Roma, 5 novembre 2025 – Un punto rosso brillante, chiamato Bird (Big Red Dot), è stato scoperto in una zona remota del cielo grazie al telescopio spaziale James Webb. A guidare la scoperta è stato un team internazionale coordinato dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), con la collaborazione dell’Università di Bologna e dell’Università di Roma Tre. Lo studio sarà pubblicato sulla rivista Astronomy & Astrophysics. Bird non è una stella né un pianeta, ma un raro oggetto celeste la cui luce intensa sembrerebbe generata da un buco nero supermassiccio con una massa stimata in circa 100 milioni di volte quella del Sole.
Un enigma nel “mezzogiorno cosmico”
Bird è stato individuato mentre si osservava una porzione di cielo risalente a un’epoca tra 10 e 11 miliardi di anni fa, un periodo che gli astronomi chiamano “mezzogiorno cosmico”. In quel tempo, l’universo era al culmine della sua attività di formazione stellare. Il punto rosso è saltato fuori quasi per caso, durante l’analisi del campo intorno al quasar J1030+0524. Le immagini e gli spettri sono stati raccolti con lo strumento NIRCam a bordo del James Webb, risultato della collaborazione tra le agenzie spaziali di Europa, Canada e Stati Uniti.
Federica Loiacono, assegnista di ricerca Inaf e prima autrice dello studio, racconta: “Ho analizzato lo spettro dell’oggetto, che ci parla della sua composizione chimica e di alcune caratteristiche fisiche”. Dai dati sono emersi “segnali chiari di idrogeno e elio”, elementi che hanno permesso di calcolare la distanza di Bird e la massa del buco nero al centro.
I little red dot: oggetti ancora avvolti nel mistero
Bird fa parte di una categoria chiamata Lrd (Little Red Dot), sorgenti celesti molto compatte con un colore rosso intenso. Sono stati scoperti solo di recente, grazie alla capacità del James Webb di osservare nell’infrarosso. La loro natura resta ancora poco chiara: si pensa che siano legati a buchi neri supermassicci in crescita, ma il quadro è tutt’altro che completo.
Alcuni studiosi ipotizzano che i little red dot rappresentino le prime fasi evolutive dei “semi” da cui nascono i buchi neri supermassicci. In questo stadio iniziale, sarebbero ancora avvolti da spessi strati di gas che oscurano buona parte della radiazione. Solo osservazioni nell’infrarosso, come quelle del James Webb, riescono a penetrare questi involucri e svelare la loro presenza.
Una scoperta che solleva nuovi interrogativi
La posizione di Bird, relativamente vicina rispetto ad altri little red dot conosciuti, ha sorpreso gli esperti. “Siamo riusciti a stimare la massa del buco nero: circa 100 milioni di volte quella del Sole”, spiega Loiacono. Un valore che fa di Bird uno degli oggetti più massicci della sua categoria.
Il gruppo di ricerca sta ora lavorando per capire meglio cosa siano esattamente questi punti rossi. Le analisi spettroscopiche aiuteranno a stabilire se Bird rappresenta davvero una fase iniziale nell’evoluzione dei buchi neri supermassicci o se invece si tratta di qualcosa di diverso, ancora tutto da scoprire. “Abbiamo stimato la distanza di Bird, trovandolo relativamente vicino rispetto alla maggior parte dei little red dot finora osservati”, aggiunge Loiacono.
Il James Webb apre nuove strade
Il telescopio spaziale James Webb si conferma uno strumento fondamentale per studiare l’universo primordiale. Grazie alla sua capacità di osservare nell’infrarosso, riesce a scovare oggetti nascosti ai telescopi tradizionali. Bird è solo uno dei tanti misteri che il Webb sta aiutando a svelare.
Gli scienziati dell’Inaf e delle università coinvolte sono già al lavoro su nuove osservazioni. L’obiettivo è raccogliere più dati su Bird e su altri little red dot nelle stesse aree del cielo. Solo così si potrà capire se questi punti rossi sono davvero i “semi” dei buchi neri supermassicci o se dietro la loro luce si nasconde qualcos’altro, ancora più sorprendente.
