Granelli (Confartigianato): la manovra senza visione frena la crescita e fa crollare l’export verso gli Usa del 22%

Granelli (Confartigianato): la manovra senza visione frena la crescita e fa crollare l'export verso gli Usa del 22%

Granelli (Confartigianato): la manovra senza visione frena la crescita e fa crollare l'export verso gli Usa del 22%

Matteo Rigamonti

Novembre 6, 2025

Roma, 6 novembre 2025 – Le micro e piccole imprese italiane si trovano oggi di fronte a una manovra economica che, pur puntando a tenere in ordine i conti pubblici, lascia molti dubbi sul reale aiuto alla crescita e agli investimenti. A dirlo è Marco Granelli, presidente di Confartigianato Imprese, la più grande confederazione dell’artigianato e delle piccole imprese in Italia, che rappresenta circa 700.000 imprenditori sparsi su tutto il territorio nazionale.

Manovra economica: prudenza sì, ma manca una strategia chiara

Intervistato da Adnkronos/Labitalia, Granelli ha descritto la posizione della confederazione come “un giudizio a più facce, con luci e ombre”. Da una parte, si apprezza la scelta del governo di “mantenere la rotta” sulla sostenibilità dei conti pubblici, un fattore fondamentale in un momento internazionale così incerto e instabile. “Essere prudenti con le finanze pubbliche – ha spiegato Granelli – serve a difendersi da possibili nuovi scossoni”. Dall’altra, però, manca una “visione chiara e concreta su come usare le risorse per spingere la crescita e gli investimenti”, soprattutto per le micro e piccole imprese, che sono il cuore pulsante del sistema produttivo italiano.

Fisco e incentivi: qualche passo avanti, ma anche molti dubbi

Tra gli aspetti positivi della manovra, Granelli mette in evidenza la riforma dell’Irpef, gli incentivi per le assunzioni e le misure per ridurre le tasse sul lavoro. Ma non mancano le critiche: “Siamo preoccupati per l’imposta al 5% sugli aumenti salariali legati ai rinnovi contrattuali del 2025 e 2026”, ha spiegato il presidente. Una norma che potrebbe creare disuguaglianze e che, secondo lui, ha un impatto troppo limitato.

Sul fronte degli investimenti, la manovra prova a riorganizzare le agevolazioni, ma non risolve il problema dell’accesso al credito per le micro e piccole imprese. Il ritorno al super-ammortamento, che sostituisce il credito d’imposta, taglia fuori circa il 40% delle imprese artigiane che prima beneficiavano di queste misure. “Si aggiunge burocrazia e si allungano i tempi per godere dei vantaggi”, ha sottolineato Granelli. Bene invece il rifinanziamento della Zes Unica e della Nuova Sabatini, anche se la decisione di escludere gli investimenti sotto i 200mila euro è stata definita “incomprensibile”.

Pressione fiscale, energia e burocrazia: le sfide che non si risolvono

I dati raccolti da Confartigianato mostrano una buona capacità di resistenza da parte delle imprese artigiane. Tra il 2021 e il 2024 il Pil italiano è cresciuto in media del 2,1%, mezzo punto in più rispetto alla media europea. Le micro e piccole imprese hanno contribuito con 64 miliardi di euro di export diretto nei settori chiave del made in Italy: alimentare, moda, legno-arredo, metalli, gioielleria e occhialeria. L’occupazione è aumentata di 329mila unità nell’ultimo anno (+2,2% tra le micro e piccole imprese), con un balzo dell’8,9% dell’occupazione giovanile dal 2021 al 2025.

Nonostante questi segnali incoraggianti, restano problemi di fondo: una pressione fiscale al 42,9%, un cuneo fiscale sul lavoro al 47,1%, costi energetici più alti del 22,5% rispetto alla media europea e una burocrazia che blocca il 74% degli imprenditori. Il caro energia ha fatto lievitare i costi di oltre 1,6 miliardi di euro rispetto ai concorrenti europei. Preoccupa anche il ricambio generazionale: quasi un terzo delle imprese artigiane è guidato da imprenditori over 50.

Dazi Usa e mercati emergenti: l’export in bilico

Un’altra questione critica riguarda i dazi Usa sull’export italiano. Secondo le stime di Confartigianato, si rischia una perdita media dello 0,4% del Pil nel biennio 2026-2027 e un crollo del 22% delle esportazioni verso gli Stati Uniti negli ultimi mesi. Nel frattempo, l’import dalla Cina cresce a ritmo sostenuto: +24,5% nei primi otto mesi del 2025, con picchi del +43,7% nel settore auto. L’Italia si trova così nel mezzo della crisi europea dell’automotive: la produzione è scesa del 15,2%, contro una media Ue del -2,7%.

Le imprese artigiane stanno cercando nuovi mercati. “Vediamo un aumento delle esportazioni verso i 26 Paesi più dinamici – ha detto Granelli – per un valore di 19,7 miliardi di euro”. Si rafforzano i legami con l’Asia orientale, il Medio Oriente, l’America Latina e alcune nazioni dell’Africa subsahariana.

Le richieste delle imprese: meno tasse, meno burocrazia e credito più facile

Granelli chiude chiedendo al governo politiche più precise per alleggerire le tasse, abbassare i costi dell’energia e semplificare la burocrazia. “Le nostre imprese artigiane sono il motore dell’Italia reale”, ha ribadito. La richiesta è chiara: misure semplici, chiare e stabili nel tempo per garantire sviluppo, lavoro e coesione nei territori. Solo così – ha concluso il presidente di Confartigianato – si potrà davvero aiutare la crescita delle micro e piccole imprese italiane.