New York, 6 novembre 2025 – I prezzi del petrolio hanno chiuso in calo ieri sera a New York, con il barile che ha perso l’1,59%, fermandosi a 59,60 dollari. Dietro questo ribasso, secondo gli operatori, ci sono le incertezze sulla domanda globale e le tensioni geopolitiche degli ultimi giorni. La seduta si è chiusa poco dopo le 22 ora italiana, con volumi di scambio leggermente sopra la media settimanale.
Petrolio in discesa, mercato in attesa
Il calo del greggio arriva in un momento di grande nervosismo tra gli investitori. Negli ultimi giorni, diversi analisti avevano segnalato pressioni sui prezzi, dovute sia al rallentamento della domanda mondiale sia alle notizie dal Medio Oriente. “Il mercato sta vivendo una fase di incertezza – ha detto ieri sera Mark Johnson, trader della BNY Energy – e la volatilità resta alta”. A pesare, riferiscono fonti di settore, sono anche le ultime previsioni al ribasso dell’Agenzia Internazionale dell’Energia sui consumi per il trimestre prossimo.
Domanda in frenata e tensioni geopolitiche
Secondo i dati della US Energy Information Administration, la domanda di petrolio negli Stati Uniti ha rallentato nelle ultime settimane. Lo stesso si vede nei mercati asiatici ed europei, dove la crescita economica è più debole rispetto alle attese di inizio anno. “Le scorte sono salite più del previsto – ha ammesso un funzionario del Dipartimento dell’Energia – e questo ha pesato sulle aspettative degli operatori”. Sullo sfondo restano le tensioni tra alcuni Paesi produttori e l’attesa per la riunione dell’OPEC+ a Vienna, in programma tra due settimane.
Reazioni sul mercato e strategie in bilico
Chiudere sotto i 60 dollari al barile non accadeva da oltre tre mesi. Una soglia psicologica che, secondo molti, potrebbe condizionare le mosse dei grandi fondi internazionali. “C’è prudenza – ha raccontato un gestore londinese – perché il quadro è fragile e le incognite tante”. In Borsa, i titoli delle principali compagnie petrolifere hanno perso terreno: ExxonMobil ha lasciato sul campo lo 0,8%, Chevron ha chiuso a -1,1%. A Piazza Affari, Eni ha ceduto lo 0,7% a fine giornata.
Effetti sul consumatore e sull’industria
Il calo del petrolio potrebbe tradursi in un alleggerimento dei prezzi alla pompa nelle prossime settimane. Secondo le prime stime delle associazioni dei consumatori italiane, se la tendenza continua, benzina e gasolio potrebbero costare un po’ meno già entro metà novembre. “Seguiamo la situazione con attenzione – ha detto Massimiliano Dona dell’Unione Nazionale Consumatori – ma è ancora presto per parlare di un impatto significativo per le famiglie”. Nel settore industriale, invece, alcune aziende energivore hanno accolto con favore la notizia: “Ogni calo dei costi delle materie prime è un sollievo”, ha spiegato il direttore finanziario di una grande azienda chimica lombarda.
Tutti gli occhi sulla riunione OPEC+
Gli operatori guardano con attenzione alle prossime decisioni dei Paesi produttori. L’OPEC+ dovrà scegliere se mantenere o modificare i tagli alla produzione già annunciati. Secondo fonti Reuters, alcuni membri spingono per una linea prudente, altri invece vorrebbero aumentare l’offerta. “Sarà un vertice delicato – ha detto un diplomatico arabo – perché il mercato reagisce subito a ogni annuncio”. Intanto, il Brent, punto di riferimento in Europa, ha chiuso a 61,10 dollari al barile, anch’esso in calo.
Mercati in bilico, attesa per i prossimi dati
In attesa delle mosse dell’OPEC+ e dei nuovi dati economici da Stati Uniti e Cina, gli analisti invitano alla cautela. “Il quadro resta incerto”, riassume un report di Goldman Sachs. Gli investitori tengono d’occhio anche il dollaro e le tensioni geopolitiche in Medio Oriente. Solo con queste informazioni si potrà capire se il calo è solo una fase passeggera o l’inizio di un trend più lungo.
