New York, 5 novembre 2025 – Un gene “amico del cuore”, chiamato Ccna2, potrebbe aprire la strada a nuove cure per far riparare il cuore dopo un infarto. A scoprirlo sono stati i ricercatori della Icahn School of Medicine at Mount Sinai. Il team guidato da Hina Chaudhry ha dimostrato che riattivando questo gene nelle cellule umane si può stimolare la produzione di nuove cellule cardiache funzionanti. La ricerca, pubblicata su Npj Regenerative Medicine, segna un passo avanti importante per la cura dei danni al cuore.
Ccna2, il gene che potrebbe far rinascere il cuore
Il cuore umano ha una capacità limitata di rigenerarsi perché, dopo la nascita, il gene Ccna2 che guida la divisione delle cellule del muscolo cardiaco, i cardiomiociti, si spegne. In pratica, il cuore adulto non riesce più a creare nuove cellule dove c’è un danno. “Per anni si è pensato che le cellule del cuore adulto non potessero più dividersi”, spiega Chaudhry, “ma ora abbiamo dimostrato che si può riattivare questa funzione”.
Gli scienziati hanno usato un vettore virale per introdurre la versione attiva di Ccna2 in cellule di cuore umano coltivate in laboratorio. Le cellule, provenienti da persone adulte, hanno ricominciato a dividersi e a formare nuove cellule sane. Un risultato che, secondo Chaudhry, “avvicina la medicina rigenerativa cardiaca alla pratica clinica”.
Dal modello animale all’uomo: una svolta importante
Non è la prima volta che il gruppo di Mount Sinai lavora su questo fronte. Già nel 2014 avevano ottenuto risultati promettenti sulla rigenerazione del cuore nei maiali. Allora si trattava di un modello animale, oggi invece la sfida è stata affrontata direttamente sulle cellule umane. “Abbiamo fatto un salto in avanti”, dice Chaudhry, “dimostrando che anche i cardiomiociti umani possono essere spinti a dividersi”.
Resta ancora molta strada da fare prima che si arrivi a una cura vera e propria. Ma i dati raccolti rappresentano una base solida per mettere a punto terapie nuove contro le malattie cardiache, che secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità causano la morte di circa 18 milioni di persone ogni anno nel mondo.
Le prossime tappe verso la terapia
L’obiettivo degli autori è chiaro: “Vogliamo una terapia che permetta al cuore di guarire da solo dopo un infarto o in caso di insufficienza cardiaca”, spiega Chaudhry. Una soluzione che potrebbe ridurre la necessità di trapianti o di dispositivi meccanici come i pacemaker.
Il passo successivo sarà ottenere l’approvazione della Food and Drug Administration (FDA) negli Stati Uniti per partire con i primi studi clinici sull’uomo. “Solo così capiremo se questa strategia è efficace e sicura per i pazienti”, precisano i ricercatori. Nel frattempo, la comunità scientifica osserva con interesse i risultati appena pubblicati.
Le sfide da superare
Il cammino per arrivare a una terapia su larga scala è ancora lungo. Serviranno nuovi test per controllare eventuali effetti collaterali e verificare davvero quanto funziona riattivare Ccna2 nel cuore danneggiato. Ma la possibilità di “risvegliare” geni dormienti è tra le strade più promettenti della medicina rigenerativa.
“Abbiamo ancora molto da capire”, ammette Chaudhry, “ma questa scoperta ci dà speranza”. In attesa dei primi test clinici, il lavoro del team americano segna un punto fermo nella ricerca sulle malattie cardiovascolari: per la prima volta, la rigenerazione del cuore umano non sembra più un sogno lontano.
