Allerta maremoti: un sistema nazionale in espansione per la sicurezza costiera

Allerta maremoti: un sistema nazionale in espansione per la sicurezza costiera

Allerta maremoti: un sistema nazionale in espansione per la sicurezza costiera

Matteo Rigamonti

Novembre 6, 2025

Roma, 6 novembre 2025 – Oggi, in occasione della Giornata mondiale sulla consapevolezza degli tsunami, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) ha fatto il punto sulle attività svolte nel 2025 dal Sistema nazionale di allerta maremoti (Siam). Nato dalla collaborazione tra il Dipartimento della Protezione Civile, il Centro allerta tsunami dell’Ingv e l’Ispra, il sistema ha visto un importante potenziamento delle sue infrastrutture e delle strategie di prevenzione. Un lavoro che, secondo gli esperti, mira a garantire una risposta più veloce e precisa in caso di emergenza sulle coste italiane.

Nuove boe e stazioni per tenere d’occhio il mare

Nel corso dell’anno, il Siam ha posizionato nuove boe per il rilevamento degli tsunami in punti chiave del Mediterraneo. Tra le novità, spicca la boa davanti a Stromboli, proprio di fronte alla Sciara del Fuoco. Qui, grazie a sensori aggiornati, si possono rilevare anche gli tsunami causati da frane o eruzioni vulcaniche, oltre a quelli sismici. Altre due boe sono state installate nel Mar Ionio. Sono le prime in Italia capaci di registrare in tempo reale onde anomale in mare aperto, fornendo dati preziosi per l’allerta precoce.

Intanto, l’Ispra ha completato l’installazione di nuove stazioni di monitoraggio lungo le coste italiane. Questi strumenti, aggiornati con sistemi più veloci per acquisire e trasmettere i dati, permettono di condividere le informazioni quasi in tempo reale tra i vari enti coinvolti. “La rapidità nel raccogliere i dati è fondamentale – spiega un tecnico dell’Ispra – perché ogni minuto può cambiare la gestione dell’allerta”.

Tecnologia e formazione, la doppia arma del Siam

Non è solo questione di strumenti. Il Siam ha puntato molto anche sulla formazione e sulla sensibilizzazione della gente. Nel 2025 sono partiti diversi progetti, sia europei che nazionali, dedicati alla prevenzione del rischio tsunami. Ci sono stati incontri pubblici, esercitazioni e campagne informative nelle scuole e nei comuni lungo la costa. “La consapevolezza dei cittadini è la prima difesa”, ha ribadito il direttore del Centro allerta tsunami dell’Ingv in un incontro a Roma.

Sul fronte scientifico, gli esperti hanno lavorato a nuove tecniche per la rilevazione precoce degli tsunami. Oggi, l’analisi del livello del mare, combinata con il monitoraggio sismico e marino, permette di individuare più rapidamente le anomalie. Una collaborazione che, secondo gli addetti ai lavori, segna un netto passo avanti rispetto al passato.

Rilevamenti topobarimetrici e sirene d’allarme

Un altro passo avanti arriva dai rilevamenti topobarimetrici ad alta risoluzione messi in campo dall’Ispra lungo la costa. Questi studi, che uniscono dati sulla morfologia del territorio e del fondale, sono fondamentali per pianificare le aree costiere e gestire meglio il rischio tsunami. “Conoscere bene la forma del fondo e delle spiagge ci aiuta a prevedere meglio l’impatto delle onde”, spiega un ricercatore coinvolto.

Per gli tsunami causati da attività vulcanica, sulle isole di Stromboli e Panarea è partito un progetto pilota con un nuovo sistema di allarme acustico. Promosso dalla Protezione Civile, prevede l’attivazione automatica di sirene quando vengono rilevate onde anomale. “È una misura in più – spiegano i responsabili locali – pensata soprattutto per chi vive o visita le isole durante l’estate”.

Un sistema che cresce tra innovazione e prevenzione

I dati diffusi oggi dall’Ingv confermano che il Sistema nazionale di allerta maremoti è in costante crescita. L’obiettivo resta ridurre al minimo i tempi di reazione in caso di emergenza, unendo tecnologie avanzate a una rete capillare di monitoraggio. “Il rischio tsunami non si può eliminare – ammette un funzionario della Protezione Civile – ma possiamo lavorare ogni giorno per renderlo più gestibile”.

La giornata mondiale dedicata agli tsunami, istituita dalle Nazioni Unite nel 2015 in memoria della grande onda che colpì il Giappone nel 1854, è anche quest’anno un momento per fare il punto su quanto è stato fatto e su quanto resta da fare. In Italia, dove oltre 7mila chilometri di costa sono a rischio maremoto, la sfida della prevenzione passa da qui: dalla collaborazione tra scienziati, istituzioni e cittadini.