Roma, 5 novembre 2025 – Daniele Moretti, ex dirigente del Ministero delle Infrastrutture, rischia di finire a processo con l’accusa di aver ordinato il tentato omicidio di un collega, Federico Vittorio Rapisarda. I fatti risalgono a ottobre 2024. Stando agli inquirenti, Moretti avrebbe fatto organizzare un’aggressione violenta per vendetta, dopo un presunto demansionamento. La vicenda, che ha scosso gli uffici ministeriali romani, sta per entrare in una nuova fase giudiziaria: il Gup ha detto no al rito abbreviato per Moretti, che dovrà affrontare un processo ordinario.
Aggredito vicino a Piazza di Spagna
La mattina del 17 ottobre 2024, poco dopo le 9, in via delle Carrozze, a pochi passi da Piazza di Spagna, Rapisarda è stato brutalmente aggredito nell’androne del palazzo dove si trova il Provveditorato alle Opere Pubbliche per Lazio, Abruzzo e Sardegna. L’aggressore, secondo le indagini della Procura di Roma, è Giancarlo Santagati, 54 anni, originario della stessa città di Moretti. Santagati sarebbe entrato nell’edificio spacciandosi per un elettricista, dicendo al portiere: “Mi mandano quelli del B&b del primo piano”. Una scusa che non ha destato sospetti.
Pochi minuti dopo è scattata la violenza. Nel verbale della polizia si legge che Santagati ha colpito Rapisarda “con un bastone, con forza ripetuta, almeno venti volte”. La vittima, 69 anni, è caduta a terra, ma l’aggressore ha continuato a colpire. Solo l’arrivo di alcuni dipendenti ha fermato l’assalto, costringendo Santagati a fuggire tra i vicoli del centro. Rapisarda è stato soccorso dal 118 e portato d’urgenza al Policlinico Umberto I, con diverse fratture e un trauma cranico. “Quegli attimi non li scorderò mai”, ha raccontato agli investigatori.
La pista della vendetta prende forma
All’inizio si pensava a una rapina finita male. Ma l’ipotesi è caduta presto: nulla era stato rubato e la violenza usata non aveva senso per un semplice furto. La Squadra Mobile ha quindi scavato nei rapporti personali e di lavoro di Rapisarda.
Dalle indagini emerge che il movente potrebbe essere una decisione di Rapisarda contro Moretti: nel gennaio 2024, quest’ultimo – allora funzionario del Mit – avrebbe accumulato assenze non giustificate, creando problemi in ufficio. Rapisarda, in qualità di provveditore, era stato costretto a trovare un sostituto. Da qui, dicono gli inquirenti, sarebbe nata la voglia di vendetta.
Chi è Santagati e le prove contro di lui
Santagati, difeso dall’avvocato Paolo Delle Monache, è stato identificato grazie alle telecamere di sorveglianza e alle testimonianze raccolte nei giorni prima dell’aggressione. Alcuni dipendenti avevano notato la sua presenza sospetta vicino all’edificio già da tempo. Dopo l’aggressione, Santagati è stato fermato sul Lungotevere: aveva ancora addosso tracce che lo collegavano all’aggressione in via delle Carrozze.
Durante l’interrogatorio davanti al gip, Santagati ha ammesso solo in parte le sue responsabilità. “Mi hanno chiesto un favore”, ha detto senza mai nominare Moretti. Ma la Procura è convinta del legame tra i due: i tabulati telefonici e alcune intercettazioni confermerebbero contatti nei giorni prima dell’aggressione.
Moretti nega, ma il processo si avvicina
Daniele Moretti, oggi difeso dall’avvocato Federico Scognamiglio, nega ogni addebito. “Non ho mai ordinato nulla del genere”, avrebbe detto durante l’interrogatorio. Però l’accusa è pesante: secondo il pm, Moretti avrebbe agito per “vendetta personale” dopo il demansionamento subito.
Il giudice per l’udienza preliminare ha respinto la richiesta di rito abbreviato avanzata dalla difesa. Per Moretti si apre quindi la strada del processo ordinario, con l’accusa di tentato omicidio aggravato dalla premeditazione. Per Santagati invece la decisione sulla richiesta di rito abbreviato è fissata a metà dicembre.
Un’atmosfera carica negli uffici
La vicenda ha lasciato un’atmosfera tesa tra i dipendenti del Ministero delle Infrastrutture. “Siamo sconvolti”, confida un collega di Rapisarda, che preferisce restare anonimo. “Mai avremmo pensato che potesse succedere una cosa del genere tra colleghi”. Il processo si preannuncia decisivo per fare chiarezza su una storia che ha scosso non solo i protagonisti, ma tutto l’ambiente della pubblica amministrazione romana.
