gli imprenditori prendono informazioni sull’intelligenza artificiale. Il 55% delle imprese si dichiara “abbastanza o molto informata” sull’argomento. Per aggiornarsi, il 42% si affida ancora a siti di notizie online e televisione, mentre il 36% usa i social network. Gli assistenti virtuali basati su IA, come ChatGPT, Gemini, Claude e Copilot, sono utilizzati dal 26% degli intervistati: un segno che questi strumenti stanno diventando familiari, anche se non superano ancora i media tradizionali.

“C’è curiosità e voglia di capire come usare al meglio queste novità”, ha raccontato un imprenditore milanese nel settore servizi alle imprese, incontrato dopo la presentazione. “Ma serve chiarezza sulle regole e sulle responsabilità”.

Ottimismo cauto: tra sfide e opportunità

L’atmosfera tra le aziende del terziario lombardo è quella di un ottimismo cauto. Il 55% degli intervistati guarda con fiducia all’espansione dell’intelligenza artificiale nei prossimi anni. Però restano forti le richieste di garanzie: più formazione, regole più precise e un ruolo chiaro per la supervisione umana.

In sostanza, la fotografia scattata da Confcommercio Milano Lodi Monza e Brianza mostra un tessuto imprenditoriale pronto ad affrontare la trasformazione digitale. Ma solo se l’innovazione sarà accompagnata da regole certe e investimenti nelle competenze. Perché, come ha ricordato Barbieri, “il futuro non si costruisce da soli né senza responsabilità”.