Fumettisti giapponesi in guerra contro OpenAI: fermare l’uso non autorizzato dell’IA

Fumettisti giapponesi in guerra contro OpenAI: fermare l'uso non autorizzato dell'IA

Fumettisti giapponesi in guerra contro OpenAI: fermare l'uso non autorizzato dell'IA

Giada Liguori

Novembre 4, 2025

Tokyo, 4 novembre 2025 – I grandi nomi degli anime e manga giapponesi hanno deciso di farsi sentire forte e chiaro contro OpenAI. La Content Overseas Distribution Association (Coda), che raccoglie giganti come Aniplex, Studio Ghibli, Square Enix e Shueisha, ha spedito una lettera formale all’azienda americana. Al centro della protesta, l’uso non autorizzato delle loro opere per addestrare il modello di intelligenza artificiale Sora 2, che serve a creare video. La lettera, inviata nei giorni scorsi e subito finita sotto i riflettori dei media statunitensi, arriva in un momento in cui il dibattito sui diritti d’autore nell’era dell’IA si fa sempre più acceso.

Editori giapponesi in allarme: rischio concreto per il copyright

Nella lettera, la Coda fa capire chiaramente la preoccupazione: molti dei contenuti generati da Sora 2 sembrano molto simili a opere giapponesi ben precise. Questo fa pensare che il modello sia stato addestrato anche con materiale protetto da copyright, senza aver chiesto il permesso ai legittimi proprietari. “In Giappone, per usare opere protette, serve un’autorizzazione prima di tutto”, spiegano gli editori. Un principio sacro, che non ammette scorciatoie: “Non c’è modo di evitare questa responsabilità”, si legge ancora nel documento.

Il punto è che le tecnologie di intelligenza artificiale, come quelle di OpenAI, possono attingere a un enorme archivio di immagini, stili e storie senza riconoscere i diritti di chi ha creato quei contenuti. Per la Coda, questo non mette a rischio solo i guadagni degli autori, ma anche l’identità culturale delle opere giapponesi.

“Opt-out” di OpenAI: una soluzione che non convince

La Coda non ci sta neanche con il sistema di “opt-out” proposto da OpenAI. In pratica, l’azienda americana permette ai detentori dei diritti di chiedere in un secondo momento di escludere le proprie opere dall’addestramento dell’IA. Ma gli editori giapponesi dicono no: “Chiedere di cancellare a posteriori non cancella il danno già fatto”, scrivono nella lettera. Il problema, spiegano, è che il modello usa già i contenuti senza permesso prima che qualcuno possa dire “stop”.

La richiesta è netta: basta usare senza autorizzazione i contenuti protetti e dateci risposte chiare. Gli editori vogliono sapere da OpenAI se e quali violazioni di copyright si sono verificate nei risultati di Sora 2. Solo così, dicono, si potrà “assicurare uno sviluppo sano dell’intelligenza artificiale, rispettando i diritti di chi crea”.

La “Ghibli-mania” e il dibattito che non si spegne

Non è la prima volta che il mondo degli anime si trova davanti a queste sfide. A marzo scorso, la cosiddetta “Ghibli-mania” aveva invaso i social: migliaia di persone avevano usato ChatGPT e altri strumenti IA per creare immagini in stile anime partendo da foto reali. Un fenomeno che ha fatto felici molti fan, ma che ha anche acceso un campanello d’allarme tra chi lavora nel settore, preoccupato per il rischio di perdere il controllo sui diritti.

In Giappone questa questione è particolarmente sentita. Gli editori temono che la diffusione incontrollata di contenuti generati dall’IA possa mettere in crisi un’industria che solo nel 2024 ha fatturato oltre 20 miliardi di dollari, secondo la Japan Animation Association. “Non è solo una questione di soldi”, ha confidato a voce bassa un dirigente di Shueisha, “ma di storia e rispetto per chi crea”.

OpenAI sotto i riflettori: tutti aspettano una risposta

Per ora, OpenAI non ha ancora risposto ufficialmente alla lettera della Coda. Ma la vicenda potrebbe aprire un nuovo fronte nella battaglia globale tra creatori di contenuti e aziende tecnologiche. In gioco c’è il futuro della cultura nell’era digitale: da una parte la spinta dell’innovazione, dall’altra la necessità di tutelare il lavoro degli autori.

La richiesta degli editori giapponesi – trasparenza sulle modalità di addestramento e rispetto delle regole sul copyright – potrebbe fare scuola anche in altri settori creativi. E mentre a Tokyo si aspetta una risposta, il dibattito resta aperto: fino a che punto l’intelligenza artificiale può ispirarsi alle opere esistenti senza oltrepassare la linea del diritto d’autore? Una domanda che oggi riguarda davvero tutti.