Campari in crisi: preoccupazioni per la possibile vendita di azioni da parte di Lagfin

Campari in crisi: preoccupazioni per la possibile vendita di azioni da parte di Lagfin

Campari in crisi: preoccupazioni per la possibile vendita di azioni da parte di Lagfin

Matteo Rigamonti

Novembre 3, 2025

Milano, 3 novembre 2025 – Campari ha vissuto una mattinata turbolenta in Borsa. Dopo il sequestro di azioni per quasi 1,3 miliardi di euro da parte della Guardia di Finanza alla holding lussemburghese Lagfin, azionista di maggioranza del gruppo, il titolo è partito in netto calo. A metà giornata ha limitato le perdite al 2%, dopo aver toccato un minimo vicino al 6% nelle prime ore di contrattazione. Sullo sfondo c’è la vicenda della presunta evasione fiscale che coinvolge la cassaforte della famiglia Garavoglia, che detiene il 52% del capitale e l’83% dei diritti di voto della società nota per l’aperitivo Spritz.

Il sequestro di Lagfin scuote il mercato

Il blitz della Guardia di Finanza, avvenuto venerdì 1 novembre, ha colpito direttamente la holding Lagfin, non Campari. Ma il mercato ha reagito con nervosismo. Molti operatori temono che Lagfin possa essere costretta a vendere una parte importante delle sue azioni Campari per far fronte a una possibile sanzione fiscale. “Non si può escludere l’ipotesi che le azioni vengano messe sul mercato”, ha spiegato un analista di Equita contattato stamattina. Se succedesse, ci sarebbe un aumento dell’offerta e una pressione sui prezzi, che sono già ai livelli più bassi degli ultimi dieci anni.

Soldi in ballo e possibili strade da percorrere

Secondo Equita, la sanzione ipotizzata – intorno a 1,3 miliardi – lascerebbe a Lagfin un bisogno residuo di circa 950 milioni da coprire, nel caso si dovessero vendere azioni Campari. A valori attuali, si tratterebbe di quasi il 13% del capitale della società. Un’operazione del genere avrebbe un impatto notevole sulla struttura azionaria e sulla fiducia degli investitori.

Ma Equita suggerisce che la famiglia Garavoglia potrebbe cercare altre soluzioni. “Visto il miglioramento atteso nei risultati e il nuovo piano strategico che verrà presentato il 6 novembre – osserva l’analista – è più probabile che si scelga di finanziare un aumento di capitale in Lagfin invece di vendere una fetta importante di Campari”. Un’altra ipotesi al vaglio è la distribuzione di un dividendo straordinario, anche se al momento non ci sono conferme ufficiali.

Campari: nessun coinvolgimento diretto, ma i rischi restano

Sul fronte operativo, Campari non è direttamente coinvolta nell’indagine né nel sequestro. Tuttavia, come sottolinea Banca Akros in una nota diffusa oggi, “il sequestro delle azioni detenute da Lagfin potrebbe creare problemi a Campari per questioni di reputazione e per il rischio di un eccesso di azioni sul mercato”. In pratica, anche senza ripercussioni immediate sui conti o sulle attività, la vicenda potrebbe pesare sull’immagine della società e sulle aspettative degli investitori.

Lo sguardo avanti: tutti in attesa del nuovo piano

Mentre si attendono sviluppi giudiziari e fiscali, gli occhi degli analisti sono puntati sul nuovo piano strategico che Campari presenterà il prossimo 6 novembre. “Il titolo è vicino ai minimi degli ultimi dieci anni – ricorda Equita – ma le prospettive di crescita restano solide”. Anche Octo Finances sottolinea che “una sanzione non metterebbe in discussione la partecipazione di Lagfin in Campari, ma avrebbe un impatto sul debito della holding”.

Per ora la famiglia Garavoglia tace. A Piazza Affari, intanto, gli operatori mantengono prudenza. La vicenda Lagfin-Campari si intreccia con temi di governance e stabilità finanziaria del gruppo. Solo nei prossimi giorni si capirà se si potrà trovare un accordo con il Fisco, come già successo in passato con Exor, o se si apriranno scenari più complessi per uno dei simboli dell’industria italiana degli alcolici.