Ricerche della Croce Rossa e Hamas per recuperare corpi nella zona dell’IDF

Ricerche della Croce Rossa e Hamas per recuperare corpi nella zona dell'IDF

Ricerche della Croce Rossa e Hamas per recuperare corpi nella zona dell'IDF

Matteo Rigamonti

Novembre 2, 2025

Tel Aviv, 13 giugno – Oggi Croce Rossa internazionale e Hamas si mettono insieme per due pattugliamenti congiunti alla ricerca dei corpi degli ostaggi nelle zone di Khan Yunis e nel quartiere di Shuja’iya, aree che al momento sono sotto il controllo delle Forze di Difesa Israeliane (IDF). L’operazione, confermata dall’emittente pubblica israeliana Kan, ha ottenuto il via libera dalle alte sfere politiche di entrambe le parti. Una decisione che arriva dopo settimane di trattative segrete e una tensione che non accenna a calare nella Striscia di Gaza.

Croce Rossa e Hamas insieme per cercare i corpi degli ostaggi

Fonti locali raccontano che le squadre della Croce Rossa agiranno fianco a fianco con rappresentanti di Hamas in due punti precisi: la città di Khan Yunis, nel sud della Striscia, e il quartiere orientale di Shuja’iya, a Gaza City. L’obiettivo è chiaro: trovare e recuperare i corpi degli ostaggi che, secondo le informazioni raccolte dalle autorità israeliane, potrebbero ancora essere nascosti sotto le macerie o in aree difficili da raggiungere per via dei combattimenti.

Il via libera è arrivato ieri sera, dopo una serie di incontri tra i vertici politici israeliani e i rappresentanti internazionali. “Abbiamo l’ok per procedere in condizioni di sicurezza”, ha detto un portavoce della Croce Rossa, senza entrare nei dettagli su come si svolgerà l’operazione. Dal fronte israeliano, nessun comunicato ufficiale, ma fonti militari hanno confermato che le IDF garantiranno un “cessate il fuoco temporaneo” nelle zone interessate dai pattugliamenti.

Gli ostaggi e le trattative: una questione ancora aperta

La questione degli ostaggi resta uno dei punti più delicati del conflitto tra Israele e Hamas. Secondo il governo israeliano, decine di persone – tra civili e militari – sono ancora trattenute o disperse nella Striscia di Gaza dopo l’attacco del 7 ottobre 2023. Alcuni corpi sarebbero rimasti sepolti sotto le macerie degli edifici colpiti o abbandonati in luoghi difficili da raggiungere.

Negli ultimi giorni la pressione internazionale per una soluzione umanitaria è aumentata. “È fondamentale rispettare il diritto internazionale umanitario”, ha detto ieri Mirjana Spoljaric, presidente del Comitato Internazionale della Croce Rossa. Le famiglie degli ostaggi, che da tempo sono in presidio davanti alla sede del governo a Tel Aviv, hanno accolto la notizia con prudenza. “Ogni passo per riportare a casa i nostri cari è importante, ma serve trasparenza”, ha dichiarato Yael Shapira, portavoce del gruppo “Bring Them Home”.

Reazioni dal mondo e il ruolo chiave della Croce Rossa

L’annuncio dei pattugliamenti congiunti ha diviso le opinioni a livello internazionale. Da un lato, le Nazioni Unite hanno espresso “apprezzamento per ogni iniziativa che possa alleviare la sofferenza delle famiglie”, come ha spiegato Stéphane Dujarric, portavoce del Segretario generale. Dall’altro, alcune organizzazioni umanitarie chiedono garanzie sulla sicurezza delle squadre impegnate nelle ricerche.

La presenza della Croce Rossa è vista come fondamentale per mantenere la neutralità dell’operazione. “Siamo qui per facilitare il dialogo e proteggere la dignità delle vittime”, ha raccontato un delegato dell’organizzazione a Rafah. Ma il clima resta teso: nelle ultime settimane diversi convogli umanitari sono stati bloccati o rallentati a causa degli scontri.

Cosa aspettarsi: luci e ombre dopo i pattugliamenti

Non è ancora chiaro se i controlli di oggi porteranno davvero al ritrovamento dei corpi degli ostaggi. Le operazioni dovrebbero terminare entro sera, ma non si esclude che possano prolungarsi se ci saranno problemi o nuovi scontri. Le autorità israeliane hanno ribadito che ogni azione umanitaria dovrà svolgersi “senza mettere a rischio la sicurezza nazionale”.

Resta da vedere se questa collaborazione temporanea tra Croce Rossa e Hamas potrà aprire la strada a nuovi accordi sul fronte umanitario. Per ora, a Khan Yunis e Shuja’iya, l’attesa è forte: tra macerie e checkpoint improvvisati, famiglie e volontari guardano alle prossime ore con una speranza cauta.