Parigi, 2 novembre 2023 – La produzione industriale francese ha fatto un passo indietro a settembre, con un calo dello 0,7%. A dirlo sono i dati diffusi stamattina dall’Insee, l’istituto nazionale di statistica. Dopo un’estate con segnali incerti, questo dato conferma le difficoltà di alcuni settori chiave dell’industria in Francia. Ma a ottobre spunta un piccolo segnale di speranza: il Pmi manifatturiero segna una lieve crescita, salendo a 48,8 punti, meglio delle attese e del dato di settembre, fermo a 48,3.
Produzione industriale in calo: chi ci rimette di più
Il report dell’Insee, uscito alle 8.45, mette in luce che la frenata riguarda soprattutto i beni strumentali e la chimica. La produzione di macchinari e attrezzature è scesa di oltre l’1%. Male anche il settore automobilistico, che continua a faticare tra la transizione verso l’elettrico e la carenza di microchip. “La domanda interna è debole, specie per i beni durevoli”, spiega al telefono da Parigi Claire Morel, analista di Société Générale. “Le aziende rimandano gli investimenti, aspettano che il quadro economico si chiarisca”.
Pmi manifatturiero: un piccolo segnale di ripresa
Se la produzione resta in calo, il Pmi manifatturiero offre qualche motivo per guardare avanti. A ottobre, i dati di S&P Global mostrano un indice a 48,8 punti. È ancora sotto i 50, soglia che divide crescita e contrazione, ma supera le aspettative (48,3) e il dato di settembre. “È un segnale timido, ma positivo”, commenta Jean-Luc Martin, direttore della Camera di Commercio di Lione. “Le imprese hanno ricominciato a ordinare materie prime, anche se con molta cautela. Solo allora potremo parlare di vera ripresa”.
Francia e Europa: una sfida condivisa
La Francia non è sola in questa fase difficile. In tutta l’Eurozona la produzione industriale fatica a riprendersi. Eurostat segnala un calo dello 0,6% ad agosto. Anche la Germania, suo principale partner commerciale, mostra una contrazione simile. “La debolezza della domanda globale pesa su tutto il continente”, spiega François Dubois, economista del think tank Bruegel. “Qui in Francia si aggiungono la crisi energetica e l’inflazione, che riducono il potere d’acquisto delle famiglie”.
Governo e imprese: reazioni e richieste
Il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, ha commentato i numeri in una conferenza stampa a Bercy: “Sappiamo che le nostre industrie stanno attraversando un momento difficile. Stiamo lavorando per sostenere gli investimenti e accelerare la transizione ecologica”. Dall’altra parte, le associazioni di categoria chiedono azioni più rapide. “Serve un piano straordinario per l’innovazione”, dice Marie Fournier, presidente della Federazione delle Industrie Meccaniche. “Altrimenti rischiamo di perdere terreno rispetto ai concorrenti asiatici”.
Occupazione a rischio: le preoccupazioni nelle fabbriche
La frenata della produzione industriale pesa anche sul lavoro. Secondo le prime stime dell’Insee, circa 3.500 posti potrebbero andare persi nei prossimi mesi nei settori più in crisi. A Lilla e Tolosa, dove ci sono importanti poli industriali, operai e tecnici temono nuove ondate di cassa integrazione. “Non sappiamo cosa succederà dopo Natale”, racconta Pierre, operaio in una fabbrica di componenti elettronici a Tolosa. “Ogni mese qualcuno se ne va o viene spostato”.
Cosa aspettarsi nei prossimi mesi
Gli esperti restano cauti sulle prospettive per la Francia nell’ultimo trimestre del 2023. Il lieve rialzo del Pmi è un segnale da tenere d’occhio, ma non basta a parlare di svolta. “La vera sfida sarà mantenere la fiducia delle aziende e far ripartire la domanda interna”, conclude Dubois. Nel frattempo, Parigi osserva da vicino le mosse della Banca Centrale Europea e aspetta segnali dal mercato globale. Per ora, il quadro resta incerto, tra dati contrastanti e aspettative in sospeso.
