Parigi, 4 novembre 2025 – La Direzione Generale per la Concorrenza, il Consumo e la Repressione delle Frodi francese (DGCCRF) ha deciso di segnalare AliExpress alla Procura della Repubblica. Il motivo? La scoperta che sulla piattaforma venivano vendute bambole pedopornografiche. Un fatto che riaccende i riflettori sulla sicurezza dei marketplace online e sulla protezione dei minori in Francia.
Scattano le indagini dopo una segnalazione su Shein
La DGCCRF ha comunicato che questa decisione è arrivata appena due giorni dopo una denuncia simile riguardante il sito Shein, un altro gigante dell’e-commerce. Le autorità hanno spiegato che la “descrizione” e la “categoria” di questi prodotti su AliExpress sono talmente esplicite da non lasciare dubbi sulla loro natura pedopornografica”. Parole nette, senza mezzi termini. Nel comunicato di questa mattina, la DGCCRF ha aggiunto di aver “allargato le indagini ad altre piattaforme di e-commerce molto usate dai francesi”, senza però fare nomi.
Il silenzio di AliExpress e le parole del ministro
AliExpress, contattata nel primo pomeriggio, non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali. Un portavoce ha detto solo che “l’azienda collabora con le autorità e prende molto sul serio ogni segnalazione di contenuti illegali”. Nessun commento invece da Shein. Intanto, il ministro dell’Economia Bruno Le Maire ha chiesto “tolleranza zero contro chi approfitta delle falle nei controlli online per diffondere materiale illegale”. La sua posizione è stata espressa durante una conferenza stampa a Bercy, poco dopo la nota della DGCCRF.
Un problema in crescita che riguarda milioni di utenti
Il caso AliExpress riporta al centro del dibattito la responsabilità delle piattaforme digitali. In Francia, secondo il Ministero dell’Interno, sono oltre 40 milioni le persone che ogni anno acquistano su siti di e-commerce internazionali. “I filtri automatici si possono aggirare troppo facilmente, ed è un problema serio”, ha detto a Le Monde un funzionario della polizia giudiziaria esperto in crimini informatici. Le indagini, partite a settembre dopo alcune segnalazioni anonime, hanno portato alla luce diversi annunci sospetti. Le bambole venivano presentate con descrizioni ambigue e immagini che lasciavano intendere un uso illecito.
Controlli e limiti della legge attuale
La DGCCRF ha spiegato che i controlli sono stati fatti sia con sistemi automatici che con verifiche manuali. “Abbiamo trovato categorie sbagliate e descrizioni che chiaramente indicavano la natura pedopornografica dei prodotti”, si legge nel comunicato ufficiale. In Francia, vendere o promuovere materiale pedopornografico è un reato punito con pene severe: fino a sette anni di carcere e multe che superano i 100mila euro. Ma la legge fatica a stare dietro all’evoluzione rapida delle piattaforme digitali. “Serve un intervento coordinato a livello europeo”, ha commentato ieri sera un deputato della Commissione Giustizia dell’Assemblea Nazionale.
Cosa succederà adesso?
Al momento la Procura di Parigi ha confermato di aver ricevuto il dossier dalla DGCCRF. Gli investigatori stanno valutando se aprire un’inchiesta formale contro AliExpress e i venditori coinvolti. Non si esclude che nelle prossime settimane emergano altri nomi di piattaforme sotto la lente. Nel frattempo, le associazioni che difendono i minori chiedono più trasparenza e strumenti più efficaci per segnalare i contenuti illegali online.
“Non basta cancellare i singoli annunci: serve un sistema che blocchi alla fonte la pubblicazione di questi prodotti”, ha detto Céline Dumont, presidente dell’associazione Enfance Protégée. Una richiesta che, per ora, resta senza risposta concreta da parte dei grandi nomi dell’e-commerce.
 