Roma, 3 novembre 2025 – Nei primi nove mesi del 2025, i dati diffusi oggi dall’Inail mostrano che le denunce di infortuni mortali sul lavoro hanno toccato quota 777 (esclusi gli studenti), leggermente in aumento rispetto alle 770 dello stesso periodo del 2024. Un numero che, seppur stabile, riporta al centro del dibattito la sicurezza nei luoghi di lavoro in Italia.
Crescono le morti sul lavoro
Gli open data Inail aggiornati a settembre rivelano che tra gennaio e settembre sono stati 570 i decessi avvenuti “in occasione di lavoro”, con un +1,2% rispetto all’anno precedente. Questi incidenti si verificano durante l’attività lavorativa, soprattutto in settori come edilizia, agricoltura e industria manifatturiera. “Ogni numero è una storia, una famiglia colpita”, ha detto al telefono un rappresentante della Cgil nel pomeriggio.
Per quanto riguarda gli incidenti “in itinere”, ovvero quelli nel tragitto casa-lavoro, il dato resta fermo a 207 casi, lo stesso livello del 2024. Secondo alcuni esperti, questo riflette i rischi ancora presenti legati alla mobilità urbana e ai mezzi pubblici.
Infortuni totali: calano un po’, ma aumentano le malattie
Guardando al totale delle denunce di infortunio in occasione di lavoro (esclusi gli studenti), nei primi nove mesi del 2025 si registrano 310.726 casi, con una lieve diminuzione dello 0,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Un calo minimo, che secondo l’Inail “non cambia il quadro di rischio nei settori più esposti”.
Diverso il discorso per gli infortuni in itinere, che aumentano a 71.594, segnando un +2,4%. Sommando le due categorie, si arriva a 382.320 denunce nei primi nove mesi. Numeri che, spiegano fonti dell’Istituto, “chiedono una riflessione seria sulle misure di prevenzione e formazione”.
Le malattie professionali sono in aumento
Un dato che colpisce è quello delle patologie di origine professionale: da gennaio a settembre sono state denunciate 71.682 nuove malattie, con un aumento del 9,7% rispetto al 2024. Si tratta spesso di disturbi legati a movimenti ripetitivi, esposizione a sostanze tossiche o stress da lavoro. “Le malattie professionali sono sottostimate”, spiega un medico del lavoro a Roma. “Molti non denunciano per paura o perché non conoscono i propri diritti”.
Sindacati e istituzioni: serve più controllo
La pubblicazione dei dati ha subito scatenato le reazioni dei sindacati principali. “Non possiamo accettare che il lavoro continui a uccidere e ammalare”, ha detto Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, chiedendo “un piano straordinario per aumentare il personale negli organi di controllo e investire nella formazione”. Anche la Uil ha chiesto “un impegno reale da imprese e Stato”, sottolineando che “prevenire non è un costo, ma un investimento”.
Dal Ministero del Lavoro fanno sapere che “si stanno studiando nuove misure per rafforzare la sicurezza nei cantieri e nelle aziende”, mentre l’Inail ribadisce l’importanza della collaborazione tra pubblico e privato.
Una situazione ancora delicata
Nonostante il leggero calo degli infortuni complessivi, l’aumento delle morti sul lavoro e delle malattie professionali mostra che la situazione resta critica. Nei corridoi dell’Inail di via IV Novembre, a Roma, si respira preoccupazione: “I numeri ci ricordano che la battaglia per la sicurezza non è mai finita”, confida un funzionario. Solo allora – quando le cifre diventano volti e storie – si capisce davvero il peso di questi dati.
Il prossimo aggiornamento è previsto per gennaio 2026. Nel frattempo, il tema resta caldo nell’agenda politica e sociale: perché dietro ogni denuncia c’è una persona, spesso invisibile, che chiede solo di lavorare senza rischiare la vita.
 