Ex fidanzato condannato a 17 anni per la morte di Aurora Tila, caduta dal balcone a soli 13 anni

Ex fidanzato condannato a 17 anni per la morte di Aurora Tila, caduta dal balcone a soli 13 anni

Ex fidanzato condannato a 17 anni per la morte di Aurora Tila, caduta dal balcone a soli 13 anni

Matteo Rigamonti

Novembre 4, 2025

Piacenza, 4 novembre 2025 – Diciassette anni di carcere per il ragazzo oggi sedicenne, ritenuto colpevole dell’omicidio pluriaggravato di Aurora Tila, la tredicenne che precipitò dal settimo piano di un palazzo in via Manfredi, a Piacenza, la sera del 25 ottobre 2024. La sentenza, firmata dal giudice del Tribunale per i minorenni di Bologna, chiude un processo con rito abbreviato a poco più di un anno dalla tragedia che ha scosso la città e riacceso il dibattito sulla violenza tra ragazzi.

La tragedia e la ricostruzione dell’accusa

La Procura dei minori ha ricostruito così i fatti: il ragazzo, quindicenne al tempo, avrebbe spinto Aurora oltre la ringhiera del balcone durante un litigio. La giovane avrebbe cercato disperatamente di aggrapparsi alla balaustra. È in quel momento che, secondo le testimonianze di tre testimoni indipendenti, il ragazzo l’avrebbe colpita alle mani con le ginocchia, facendola cadere nel vuoto. Le perizie medico-legali hanno trovato segni compatibili sulle mani della vittima.

Il pubblico ministero aveva chiesto 20 anni e 8 mesi, contestando anche il possesso illegale di un cacciavite e chiedendo che non venissero concesse attenuanti generiche. La difesa, invece, ha puntato sulla tesi dell’incidente o di un gesto senza volontà di uccidere. “Si è sempre dichiarato innocente”, hanno ribadito i legali Ettore Maini e Rita Nanetti.

Il dolore della madre e la voce della famiglia

In aula, tra i posti riservati alla parte civile, c’era Morena Corbellini, madre di Aurora, assistita dagli avvocati Anna Ferraris e Mario Caccurri. Poco prima dell’udienza, la donna ha parlato ai giornalisti con parole cariche di dolore: “Al di là di un possibile squilibrio mentale, ha ucciso Aurora perché è un assassino dentro. Per gelosia? Può darsi. Per possesso? Sicuramente. Lei aveva detto no, non lo voleva più”. L’avvocata Ferraris ha aggiunto: “Speriamo in una pena superiore ai 15 anni, anche per l’aggravante dello stalking”.

Aurora aveva appena chiuso la relazione con il ragazzo. Le indagini hanno fatto emergere che, poco prima della tragedia, la ragazza avrebbe implorato l’ex: “Ti amo, non puoi farmi questo”, nel disperato tentativo di salvarsi.

Il processo e la sentenza

Il processo si è svolto con rito abbreviato, che prevede uno sconto di un terzo sulla pena se c’è condanna. Il giudice ha stabilito la responsabilità del minore per omicidio volontario aggravato dallo stalking, accogliendo in parte le richieste dell’accusa ma riducendo la pena rispetto a quanto chiesto dal pm. La sentenza è arrivata nel pomeriggio del 3 novembre, dopo alcune ore di camera di consiglio.

L’imputato, rimasto silenzioso durante tutto il procedimento, dovrà scontare 17 anni di reclusione. La difesa ha già annunciato che valuterà il ricorso in appello. “Non ci fermiamo qui”, ha detto l’avvocato Maini all’uscita dal tribunale.

La città tra dolore e reazioni

A Piacenza, la sentenza è stata accolta con un misto di sollievo e tristezza. Nel quartiere dove viveva Aurora, tra palazzi grigi e cortili silenziosi, molti ricordano ancora i fiori lasciati sotto il portone nei giorni dopo la tragedia. “Era una ragazzina solare”, racconta una vicina. “Da allora qui non è più stato lo stesso”.

Il caso ha riportato sotto i riflettori la violenza tra adolescenti e le difficoltà a riconoscere i segnali di disagio nelle relazioni tra giovani. Le scuole della zona hanno organizzato incontri con psicologi e operatori sociali nelle settimane successive alla morte di Aurora.

Cosa succede ora

La sentenza non chiude del tutto la vicenda giudiziaria: la difesa potrà presentare appello nei prossimi mesi. Intanto, la famiglia Tila aspetta una giustizia definitiva per una storia che ha lasciato un segno profondo nella comunità di Piacenza e che ancora oggi solleva interrogativi importanti per genitori, insegnanti e istituzioni sulla prevenzione della violenza tra i più giovani.