Minacce mafiose a Lecce: la testa di capretto mozzata sulla tomba del padre della gip Francesca Mariano

Minacce mafiose a Lecce: la testa di capretto mozzata sulla tomba del padre della gip Francesca Mariano

Minacce mafiose a Lecce: la testa di capretto mozzata sulla tomba del padre della gip Francesca Mariano

Matteo Rigamonti

Novembre 5, 2025

Lecce, 5 novembre 2025 – Una testa di capretto mozzata e un coltello, abbandonati sulla tomba del padre, sono il nuovo inquietante messaggio arrivato a Francesca Mariano, giudice per le indagini preliminari del tribunale di Lecce. È successo ieri mattina nel cimitero di Galatina, nel cuore del Salento. A scoprire quel macabro segnale è stata la stessa Mariano, che vive sotto scorta da più di un anno. Un avvertimento che porta la firma della criminalità organizzata e si inserisce in una lunga serie di minacce rivolte alla magistrata negli ultimi mesi.

Minacce mafiose sempre più pesanti contro la giudice Mariano

Non è la prima volta che Francesca Mariano si trova nel mirino della mafia. Già nel febbraio 2024, una scena simile aveva gelato la città: una testa di capretto, ancora sanguinante, infilzata su un coltello da macellaio era stata lasciata davanti alla sua abitazione. Accanto, un biglietto con una sola parola, scritta a mano: “Così”. Un messaggio chiaro, senza bisogno di spiegazioni. Pochi mesi dopo, a ottobre, un altro episodio inquietante: nell’aula del tribunale dove Mariano partecipava a un’udienza preliminare, qualcuno aveva lasciato un ritaglio di giornale con la sua foto. Intorno all’immagine, tracciata con un pennarello nero, una bara con una croce.

Gli investigatori della Direzione distrettuale antimafia di Lecce ritengono che questi episodi siano collegati e riconducibili a un’unica matrice criminale. “Non è solo un’intimidazione personale – ha spiegato una fonte della Dda – ma un segnale rivolto a tutto il sistema giudiziario impegnato contro le organizzazioni mafiose locali”.

Le minacce legate all’operazione “The Wolf”

Le intimidazioni contro la gip Mariano e la pm antimafia Carmen Ruggiero sono considerate dagli inquirenti strettamente collegate all’operazione “The Wolf”, condotta a luglio 2023. L’inchiesta aveva portato allo smantellamento del clan Lamendola-Cantanna, vicino alla Sacra corona unita. È stata un’indagine complessa, nata dalla collaborazione tra Mariano e Ruggiero, che ha colpito duramente una delle cosche più radicate nel Salento.

Durante le indagini è venuto alla luce anche un tentativo di agguato contro la stessa Mariano. Pancrazio Carrino, uno degli indagati principali, avrebbe progettato – secondo la Dda – un’aggressione durante un interrogatorio in carcere. Un detenuto avrebbe dovuto fingersi collaboratore di giustizia e poi colpire la giudice con un’arma improvvisata. Il piano è stato sventato all’ultimo momento grazie alle misure di sicurezza potenziate e alla prontezza degli agenti penitenziari.

Lo Stato alza la guardia

La nuova minaccia ha spinto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, a intervenire pubblicamente. In una nota diffusa ieri pomeriggio, Mantovano ha detto di aver contattato il prefetto e il questore di Lecce, chiedendo loro di “valutare ogni misura di sicurezza possibile, anche se l’attuale dispositivo tutorio è già al massimo livello”. Un messaggio chiaro: lo Stato non intende abbassare la guardia.

Nel cimitero di Galatina, intorno alle 10 del mattino, la polizia scientifica era già al lavoro. Gli agenti hanno effettuato rilievi e raccolto ogni traccia utile. “Siamo vicini alla dottoressa Mariano – ha detto il presidente dell’Ordine degli avvocati di Lecce – e chiediamo che venga garantita la massima protezione a chi combatte in prima linea contro la mafia”.

Salento, una tensione che non cala

Il caso Mariano torna a mettere sotto i riflettori la pressione crescente della criminalità organizzata sui magistrati impegnati nelle indagini antimafia. Qui in Salento, la Sacra corona unita resta forte e radicata. Gli investigatori spiegano che questi segnali intimidatori si accompagnano spesso a gesti simbolici – come la testa di capretto o i disegni funebri – che richiamano codici antichi ma ancora efficaci nel seminare paura.

“Non ci fermeremo”, ha detto una collega della gip Mariano fuori dal tribunale di Lecce. “Questi gesti ci rafforzano solo nella nostra determinazione”. Intanto le indagini vanno avanti, senza escludere nessuna pista. La tensione resta alta, ma la risposta delle istituzioni sembra unita e decisa.