Anchorage, 3 novembre 2025 – Il ritiro dei ghiacciai in Alaska sta cambiando la quantità di nutrienti essenziali che finiscono negli oceani, con possibili ripercussioni sugli ecosistemi marini. A rivelarlo è uno studio guidato da Kiefer Forsch, dell’Università della California a San Diego, pubblicato su Nature Communications. La ricerca ha analizzato due ghiacciai nella penisola di Kenai e mostra come la diminuzione di elementi come ferro e manganese – fondamentali per il fitoplancton – potrebbe stravolgere gli equilibri biologici delle acque artiche.
Ghiacciai, vere fonti di vita per il mare
Per gli scienziati, l’acqua di fusione dei ghiacciai – torbida e ricca di sedimenti e minerali – è una risorsa preziosa per la vita oceanica. Mentre il ghiaccio scivola lentamente verso valle, scava le rocce sottostanti e libera sostanze che poi arrivano fino al mare. “Questi micronutrienti sono vitali per il fitoplancton, che sostiene tutta la catena alimentare marina”, spiega Forsch. Il fenomeno è particolarmente evidente in luoghi come l’Alaska, la Groenlandia e l’Antartide, dove i ghiacciai si affacciano direttamente su fiordi e coste.
Un confronto tra due ghiacciai vicini ma diversi
Il gruppo di ricerca si è concentrato su due ghiacciai vicini nella penisola di Kenai, separati da pochi chilometri e poggiati su rocce simili. Ma le loro storie recenti sono molto diverse: uno è rimasto stabile negli ultimi decenni, l’altro invece si è ritirato di circa 15 chilometri dal 1950. I ricercatori hanno raccolto campioni di acqua superficiale, sedimenti sospesi e ghiaccio per confrontare la composizione chimica dei nutrienti che arrivano al mare.
Meno ferro e manganese: il segnale del cambiamento
I dati mostrano una differenza chiara: il ghiacciaio che si sta ritirando rilascia molto meno ferro e manganese in forme facilmente utilizzabili dai microrganismi marini. “Più si allontana dal mare, più i nutrienti restano intrappolati lungo il percorso”, spiega Forsch. Insomma, l’acqua di scioglimento continua a scavare e raccogliere sostanze, ma molte finiscono per depositarsi prima di raggiungere l’oceano.
Cosa rischiano gli ecosistemi marini
Il fitoplancton, piccolo ma fondamentale anello della catena alimentare, ha bisogno proprio di questi micronutrienti. Se ne arrivano meno, potrebbe calare la produttività degli oceani artici e subartici, con effetti a cascata su pesci, uccelli e mammiferi marini. “Non sappiamo ancora quanto questo fenomeno sia diffuso”, ammette Forsch. Il prossimo passo sarà capire se succede lo stesso in altri ghiacciai del mondo.
Guardando avanti: la ricerca continua
Gli autori sottolineano che ancora non si conoscono bene i meccanismi che regolano il passaggio dei nutrienti dai ghiacciai al mare. “Dobbiamo capire come cambieranno gli ecosistemi marini nei prossimi decenni”, aggiunge Forsch. Nel frattempo, la comunità scientifica tiene d’occhio le regioni polari, dove il riscaldamento globale accelera il ritiro dei ghiacci e cambia profondamente il flusso di materia tra terra e oceano.
In Alaska, come altrove, la sparizione dei ghiacciai non riguarda solo il paesaggio: tocca la sopravvivenza stessa degli organismi che vivono nelle acque fredde del Nord. Solo ora, grazie a studi come questo, si comincia a capire davvero quanto stanno cambiando queste terre e i loro mari.
 