Roma, 5 novembre 2025 – Ieri sera, in diretta su Rai Uno durante la trasmissione “Cinque Minuti”, il presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha ribadito con forza la sua contrarietà alla riforma della giustizia che il governo Meloni sta cercando di portare avanti. Il leader pentastellato ha commentato le parole del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, rilasciate al Corriere della Sera, mettendo in guardia sul rischio che con questa riforma il controllo sui pubblici ministeri finisca nelle mani dell’esecutivo.
Conte non ci sta: “Vogliono il controllo dei pm da parte del governo”
Conte ha definito la posizione di Nordio “splendida nella sua chiarezza”, quasi da meritare un applauso “per l’onestà con cui l’ha detta”. Il riferimento è a quella frase del ministro che ha rassicurato le opposizioni: “Non preoccupatevi, potreste trovarvi voi stessi al governo e beneficiare di questa riforma”. Per Conte, quella frase è una vera e propria ammissione che svela cosa si nasconde dietro il provvedimento.
“Siamo assolutamente contrari a questa riforma – ha detto Conte – ed è una questione di buon senso”. L’ex presidente del Consiglio ha poi sottolineato che i problemi veri della giustizia in Italia sono altri: “Con questo governo i tempi per chiudere una causa civile aumentano. E loro cosa fanno? Propongono una legge per separare i pubblici ministeri dai giudici, un problema che non esiste”.
I numeri parlano chiaro: “Solo l’1% cambia ruolo”
Durante l’intervista, Conte ha portato dati precisi: “Negli ultimi anni, meno dell’1% dei magistrati ha cambiato ruolo passando da pubblico ministero a giudice o viceversa”. Secondo lui, questo dato mostra come la separazione delle carriere tra magistrati non sia una necessità urgente.
La sua vera preoccupazione è un’altra: “Quello che vogliono è che i politici diventino intoccabili. Si torna alla vecchia casta, dove il governo di turno può mettere le mani sui pubblici ministeri”. Un’accusa dura, che riporta al centro del dibattito la questione dell’indipendenza della magistratura.
La riforma Nordio: cosa prevede e le reazioni
La proposta di riforma, presentata da Nordio qualche mese fa, punta proprio alla separazione tra giudici e pubblici ministeri. Secondo il ministro, questa scelta serve a rendere più chiari e trasparenti i ruoli in magistratura. Ma le opposizioni, in particolare il Movimento 5 Stelle, vedono in questa mossa un tentativo di limitare l’autonomia dei magistrati.
Dal ministero della Giustizia assicurano che non c’è alcuna intenzione di mettere i pm sotto il controllo del governo. Eppure, le parole di Nordio riportate dal Corriere della Sera (“Anche voi potreste beneficiarne se andrete al governo”) hanno acceso sospetti e polemiche.
Il clima in Parlamento: tensioni e scontri
Ieri pomeriggio, le critiche di Conte hanno trovato eco tra gli altri partiti di opposizione. Dal Partito Democratico sono arrivate richieste di chiarimenti in Aula, con alcuni deputati che hanno chiesto a Nordio di spiegare bene quali sono le reali intenzioni del governo.
Nella maggioranza, invece, si respira compattezza attorno alla linea del ministro. “Questa riforma serve a dare una spinta alla giustizia, per modernizzarla”, ha detto un parlamentare di Fratelli d’Italia. Ma l’opposizione non molla: “Non permetteremo mai che la magistratura venga messa sotto tutela politica”, ha ribadito un esponente M5S a Montecitorio.
Cosa succederà adesso: attesa e tensioni
Il testo finale della riforma della giustizia dovrebbe arrivare nelle prossime settimane in Commissione Giustizia alla Camera. Fonti parlamentari raccontano che il confronto sarà acceso e senza sconti. I sindacati dei magistrati hanno già annunciato che scenderanno in piazza se verranno confermate le norme sulla separazione delle carriere.
Mentre si prepara il dibattito in Parlamento, il tema resta caldo nel confronto politico. “Ci vuole una riforma vera – ha concluso Conte – ma non questa. Bisogna concentrarsi sui problemi reali della giustizia italiana”. La partita, insomma, è appena cominciata.
