Roma, 5 novembre 2025 – Il taglio ai fondi per il cinema previsto dalla manovra economica e la crescente incertezza sul credito d’imposta stanno mettendo in allarme i principali protagonisti dell’industria audiovisiva italiana. A lanciare l’allarme, questa mattina alla Casa del Cinema di Roma, sono stati Alessandro Usai, presidente di Anica, insieme a Chiara Sbarigia (Apa) e Gianluca Curti (Cna Cinema e Audiovisivo), durante una conferenza stampa. Secondo loro, le misure contenute nella legge di bilancio rischiano di far crollare un settore che dà lavoro a oltre 124mila persone.
Lavoro a rischio e imprese in bilico
“Prevediamo un forte impatto sull’occupazione, con il rischio di fallimenti a catena anche tra aziende importanti e la quasi sparizione di una parte fondamentale del settore”, ha detto Usai con tono grave. Il presidente di Anica ha sottolineato che, se queste misure verranno confermate, si aprirà una crisi senza precedenti per produzione e posti di lavoro. “Così come sono scritte – ha aggiunto – porteranno a un blocco totale della produzione e a una perdita enorme di posti di lavoro”.
Chiara Sbarigia, presidente di Apa, ha messo in cifre il problema: “Potrebbero perdere il lavoro oltre 50mila lavoratori intermittenti nella produzione audiovisiva”. Un dato che mostra la fragilità del settore, dove la maggior parte dei lavoratori è assunto a progetto. “Se i set non partono – ha spiegato – queste persone restano senza lavoro e senza tutele”.
Serve un confronto urgente con il governo
Durante l’incontro, Gianluca Curti (Cna Cinema e Audiovisivo) ha ribadito l’urgenza di parlare direttamente con il governo. “Sappiamo che la situazione economica è difficile – ha detto Curti – ma chiediamo di mettere a punto insieme tempi e modi”. Ha ricordato che il ciclo produttivo del cinema e dell’audiovisivo è lungo: “Vogliamo sederci a un tavolo e ragionare per fasi, così da poter programmare il lavoro”.
I rappresentanti delle associazioni hanno chiesto ufficialmente di essere ricevuti entro il 14 novembre, sottolineando che è fondamentale trovare un’intesa prima che la manovra venga approvata definitivamente.
Il nodo del credito d’imposta e l’incertezza dal 2026
Al centro delle preoccupazioni c’è soprattutto il futuro del credito d’imposta per il cinema. Usai ha ricordato che solo pochi casi di cattivo uso dei fondi pubblici hanno danneggiato l’immagine di un settore che ha invece raggiunto risultati importanti. “Il credito d’imposta – ha detto il presidente di Anica – è uno strumento adottato ovunque ci sia un’industria audiovisiva forte”.
Ma la legge di bilancio, a partire dal 2026, lascia il settore nel dubbio: “Non c’è una cifra chiara sul credito d’imposta complessivo e non sappiamo se a fine corsa i soldi ci saranno davvero”, ha spiegato Usai. Questo significa che chi lavora su un set, che sia un film o una serie, rischia di non poter contare su quella percentuale di copertura del budget che arriva solo dopo la fine della produzione.
Un settore cruciale che rischia il collasso
Secondo i dati forniti dalle associazioni, il mondo dell’audiovisivo in Italia coinvolge circa 124mila persone, tra tecnici, artisti, maestranze e personale amministrativo. Negli ultimi anni, grazie anche agli incentivi fiscali, il settore ha visto una crescita costante, sia nella produzione sia nell’occupazione. Ora però, con i tagli in vista e regole più rigide sul credito d’imposta, molte imprese temono di non poter più lanciare nuovi progetti.
“Chiediamo solo certezze e tempi chiari”, ha concluso Curti. “Solo così potremo continuare a investire e a garantire lavoro”. La partita si gioca nelle prossime settimane: il settore aspetta risposte concrete dal governo, mentre la scadenza del 14 novembre si avvicina. E intanto, nei corridoi della Casa del Cinema, si respira una tensione che si fa sempre più forte.
