Assolto per follia: il drammatico caso di Simone Monteverdi e l’omicidio della nonna

Assolto per follia: il drammatico caso di Simone Monteverdi e l'omicidio della nonna

Assolto per follia: il drammatico caso di Simone Monteverdi e l'omicidio della nonna

Matteo Rigamonti

Novembre 5, 2025

Genova, 5 novembre 2025 – Simone Monteverdi, 22 anni, è stato assolto per vizio totale di mente dall’accusa di aver ucciso la nonna, Andreina Canepa, a colpi di forbici nel settembre 2024 a Chiavari. La sentenza è arrivata stamattina dalla Corte d’Assise di Genova, che ha stabilito che il giovane non era in grado di intendere e di volere al momento del fatto. Monteverdi, però, non tornerà libero: per lui è stata disposta una misura di sicurezza di dieci anni presso la Rems di Pra’, la struttura che ha sostituito gli ex ospedali psichiatrici giudiziari.

Vizio totale di mente: la Corte assolve Monteverdi

La sentenza è stata letta poco dopo le 10 nell’aula della Corte d’Assise. Ha confermato quanto già emerso dalle perizie psichiatriche: Monteverdi non era capace di intendere e di volere quando ha colpito la nonna con una forbice, durante una lite in casa. La pm Francesca Rombolà aveva chiesto l’assoluzione per incapacità totale, evidenziando come la malattia mentale del giovane fosse stata accertata nei mesi dopo l’omicidio. “Non c’erano alternative – ha spiegato una fonte vicino all’accusa – i consulenti sono stati chiari: il ragazzo era totalmente incapace”.

Monteverdi resterà quindi nella Residenza per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza (Rems) di Pra’, dove è già da più di un anno. La misura dura dieci anni, ma potrà essere rivista dopo nuove perizie che valuteranno come evolve la sua situazione.

Fragilità psichica e segnali ignorati

Durante il processo, l’avvocata d’ufficio Ilaria Tulino ha ripercorso la vita di Monteverdi, sottolineando le difficoltà che ha incontrato fin da bambino. “Il sistema scolastico e i servizi di salute mentale non sono riusciti a intercettare il disagio – ha detto la difesa – nonostante tanti segnali chiari”. In aula è emerso che la fragilità mentale del giovane era nota da tempo: già nelle prime fasi delle indagini, i carabinieri lo avevano trovato sporco di sangue vicino al corpo senza vita della nonna.

Monteverdi aveva confessato subito agli investigatori: “Prima abbiamo litigato, poi l’ho colpita con una forbice che ho buttato dalla finestra”. Una frase semplice, quasi senza emozione, che aveva colpito anche i militari intervenuti nell’appartamento di via Piacenza a Chiavari. Da allora, era stato giudicato socialmente pericoloso e trasferito nella struttura protetta.

Dieci anni di sicurezza e un futuro incerto

La sentenza di oggi non chiude del tutto la vicenda. La permanenza nella Rems sarà soggetta a controlli regolari: “Ogni due anni – spiega una fonte della difesa – verranno fatte nuove perizie per capire se Monteverdi resta pericoloso”. Solo allora potrà uscire. Nel frattempo, resterà sotto stretta sorveglianza medica e giudiziaria.

L’assoluzione per vizio totale di mente riapre il dibattito sul funzionamento dei servizi territoriali. In aula, la difesa ha rimarcato come “il disagio psichico di Monteverdi fosse evidente da tempo”, ma nessuno è riuscito a intervenire prima che la situazione degenerasse. Un tema che, secondo l’avvocata Tulino, “tocca molte famiglie lasciate sole davanti a problemi simili”.

Chiavari dopo la sentenza: tra silenzi e riflessioni

A Chiavari la notizia è arrivata in tarda mattinata. Alcuni vicini hanno raccontato di aver visto spesso Monteverdi girare nel cortile, silenzioso e riservato. “Era un ragazzo tranquillo – dice una signora del palazzo – ma si capiva che aveva dei problemi”. Nessun familiare era presente in aula durante la lettura della sentenza.

La vicenda ha lasciato un segno profondo nella comunità. Il sindaco di Chiavari, Federico Messuti, ha commentato: “Siamo vicini alla famiglia Canepa in questo momento difficile. Episodi come questo ci ricordano quanto sia importante investire nella prevenzione e nel sostegno a chi è fragile”.

La storia giudiziaria di Simone Monteverdi si chiude qui, almeno per ora. Resta però aperto il dibattito su come aiutare chi vive situazioni simili prima che sia troppo tardi.