Roma, 5 novembre 2025 – Questa mattina, nella sede dell’Aran, è stato firmato il rinnovo del contratto collettivo nazionale per il triennio 2022-2024 del comparto Scuola. L’accordo riguarda circa 1 milione e 286mila dipendenti, tra cui 850mila docenti, e prevede aumenti medi mensili intorno ai 150 euro su tredici mensilità. Per chi ha più anni di servizio, l’incremento può arrivare fino a 185 euro. Più consistenti gli aumenti per ricercatori e tecnologi, che possono toccare i 240 euro al mese. Il contratto, atteso da mesi, sblocca anche il pagamento degli arretrati, che per gli insegnanti possono superare i 2mila euro.
Aumenti e arretrati: cosa cambia nelle buste paga della scuola
La firma è arrivata verso le 10.30, nella sede dell’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni in via del Corso. Un momento molto atteso da migliaia di lavoratori della scuola. Gli aumenti salariali riguardano tutto il personale: dai docenti al personale amministrativo, passando per tecnici e collaboratori scolastici. Per i docenti più anziani, l’incremento mensile supera i 180 euro, mentre per ricercatori e tecnologi arriva fino a 240 euro. Gli arretrati, che verranno pagati nei prossimi mesi, potranno superare i 2mila euro per molti insegnanti.
Fonti sindacali presenti all’incontro confermano che gli arretrati dovrebbero essere liquidati entro fine anno. “È un riconoscimento che aspettavamo da tempo”, ha detto una rappresentante della Cisl Scuola all’uscita dall’Aran. “Molti colleghi volevano sapere quando e quanto avrebbero ricevuto. Ora abbiamo risposte concrete”.
Reazioni a caldo: tra soddisfazione e qualche riserva
Alla firma erano presenti quasi tutte le sigle sindacali del settore, tranne la Flc Cgil, che ha deciso di non firmare l’accordo. La segretaria nazionale della Flc Cgil, Gianna Fracassi, ha spiegato: “Le risorse messe a disposizione non bastano a colmare il divario con gli altri settori pubblici e non rispondono alle esigenze della categoria”. Una posizione che ha creato qualche tensione, ma non ha bloccato la chiusura della trattativa.
Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha commentato a margine della firma: “È un risultato importante: per la prima volta la scuola italiana ha una certa continuità contrattuale. Ora ci sono tutte le condizioni per chiudere in fretta anche il contratto 2025-2027”. Valditara ha aggiunto che “con la firma del prossimo contratto si raggiungerà un traguardo senza precedenti: tre rinnovi firmati durante il mandato di un solo Governo”.
Si guarda già avanti: le trattative per il nuovo contratto
I sindacati firmatari hanno chiesto di aprire subito le trattative per il contratto 2025-2027. “Non possiamo permetterci altri ritardi”, ha detto un delegato della Uil Scuola Rua. “Il personale scolastico ha bisogno di certezze e di un riconoscimento reale del proprio lavoro”.
L’Aran ha annunciato che la piattaforma per il nuovo contratto dovrebbe essere pronta entro gennaio 2026. L’atmosfera tra le parti è positiva, anche se restano questioni aperte, come le risorse extra da mettere a disposizione e una revisione dei criteri per la progressione economica.
Il comparto scuola: numeri e aspettative
Il comparto Scuola è uno dei più grandi e articolati della pubblica amministrazione italiana. Secondo il Ministero dell’Istruzione, coinvolge oltre 8mila istituti scolastici e più di un milione di lavoratori. Gli aumenti previsti dal nuovo contratto sono un segnale atteso da tempo, soprattutto dopo anni di blocchi salariali e tensioni sindacali.
Molti insegnanti contattati nelle scuole di Roma, tra San Giovanni e Prati, hanno accolto la notizia con sollievo. “Finalmente qualcosa si muove”, racconta una docente di lettere del liceo Tasso. “Non è tutto quello che speravamo, ma è un passo avanti”.
Adesso resta da vedere se la promessa di una maggiore continuità contrattuale si tradurrà in fatti concreti nei prossimi anni. Sul tavolo ci sono ancora temi aperti come il precariato, la formazione continua e il riconoscimento delle professionalità interne. Per ora, però, molti lavoratori della scuola italiana possono contare su una risposta concreta.
