Ue raggiunge un accordo ambizioso: -90% di emissioni di CO2 entro il 2040 con margini di flessibilità

Ue raggiunge un accordo ambizioso: -90% di emissioni di CO2 entro il 2040 con margini di flessibilità

Ue raggiunge un accordo ambizioso: -90% di emissioni di CO2 entro il 2040 con margini di flessibilità

Giada Liguori

Novembre 5, 2025

Bruxelles, 5 novembre 2025 – Dopo più di ventiquattro ore di negoziati serrati, i ministri dell’Ambiente dell’Unione Europea hanno trovato un accordo sul taglio delle emissioni del 90% entro il 2040. L’intesa, raggiunta a maggioranza qualificata al Consiglio Ue, introduce alcune flessibilità per permettere agli Stati membri di seguire un percorso meno rigido verso la neutralità climatica.

Taglio delle emissioni: l’accordo e le sue novità

Il testo approvato stabilisce che l’Unione Europea dovrà tagliare le proprie emissioni di gas serra del 90% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2040. Un obiettivo molto ambizioso, che la presidenza belga definisce “un passo avanti concreto nella lotta al cambiamento climatico”. Tuttavia, non tutti i Paesi sono soddisfatti: Polonia e Ungheria, in particolare, hanno sollevato dubbi sulla fattibilità economica di questi target.

Nel dettaglio, l’accordo consente agli Stati di contabilizzare fino al 5% di crediti internazionali di carbonio extra Ue nel proprio bilancio delle emissioni. Inoltre, un altro 5% potrà essere acquistato per coprire gli sforzi nazionali. Il ministro tedesco Steffi Lemke ha spiegato: “Abbiamo voluto offrire strumenti flessibili per accompagnare la transizione senza penalizzare le economie più fragili”.

Flessibilità e controlli: un equilibrio delicato

La parola d’ordine di questa intesa è stata proprio la flessibilità. Alcuni governi, come quello italiano, hanno spinto per “non irrigidire troppo la tabella di marcia”, ha confidato Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente italiano. “Serve pragmatismo – ha aggiunto – e la possibilità di adattare il percorso alle diverse condizioni economiche e sociali”.

Il testo finale prevede anche una revisione biennale: ogni due anni, la Commissione europea controllerà i risultati e potrà proporre correzioni. Fonti diplomatiche francesi hanno sottolineato che questo meccanismo “permette di aggiustare il tiro in caso di difficoltà o cambiamenti a livello internazionale”.

Reazioni a caldo: tra soddisfazione e perplessità

Le risposte all’accordo non si sono fatte attendere. La commissaria europea per il Clima, Wopke Hoekstra, ha definito il compromesso “necessario per mantenere l’Europa in prima linea nella lotta globale al riscaldamento”. Ma non mancano le critiche: alcune associazioni ambientaliste temono che le deroghe concesse possano diventare “una scappatoia per evitare tagli reali”, ha detto un portavoce di Greenpeace Europa.

Sul fronte delle imprese, Confindustria ha accolto con prudenza la notizia. In una nota, l’associazione degli imprenditori italiani ha sottolineato l’importanza di “investimenti adeguati e tempi certi” per non mettere a rischio la competitività nel passaggio alla transizione verde.

Italia e partner Ue: la sfida è aperta

Per l’Italia questo nuovo obiettivo è una sfida importante. Secondo i dati Ispra, nel 2023 le emissioni nazionali sono state di circa 400 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, in calo rispetto al 1990 ma ancora lontane dal traguardo del 2040. Il governo ha chiesto che vengano riconosciuti gli sforzi già fatti nel campo delle rinnovabili e dell’efficienza energetica.

Anche altri Paesi, come Polonia e Bulgaria, hanno espresso dubbi sulla possibilità di raggiungere il target senza un sostegno economico extra dall’Unione. “Non possiamo permetterci una transizione che lasci indietro le fasce più deboli della popolazione”, ha avvertito il ministro polacco Anna Moskwa durante i lavori notturni.

Prossimi passi: da Bruxelles al Parlamento

Ora l’accordo dovrà tradursi in atti concreti. La Commissione europea presenterà nelle prossime settimane una proposta dettagliata per attuare il nuovo obiettivo climatico. Il Parlamento europeo dovrà esprimersi entro fine anno.

Solo allora si capirà se la strada verso il taglio delle emissioni del 90% entro il 2040 sarà davvero percorribile o se serviranno aggiustamenti. Nel frattempo, Bruxelles resta il centro di un confronto che coinvolge non solo l’ambiente, ma anche il futuro economico e sociale di tutto il continente.