Usa: approvata la missione Onu per una forza internazionale a Gaza

Usa: approvata la missione Onu per una forza internazionale a Gaza

Usa: approvata la missione Onu per una forza internazionale a Gaza

Matteo Rigamonti

Novembre 4, 2025

New York, 4 novembre 2025 – Nelle ultime ore, gli Stati Uniti hanno inoltrato a diversi membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu una bozza di risoluzione per la creazione di una forza internazionale a Gaza. Come riporta il sito Axios, la proposta – circolata tra le delegazioni lunedì sera – prevede un mandato di almeno due anni, con la possibilità di estenderlo fino alla fine del 2027. L’obiettivo è chiaro: garantire sicurezza e una gestione condivisa della Striscia di Gaza in una fase ancora molto delicata, a quasi un anno dall’ultima escalation militare.

Gli Usa ci provano: una forza internazionale per il futuro di Gaza

Fonti diplomatiche vicine al dossier spiegano che questa bozza rappresenta il primo vero tentativo di mettere nero su bianco un piano internazionale per il dopo-conflitto a Gaza. Gli Stati Uniti, che hanno messo insieme il testo, vogliono coinvolgere “un gruppo selezionato di Paesi partner”, con un mandato che spazia dalla sicurezza alla gestione amministrativa. “Si tratta di garantire stabilità e una transizione ordinata”, ha raccontato un funzionario Onu che ha chiesto di restare anonimo. Se approvata, la risoluzione consegnerebbe agli Stati Uniti e ai Paesi coinvolti la responsabilità diretta sulla Striscia, almeno fino al 31 dicembre 2027.

Cosa prevede la bozza: tempi e mandato

Secondo quanto raccolto da Axios e confermato da fonti diplomatiche europee, la forza internazionale dovrebbe essere istituita entro poche settimane. L’idea è di schierare i primi contingenti già a gennaio 2026. Il mandato, si legge nel documento, potrà essere rinnovato oltre i due anni iniziali, se la situazione sul terreno lo richiederà. La risoluzione non specifica ancora quanti militari saranno coinvolti né la composizione precisa della forza, ma lascia intendere un’operazione multilaterale sotto l’egida dell’Onu, con gli Stati Uniti in prima linea.

Reazioni a caldo: tra dubbi e richieste di chiarimenti

La proposta americana ha raccolto reazioni caute tra le delegazioni europee e arabe. Un diplomatico francese, incontrato nella sede dell’Onu a New York, ha detto: “Siamo pronti a discutere, ma servono garanzie sulla rappresentanza regionale e sul rispetto del diritto internazionale”. Anche Russia e Cina hanno chiesto spiegazioni sulle modalità operative e sulla durata del mandato. “Non possiamo accettare decisioni imposte dall’alto”, ha avvertito un rappresentante cinese durante una riunione informale. Israele, intanto, non ha rilasciato commenti ufficiali. L’Autorità Nazionale Palestinese ha fatto sapere che esaminerà il testo solo dopo averlo ricevuto formalmente.

Gaza oggi: tra emergenza umanitaria e incertezza politica

La situazione nella Striscia di Gaza resta fragile. Dopo mesi di conflitti e bombardamenti, secondo l’Onu, più di 1,2 milioni di persone sono sfollate e gran parte delle infrastrutture civili è danneggiata. La comunità internazionale teme un vuoto di potere che potrebbe riaccendere le tensioni o favorire il ritorno di gruppi armati. Per questo motivo, spiegano fonti statunitensi, la creazione di una forza internazionale è vista come un “passo necessario” per assicurare la sicurezza e avviare una ricostruzione coordinata.

I prossimi passi: trattative serrate al Consiglio di Sicurezza

Ora la bozza americana sarà al centro dei negoziati tra i quindici membri del Consiglio di Sicurezza. Fonti diplomatiche italiane riferiscono che le discussioni entreranno nel vivo nei prossimi giorni, con l’obiettivo di trovare un testo condiviso entro fine novembre. “Non sarà facile trovare un equilibrio tra sicurezza e legittimità politica”, ha ammesso un funzionario europeo. Solo allora si capirà se la proposta degli Usa riuscirà a superare le resistenze e a tradursi in un’azione concreta sul terreno.

In attesa delle prossime mosse, resta alta l’attenzione sulla sorte della popolazione civile di Gaza e sulle possibili conseguenze regionali di una presenza internazionale prolungata nella Striscia.