Roma, 3 novembre 2025 – La Procura di Roma ha aperto un’inchiesta sulle immagini di donne dello spettacolo e non solo, apparse nude su un noto sito per adulti. Foto e video che, stando alle prime verifiche, sarebbero stati generati o modificati con l’intelligenza artificiale. L’indagine, guidata dal procuratore aggiunto Sergio Colaiocco, è partita dopo diverse denunce, tra cui quella della giornalista Francesca Barra.
Deepfake: quando la tecnologia diventa un reato
Le indagini, affidate alla Polizia Postale, ruotano attorno a un reato introdotto solo lo scorso ottobre: la diffusione illegale di contenuti creati o alterati con l’intelligenza artificiale. Una norma pensata per fermare i “deepfake”, con pene che vanno da uno a cinque anni di carcere. Una legge recente, ma già chiamata a intervenire su casi che coinvolgono volti noti e persone comuni.
Fonti giudiziarie rivelano che le immagini sarebbero state caricate su una piattaforma internazionale dedicata a contenuti per adulti. Alcune delle donne coinvolte – attrici, influencer e anche persone estranee al mondo dello spettacolo – hanno scoperto di essere state “usate” solo dopo che amici o utenti hanno segnalato loro la cosa. “Mi sono sentita violata”, ha raccontato una vittima che ha scelto di restare anonima.
Le denunce si moltiplicano, la Polizia indaga
La denuncia più nota è quella della giornalista Francesca Barra, che ha parlato pubblicamente del suo caso. “Non è solo una questione di privacy – ha detto – ma di dignità e sicurezza. Chiunque può essere preso di mira”. La sua segnalazione ha spinto avanti le indagini, ma non è l’unica: secondo fonti investigative, sono già una decina le denunce raccolte.
La Polizia Postale sta cercando di scoprire chi ha creato e diffuso quei contenuti. Gli agenti stanno esaminando i flussi digitali, i server usati per caricare le immagini e i profili coinvolti. Un lavoro complicato, soprattutto perché molte piattaforme hanno sede all’estero e usano sistemi sofisticati per nascondere gli utenti.
Deepfake, un problema in crescita con indagini difficili
Il fenomeno dei deepfake – immagini e video manipolati con l’intelligenza artificiale – cresce anche in Italia. Secondo un rapporto del Garante per la Privacy, nel 2024 sono stati segnalati oltre 400 casi di contenuti falsi che danneggiano cittadini e personaggi pubblici. “La tecnologia corre più veloce delle leggi”, ammette un funzionario della Polizia Postale. Ma con la nuova norma, le forze dell’ordine hanno uno strumento in più per agire.
Le indagini però si scontrano con diversi ostacoli: server all’estero, difficoltà a risalire agli autori, e la velocità con cui i contenuti si diffondono online. Spesso le immagini vengono tolte dopo poche ore, ma il danno ormai è già fatto.
Privacy, AI e il dibattito che si accende
Il caso ha riacceso il dibattito sulla tutela della privacy e sull’uso responsabile dell’intelligenza artificiale. Diverse associazioni femminili chiedono misure più forti e campagne di sensibilizzazione nelle scuole. “Non basta punire chi diffonde questi materiali – sottolinea la presidente di Differenza Donna – serve educare al rispetto digitale”.
La Procura di Roma continua gli accertamenti. Nei prossimi giorni saranno sentite altre vittime e testimoni. L’obiettivo è ricostruire tutta la catena di produzione e diffusione di questi contenuti falsi. Solo così si capirà se dietro questa vicenda ci sia una rete organizzata o singoli individui. Per ora resta un fatto chiaro: chiunque può finire nel mirino dell’intelligenza artificiale senza nemmeno accorgersene.
