Milano, 5 novembre 2025 – Questa mattina Chiara Ferragni si è presentata davanti al tribunale di Milano per la seconda udienza pre-dibattimentale legata all’accusa di truffa aggravata nel caso noto come Pandorogate. La vicenda riguarda la vendita dei Pandoro Pink Christmas e delle uova di Pasqua a marchio Ferragni. All’uscita dall’aula, visibilmente provata ma determinata, l’imprenditrice digitale ha detto ai giornalisti: «È una fase difficile della mia vita, andiamo avanti».
Udienza blindata e atmosfera tesa
La seduta si è svolta a porte chiuse, come deciso dal giudice Ilio Mannucci Pacini della terza sezione penale. In aula, oltre a Ferragni, c’erano i suoi legali, Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana, che seguono il caso da mesi. L’udienza si è conclusa con un rinvio: si tornerà in tribunale il 19 novembre, quando il giudice dovrà decidere sulla richiesta di costituzione di parte civile avanzata da Casa del Consumatore.
La difesa ha ribadito l’innocenza di Ferragni, contestando le accuse e opponendosi alle richieste delle associazioni dei consumatori. Prima di lasciare il tribunale, l’imprenditrice ha aggiunto: «Mi capirete se non voglio fare altre dichiarazioni». Intorno a lei, una piccola folla di curiosi e operatori televisivi.
Chi resta in causa e chi ha trovato un accordo
All’inizio del procedimento, oltre a Casa del Consumatore, avevano chiesto di costituirsi parte civile anche una donna di 76 anni che aveva acquistato alcuni pandori e l’associazione Adicu (Associazione per la difesa dei consumatori e degli utenti). Entrambe hanno poi raggiunto un accordo fuori dal tribunale con Ferragni e i suoi avvocati, ottenendo un risarcimento e ritirando la richiesta di partecipazione al processo.
Resta invece in gioco solo la Casa del Consumatore, che ha detto no a un’offerta di 5mila euro fatta dalla difesa. Il presidente Giovanni Ferrari ha spiegato ai giornalisti: «Abbiamo chiesto a Ferragni di rinunciare ai danni in cambio non di soldi, ma della realizzazione di uno o due reel sui social per sensibilizzare i cittadini su un’app per consumatori che stiamo sviluppando». Al momento, però, la proposta non è stata accettata.
Il nodo dei 370mila prodotti venduti
Al centro della vicenda ci sono circa 370mila prodotti tra pandori e uova di Pasqua firmati Ferragni. Per la Casa del Consumatore, «non sono stati tutelati gli interessi degli acquirenti», e per questo l’associazione vuole rappresentarli nel processo. Gli avvocati di Ferragni hanno sollevato dubbi sulla legittimità della costituzione di parte civile, lasciando al giudice la decisione definitiva.
La questione resta delicata: da un lato c’è la forte esposizione mediatica di Ferragni, dall’altro le aspettative di tutela e chiarezza da parte dei consumatori. In aula si respirava tensione, con attese cariche e sguardi bassi. Solo allora si capirà quale strada prenderà il processo contro una delle influencer più conosciute d’Italia.
Il futuro del processo e le parole di Ferragni
Il prossimo appuntamento è fissato per il 19 novembre, quando il giudice Mannucci Pacini deciderà sulla richiesta di Casa del Consumatore. Nel frattempo, Ferragni mantiene un profilo basso sui social e si limita a poche parole pubbliche. «Grazie di essere qui, andiamo avanti», ha ripetuto ai giornalisti prima di salire in auto.
Il caso Pandorogate resta sotto la lente dei media: tra accuse, risarcimenti e richieste di trasparenza, segna un momento difficile per l’imprenditrice digitale. Ma, come ha confidato una collaboratrice all’ingresso del tribunale, «Chiara vuole affrontare tutto a testa alta». Ora la parola passa ai giudici.
