Bruxelles, 5 novembre 2025 – Nella notte, dopo oltre ventiquattro ore di trattative serrate, i ministri dell’Ambiente dell’Unione Europea hanno trovato un accordo a maggioranza qualificata per ridurre le emissioni di gas serra del 90% entro il 2040. Un traguardo importante che segna una svolta nella strategia climatica del Vecchio Continente. Il testo, però, introduce anche alcune flessibilità per rendere meno rigida la strada verso la neutralità climatica.
Accordo raggiunto dopo un lungo braccio di ferro
La presidenza danese ha spiegato che il compromesso permette agli Stati membri di contare fino al 5% di crediti internazionali di carbonio esterni all’Ue nel loro bilancio delle emissioni. Inoltre, un altro 5% potrà essere acquistato per sostenere gli sforzi nazionali. Secondo fonti diplomatiche, questa scelta dà un po’ di respiro soprattutto alle economie più vulnerabili o in fase di cambiamento.
L’intesa, però, non è stata unanime. Slovacchia, Ungheria e Polonia hanno votato contro, mentre Belgio e Bulgaria si sono astenuti. La presidenza ha precisato che 21 Paesi, che coprono l’81,9% della popolazione europea, hanno invece dato il via libera. L’Italia, che nelle settimane scorse aveva mostrato qualche dubbio, alla fine ha appoggiato la proposta.
Revisione ogni due anni e ruolo dei crediti di carbonio
Il testo prevede una revisione biennale: ogni due anni la Commissione europea dovrà valutare come sta andando la legge sul clima e proporre eventuali aggiustamenti basati sui dati raccolti. Tra le novità più discusse, c’è il meccanismo dei crediti internazionali di carbonio. In pratica, gli Stati potranno compensare parte delle emissioni comprando crediti legati a progetti verdi realizzati fuori dall’Unione.
Il ministro italiano dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ha definito l’accordo “un buon compromesso”. Ha sottolineato che l’Italia, insieme ad altri Paesi, è riuscita a far valere alcune richieste. “Il rinvio di un anno per l’avvio dell’Ets, il riconoscimento dei biocarburanti e l’aumento al 5% dei crediti internazionali sono risultati importanti e ben bilanciati”, ha spiegato a Bruxelles.
Dietro le quinte, tensioni e posizioni diverse
Le discussioni tra i ministri sono state accese. Alcuni governi dell’Est Europa hanno espresso timori per le conseguenze economiche delle nuove regole e hanno chiesto più tempo e garanzie per adeguarsi. “Non possiamo accettare obiettivi così ambiziosi senza avere gli strumenti giusti”, avrebbe detto un rappresentante polacco. Francia e Germania, invece, hanno spinto per non abbassare l’asticella sulle riduzioni.
L’Italia ha ottenuto qualche concessione, soprattutto sulla flessibilità riguardo ai biocarburanti e sui tempi dell’Ets, il sistema europeo per lo scambio delle quote di emissione. “Le nostre richieste sono state ascoltate”, ha ribadito Pichetto Fratin, che ha anche menzionato il via libera ai crediti domestici fino al 5%.
Cosa succede adesso e le reazioni
Ora l’intesa dovrà essere formalmente approvata dal Consiglio Ue e poi passare al Parlamento europeo per l’ok definitivo. Fonti della Commissione assicurano che la revisione ogni due anni permetterà un controllo costante e la possibilità di correggere il tiro se necessario.
Le associazioni ambientaliste accolgono il risultato con prudenza. Un portavoce di Greenpeace Europa ha commentato: “È un passo avanti, ma restano molte domande sull’efficacia dei crediti internazionali”. Più positive, invece, le reazioni delle principali organizzazioni industriali, che vedono nelle nuove flessibilità un modo per gestire meglio la transizione.
A Bruxelles i lavori continuano. Restano aperti altri dossier importanti: dalla riforma del mercato energetico alle misure per proteggere la biodiversità. Ma il taglio delle emissioni entro il 2040, con tutte le sue clausole e compromessi, rappresenta un punto di svolta per la politica ambientale europea. Un banco di prova per i governi, chiamati a trovare un equilibrio tra ambizione climatica e sostenibilità economica.
