Tokyo, 4 novembre 2025 – Il Giappone è alle prese con la peggior emergenza orsi bruni degli ultimi decenni. Da aprile, almeno 12 persone sono morte in seguito a attacchi, mentre solo nella prefettura di Akita si contano oltre 8.000 avvistamenti. Il governo, preoccupato per l’aumento delle incursioni anche in zone abitate – scuole incluse – ha convocato una riunione ministeriale straordinaria. L’obiettivo è definire entro metà novembre un nuovo pacchetto di misure di contrasto.
Orsi in città: numeri che preoccupano
Il capo di Gabinetto, Minoru Kihara, parla di “una seria minaccia per la sicurezza pubblica”. La situazione è fuori controllo. Solo ad Akita, tre persone sono state uccise dagli orsi negli ultimi mesi. E gli avvistamenti continuano a crescere: da aprile a ottobre, le autorità locali hanno registrato più di 8.000 segnalazioni. Un dato che non si vedeva da vent’anni.
Gli orsi non risparmiano nessuno: invadono quartieri, scuole, perfino piccoli negozi. “Non avevamo mai visto niente del genere”, racconta un insegnante di Odate, a nord della prefettura. Le famiglie sono sull’allerta, i bambini accompagnati a scuola da volontari in pattuglia. In alcune zone, le attività all’aperto sono state sospese per sicurezza.
Mancano risorse e personale esperto
Il ministro della Difesa, Shinjiro Koizumi, e quello dell’Ambiente, Hirotaka Ishihara, ammettono che mancano cacciatori esperti e operatori specializzati per catturare gli orsi. “Non siamo pronti per un’emergenza così grande”, ammette un funzionario del municipio di Akita.
Nonostante le misure lanciate nel 2024 – come incentivi per nuovi cacciatori e campagne di informazione – gli attacchi restano ai massimi storici. Per questo, il governatore di Akita, Kenta Suzuki, ha chiesto l’aiuto delle Forze di autodifesa terrestri (GSDF). È una prova: i militari aiuteranno con il trasporto di trappole e materiali, ma non potranno sparare agli orsi.
Un intervento che può cambiare le regole
L’ingresso delle Forze armate in una crisi ambientale così grave è una novità per il Giappone. Se il modello Akita funziona, altre regioni del nord potrebbero chiedere aiuto ai militari. Un cambio di passo importante, visto che finora le Forze di autodifesa si occupano soprattutto di difesa nazionale e calamità naturali.
“È una situazione senza precedenti”, spiega il professor Takeshi Yamamoto, esperto di fauna all’Università di Sapporo. “Il cambiamento del clima e la scarsità di cibo nei boschi spingono gli orsi sempre più vicino agli abitanti”.
Orsi neri e orsi bruni: chi sono e perché attaccano
In Giappone ci sono due specie di orsi: l’orso nero, che vive sull’isola principale di Honshu e nello Shikoku, e l’orso bruno, diffuso soprattutto nell’Hokkaido, l’isola più a nord. Akita si trova nel nord-ovest di Honshu, dove si incrociano le aree degli orsi neri e quelle con gli attacchi più gravi.
Gli esperti spiegano che l’aumento degli avvistamenti dipende da vari fattori: inverni più caldi, scarse raccolte di ghiande e bacche, e l’espansione delle zone urbane. “Gli orsi sono affamati e confusi”, dice un operatore del centro faunistico locale. “Vanno dove trovano cibo: bidoni, orti, perfino distributori automatici”.
Cosa farà il governo e la paura della gente
Il governo promette un piano più forte entro metà novembre: nuove recinzioni elettrificate, campagne nelle scuole e incentivi per formare squadre specializzate. Nel frattempo, la gente resta in allarme. Nei piccoli centri come Kazuno e Noshiro, i residenti si scambiano messaggi sui social per segnalare gli orsi in tempo reale.
“Non possiamo permetterci altre vittime”, ha detto il sindaco di Akita durante una riunione pubblica. La crisi degli orsi bruni non accenna a calare. Il Giappone si trova così a dover trovare un equilibrio difficile tra sicurezza e rispetto della natura selvaggia.
 