Il governo rivela: sapevamo del mandato di cattura per Almasri già da gennaio

Il governo rivela: sapevamo del mandato di cattura per Almasri già da gennaio

Il governo rivela: sapevamo del mandato di cattura per Almasri già da gennaio

Matteo Rigamonti

Novembre 5, 2025

Roma, 5 novembre 2025 – Il Governo italiano era al corrente del mandato di cattura internazionale emesso dalla Procura Generale di Tripoli contro Almasri già dal 20 gennaio 2025. Quel giorno, secondo fonti governative, il Ministero degli Esteri ha ricevuto sia la richiesta di estradizione da parte delle autorità libiche, sia la notifica del mandato della Corte Penale Internazionale de L’Aja. Una coincidenza che, spiegano le stesse fonti, ha pesato molto sulle decisioni dell’esecutivo.

Mandato internazionale e richiesta libica: cosa è successo davvero

La vicenda si sviluppa nelle prime settimane del 2025. Il nome di Almasri, cittadino libico, compare nei fascicoli della Procura Generale di Tripoli e, quasi contemporaneamente, in quelli della CPI. Il 20 gennaio, il Ministero degli Esteri italiano riceve due comunicazioni: da una parte, la richiesta formale di estradizione da Tripoli; dall’altra, il mandato internazionale emesso dalla Corte dell’Aja. “Sono arrivate praticamente insieme”, ha raccontato una fonte diplomatica che segue il caso.

Da quel momento, la posizione dell’Italia si fa complicata. Da un lato, la pressione delle autorità libiche; dall’altro, l’obbligo di rispondere alla giustizia internazionale. Il governo si trova davanti a una scelta difficile.

La mossa del governo: espulsione immediata verso la Libia

Da ambienti vicini a Palazzo Chigi trapela che la richiesta di estradizione libica è stata decisiva per non consegnare Almasri alla CPI. “Abbiamo dovuto valutare priorità e tempi delle richieste”, confida un funzionario del Ministero degli Esteri. La decisione presa è stata di espellere subito Almasri verso la Libia.

Fonti governative sottolineano che questa scelta è stata comunicata senza ritardi anche alla Corte Penale Internazionale. “Abbiamo spiegato che la richiesta libica è arrivata nello stesso momento del mandato della CPI”, aggiunge la stessa fonte. Una formalità, certo, ma che ha sollevato dubbi tra gli osservatori internazionali.

Le reazioni e i dubbi sulla procedura

La decisione italiana ha scatenato reazioni contrastanti, sia in ambito diplomatico sia tra le associazioni per i diritti umani. Alcuni esperti si chiedono se l’espulsione di Almasri verso Tripoli sia stata gestita troppo in fretta. “Non è chiaro se siano stati seguiti tutti i passaggi previsti dalle convenzioni internazionali”, dice un rappresentante di Amnesty International Italia.

Il governo, però, difende la propria scelta. “Abbiamo agito nel rispetto delle procedure e delle richieste formali”, ribadiscono fonti ufficiali. Restano però aperti interrogativi: quali garanzie ha offerto la Libia? E cosa succederà ora a Almasri sul piano giudiziario?

Il quadro diplomatico e cosa ci aspetta

Questo episodio si inserisce in un contesto di rapporti complicati tra Italia, Libia e organismi internazionali. Negli ultimi mesi, il tema delle estradizioni e della collaborazione giudiziaria con Tripoli è tornato al centro del dibattito politico. “La collaborazione con la Libia rimane una priorità strategica”, spiega un portavoce della Farnesina. Ma il caso Almasri rischia di far salire la tensione con la Corte Penale Internazionale.

Secondo fonti diplomatiche europee, sarà fondamentale chiarire presto i criteri adottati dall’Italia nel valutare le richieste in contemporanea. Solo così si potranno evitare tensioni con L’Aja e garantire trasparenza nelle prossime estradizioni.

Futuro incerto: si attendono sviluppi

Al momento, non ci sono dettagli ufficiali sulle condizioni in cui si trova Almasri dopo il rientro in Libia. Le autorità italiane mantengono il massimo riserbo, mentre dalla CPI non arrivano dichiarazioni pubbliche. Resta da vedere se questa decisione avrà ripercussioni a livello internazionale o se resterà un caso isolato.

Nel frattempo, a Roma e Tripoli si aspetta che emergano nuovi elementi per fare chiarezza su tutta la vicenda e sulle responsabilità coinvolte.