La brillante ironia di mio padre: un omaggio a Anna Negri e Toni

La brillante ironia di mio padre: un omaggio a Anna Negri e Toni

La brillante ironia di mio padre: un omaggio a Anna Negri e Toni

Giada Liguori

Novembre 4, 2025

Roma, 4 novembre 2025 – Anna Negri, regista e figlia di Toni Negri, si mette a nudo nel documentario “Toni mio padre”, che arriva nelle sale italiane il 10 novembre grazie a Wanted. Il film, già presentato alle “Notti veneziane” del Festival di Venezia, racconta il rapporto complicato con un padre ingombrante: uno degli intellettuali più discussi del Novecento italiano, tra assenze, idealismi e un cognome pesante.

Un padre lontano, tra politica e prigione

“Quello che mi manca di più di mio padre è la sua ironia e il modo in cui guardava il mondo”, confida Anna Negri, nata nel 1964, in un’intervista con l’ANSA. Toni Negri è stato per anni una figura centrale nel dibattito politico italiano: militante, processato, poi in carcere e latitante. “Parlare con lui era un regalo, perché aveva una testa straordinaria. Mi manca il suo idealismo, soprattutto oggi che il mondo sembra andare al contrario. È bello ricordare che esistono persone così”.

Il documentario segue Anna e Toni a pochi mesi dalla scomparsa del padre. Un incontro tardivo, quasi un tentativo di recuperare il tempo perso. “Non ho mai vissuto con lui dopo il suo arresto”, racconta la regista. “Abbiamo condiviso solo quattordici anni insieme”. Il film si muove tra Venezia e i ricordi, tra domande mai fatte e risposte mai arrivate.

Il peso di un cognome difficile

Anna non nasconde quanto sia stato duro portare il nome di un uomo accusato per anni di essere il “capo occulto del terrorismo italiano” – poi prosciolto. “Quel cognome ti obbliga a stare sempre sulla difensiva”, ammette. Nel documentario, la macchina da presa diventa il mezzo per cercare un confronto diretto con il padre, ma anche con la propria storia.

“Ho sentito il bisogno urgente di chiarire alcune cose con lui”, spiega Anna. “Era diventato vecchio e sapevo che, se non lo avessi fatto, me ne sarei pentita per sempre”. Così nasce il film: da una necessità personale più che da un progetto artistico.

Faccia a faccia davanti alla cinepresa

Girare questo documentario ha voluto dire anche mettersi a nudo, affrontare emozioni forti. “Forse sono stata troppo dura con lui”, riflette oggi Anna Negri. “Ma c’era anche la regista che voleva fare un certo tipo di film”. Toni Negri ha visto solo una parte del montaggio finale, ma – ricorda la figlia – “era contentissimo e gli devo tanto per la fiducia che mi ha dato”.

Il film oscilla tra realtà e finzione, tra documentario e teatro. “A volte, mentre giravamo, sembrava di stare dentro uno spettacolo teatrale improvvisato”, racconta Anna. “Teatro fatto da persone vere, che dicono cose vere. Una cosa strana, ma con un lato molto umano”.

Un uomo del Novecento dentro la storia

“Toni mio padre” non è solo la storia privata di un rapporto difficile. È anche il ritratto di un uomo che ha attraversato le grandi trasformazioni del Novecento italiano ed europeo. “È l’immagine di un uomo del Novecento”, spiega Anna Negri. “Ci fa capire quanto la storia ci segni, ma anche quanto siamo noi a cambiarla”.

Il film è stato scritto da Anna insieme a Stefano Savona. La produzione è firmata da Francesco Virga per MIR Cinematografica, Traudi Messini per MEDIAART Production Coop e Fedele Gubitosi per VIDEA SPA.

Un documento che va oltre il documentario

“Questo film è più di un documentario, è un vero e proprio documento”, conclude Anna Negri. Un’opera che si muove tra memoria personale e collettiva, tra il bisogno di capire e quello di perdonare. Ma, nelle sue parole, resta sempre qualcosa di irrisolto: “Cosa direbbe mio padre della realtà di oggi? Se n’è andato proprio quando è scoppiata la guerra Israelo-Palestinese ed era profondamente sconvolto. Amareggiato, ma con la speranza nel cuore, convinto della bontà degli uomini”.

Dal 10 novembre, il pubblico italiano potrà incontrare questa storia — privata e pubblica insieme — che attraversa decenni di storia e restituisce il ritratto di una famiglia segnata dalla politica, dalla lontananza e dalla ricerca di un senso.